Lo spreco di cibo e l’abuso di farmaci sono problemi igienici, ambientali, etici e di sostenibilità. È un problema igienico perché il cibo non mangiato, ove non è possibile il riciclaggio o la conservazione, si decompone, andando a male, cosa che apre le porte alla proliferazione dei batteri e degli animali parassiti. È un problema ambientale perché la produzione di cibo e di farmaci richiede investimenti di uomini e mezzi, carburanti, suolo fertile e materiali di conservazione che vanno sprecati se il cibo o i farmaci vanno a male. È un problema etico, poiché milioni di persone vivono in luoghi dove il cibo e le medicine scarseggiano, mentre pochi sviluppano pure malattie per eccesso di cibo o di antibiotici. È un problema di sostenibilità, perché le risorse impegnate, non si possono ricostituire con facilità in breve tempo. Perciò, negli ultimi anni i Paesi europei si sono adoperati per approvare leggi che limitassero gli sprechi o che, in particolare, offrissero ai produttori delle alternative per il riutilizzo del cibo. A livello europeo, la cessione di alimenti a qualsiasi titolo è disciplinata dai Regolamenti CE sulla sicurezza alimentare (Reg. CE 178/00, Reg. CE852/04 e Reg.853/04). Questi regolamenti contengono le norme generali e specifiche che riguardano le strutture, le attrezzature e la gestione delle fasi di produzione, di trasformazione e di distribuzione dei prodotti alimentari. D’altra parte, il Parlamento Europeo ha approvato la Risoluzione del 19 gennaio 2012 su come evitare lo spreco di alimenti, introducendo strategie per migliorare l’efficienza della catena alimentare nell’UE. In realtà, il Parlamento ha anche richiesto un’azione collettiva immediata per dimezzare, entro il 2025, lo spreco alimentare, prevenendo al contempo la produzione di rifiuti alimentari.
È ancora assente, però, una normativa specifica sulla cessione del cibo a titolo gratuito e sulle politiche di riduzione dello spreco. In Italia, la legge 155/2003 (cd. Legge del Buon Samaritano) ha equiparato le organizzazioni non lucrative di utilità sociale (Ong) che effettuano, a fini di beneficenza, distribuzione gratuita di prodotti alimentari agli indigenti al consumatore finale. Rientrano, in questo contesto legislativo, le Organizzazioni non lucrative di utilità sociale (Onlus) che prevedono espressamente nei loro statuti o atti costitutivi la “beneficenza”, così come stabilito dall’art.10 del D.Lgs n. 460/1997.
L’equiparazione al consumatore finale non comprende le fasi della filiera alimentare di produzione e/o trasformazione ed è limitata a quelle di conservazione, trasporto, deposito e utilizzo degli alimenti. Così, i soggetti donatori sono stati sollevati dal c.d. principio della “responsabilità di percorso”, in base al quale era necessario fornire garanzie per il cibo donato (sul corretto stato di conservazione, il trasporto, il deposito e l’utilizzo degli alimenti), anche dopo la consegna alle organizzazioni.
In seguito, la legge di stabilità 2014 (art.1, commi 236-237, legge n. 147/2013) ha operato una distinzione all’interno dei donatori.
La distinzione avviene fra l’operatore del settore alimentare (Osa), inclusi quelli della ristorazione ospedaliera, assistenziale e scolastica, e le Onlus che effettuano, ai fini di beneficenza, distribuzione gratuita agli indigenti di prodotti alimentari ceduti dagli Osa. In questo caso, sia le Onlus che forniscono alimenti agli indigenti sia gli Osa che donano gli alimenti alle Onlus devono garantire un corretto stato di conservazione, trasporto, deposito e utilizzo.
La corretta conservazione dei cibi, del resto, è, secondo quanto previsto dalla stabilità 2014, garantita da specifici manuali, validati dal Ministero della salute e predisposti secondo il Regolamento CE 882/2004. Di recente, è iniziato in Aula alla Camera l’esame del testo unificato recante “Norme per la limitazione degli sprechi, l’uso consapevole delle risorse e la sostenibilità ambientale”, già approvato, in sede referente, presso la commissione Affari Sociali. La finalità del provvedimento mira a ridurre gli sprechi per ciascuna delle fasi di produzione, di trasformazione, di distribuzione e di somministrazione di prodotti alimentari, farmaceutici o di altri prodotti. Ciò è previsto che avvenga attraverso la realizzazione di alcuni obiettivi prioritari come favorire il recupero e la donazione delle eccedenze alimentari a fini di solidarietà sociale, destinandole in via prioritaria all’utilizzo umano. All’interno, si definiscono alcune misure per semplificare la cessione gratuita degli alimenti ai fini di solidarietà sociale e per limitarne gli sprechi. Inoltre, sono previste le modalità di cessione delle eccedenze alimentari ai soggetti cessionari da parte degli operatori del settore alimentare che deve essere gratuita e destinata a favore di persone indigenti.
È previsto anche che le eccedenze alimentari non idonee al consumo umano possono essere cedute per il sostegno vitale di animali e per altre destinazioni, come il compostaggio. S’impongono le disposizioni sulle modalità di cessione delle eccedenze alimentari, mentre l’articolo 5 dispone i requisiti e la conservazione delle eccedenze alimentari in cessione gratuita.
D’altronde, sono previste specifiche norme per consentire il riutilizzo dei prodotti alimentari idonei al consumo umano o animale oggetto di confisca. Se la legge sarà approvata, le Onlus diverranno soggetti centrali nella lotta allo spreco alimentare e farmaceutico.
Francesco Sanfilippo