All’interno dell’A.F.I.Pre.S. Marco Saura opera il Centro Studi sulla Prevenzione del Suicidio che si occupa di monitorare l’andamento del fenomeno e promuovere campagne di sensibilizzazione volte all’approfondimento della tematica del suicidio e delle problematiche connesse. Si rileva un aumento di morti per suicidio in ambito: adolescenziale e giovanile, imprenditoriale e carcerario. Il Suicidio giovanile è in Europa la seconda causa principale di morte tra gli adolescenti e la prima tra i giovani tra i 25 e i 34 anni: di essi alcuni soffrono di gravi disturbi psichiatrici, altri di dipendenza (alcool/droghe/web), altri di gravi malattie, ma la stragrande maggioranza soffre di grave malessere esistenziale, di disagio sociale. È nell’ambito della prevenzione del disagio che bisogna agire, cogliendone i segnali: comprendere il contesto in cui si manifesta l’idea suicida investigando la personalità dell’adolescente e il suo mondo interiore, aiutare l’adolescente nel difficile compito di costruire la propria identità, lavorare sulla cultura valoriale che dia contributo a superare il senso di precarietà etica e si arricchisca di certezze, eliminare le cause che portano al bullismo prima causa di suicidio tra i banchi di scuola, rapportarsi con la famiglia che resta il fattore maggiormente incisivo all’interno della condotta suicidaria. È importante che il disagio venga prontamente riconosciuto come tale. L’adulto (e in particolare la famiglia) farebbe bene a considerare comportamenti ostili e aggressività manifesta, cambiamenti della personalità e dell’umore, condotte a rischio. Il prima passo è l’ascolto. L’A.F.I.Pre.S. all’interno del contesto scolastico si adopera a cogliere i sintomi per ridurre i fattori di rischio nelle condotte etero_ed auto aggressive supportando docenti e familiari con il Centro di Ascolto (Numero Verde 800011110), con la conduzione di laboratori socio-affettivi ed empowerment. Causa di impennata di suicidi è anche la Crisi economica: 89 casi nel 2012; 149 nel 2013. Circa un suicidio su due riguarda un imprenditore (68 nel 2013; 49 nel 2012). Disoccupati (58 nel 2013; 28 nel 2012). Ad allarmare è anche il dato relativo ai tentativi di suicidio: 86 nel 2013; 48 del 2012, tra loro una cinquantina di disoccupati ai quali la crisi ha portato via il lavoro con la speranza di ricostruire altrove il proprio percorso professionale.
Morire di carcere: Dossier 2000-2014 Centro Studi di Ristretti Orizzonti. Nella “perdita di ogni speranza” e nell’incertezza di futuro dopo la pena c’è la spiegazione del suicidio: sostegno psicologico e inclusione sociale sono strumenti necessari per la prevenzione del suicidio in carcere.
Dott. Dario Bellomo