Bobba, la riforma del terzo settore le farà crescere.
Secondo il sottosegretario, nei decreti attuativi verranno inseriti alcuni provvedimenti che mirano a far aumentare il fiume di denaro che ogni anno gli italiani donano al terzo settore. Oltre 7 miliardi di donazioni private, di cui solo una minima parte beneficia dei vantaggi fiscali.
Sostenere e quindi accrescre la capacità donativa degli italiani, a tutto vantaggi del terzo settore e quindi dell’economia italiana. È questo uno degli obiettivi principali della riforma del terzo settore, di cui si stanno scrivendo i decreti attuativi, che conterranno infatti alcune misure in questo senso. È quanto ha spiegato oggi Luigi Bobba nel corso del convegno dedicato al Giorno del Dono 2016 in corso a Milano nella sede dell’Istituto Italiano della Donazione. A introdurre il convegno è stato il presidente IID Edoardo Patriarca, deputato Pd, che ha sottolineato come in Parlamento esiste un movimento silenzioso ma importante che sta lavorando a leggi che riguardano il terzo settore: dalla norma antispreco sulle eccedenze alimentari, a quella sul commercio equosolidale, per arrivare al “dopo di noi” attualmente in discussione. Ma è la valorizzazione del dono e quindi delle donazioni al non profit a costituire la sfida più importante, che l’Istituto ha affrontato facendo approvare la norma che istituisce il Giorno del Dono (quest’anno il 4 ottobre si celebrerà la seconda edizione), favorendone l’ingresso nelle scuole con un accordo siglato con il ministero dell’Istruzione, e la diffusione sul territorio grazie a un altro protocollo firmato con l’Anci.
Ma è nella legge di riforma del terzo settore che si ripongono le maggiori speranze per aumentare le donazioni degli italiani, attraverso alcuni provvedimenti che il sottosegretario Luigi Bobba ha dettagliato e messo in fila. Dopo aver esordito citando l’inchiesta di Vita che l’anno scorso aveva provato a conteggiare il totale delle donazioni in Italia (poco sopra i 7 miliardi quelle private, circa 12 quelle totali), Bobba ha osservato che gli italiani si affidano ancora quasi esclusivamente alle dazioni dirette e in contanti, senza usufruire dei benefici fiscali che sono stati accresciuti dall’ultima legge di stabilità, ma che esistevano già prima: ammonta a meno di un miliardo, infatti, la somma relativa alle erogazioni al non profit che risultava al fisco in quanto portata in detrazione e deduzione dagli italiani nel 2013 (ultimo dato disponibile). Una «distanza siderale», come l’ha definita lo stesso Bobba, che la riforma cercherà di colmare con diverse misure.
Alcuni provvedimenti della delega puntano a far crescere le donazioni, attraverso nuove regole sul 5 per mille, semplificazione normativa, maggiore trasparenza e il coinvolgimento delle fondazioni Luigi Bobba
La prima è il riordino del 5 per mille. La misura fiscale, pur non essendo direttamente un’erogazione, è comunque lo strumento con cui vengono devoluti al terzo settore cica 500 milioni l’anno. Due deleghe ben precise e circostanziate lo potenzieranno, “ripulendo” la platea dei beneficiari e quindi destinando le risorse a meno soggetti, ma più meritevoli. Nel dettaglio, le deleghe mirano da un lato a differenziare, restringere o riqualificare l’ambito dei soggetti beneficiari, che dovranno rispettare gli standard definiti dalla nuova legge e dimostrare anche quale impatto sociale producono; inoltre la rendicontazione puntuale dei fondi diventerà obbligatoria e vincolante. Sempre nell’ambito della trasparenza, un altro provvedimento contenuto nei decreti renderà obbligatoria, e non più volontaria, la pubblicazione anche su siti istituzionali, la pubblicazione dei bilanci. «Questo distinguerà il grano dal loglio», ha detto il sottosegretario, «e contrasterà gli elementi degenerativi del settore». Accanto alla trasparenza no può mancare la semplificazione, e la legge dovrà prevederla istituendo regimi contabili differenziati a seconda delle dimensioni delle organizzazioni. Visto che – ha ricordato Bobba – sei associazioni su dieci hanno bilanci inferiori a 30mila euro, è corretto pensare a regole diverse e più semplici per queste organizzazioni, che potrebbero essere accompagnate nell’attività di trasparenza dalle reti di secondo livello o dai Centri di servizio da figure dedicate (i cosiddetti “revisori sociali”). Infine, sono in arrivo nuove regole per riorganizzare il sistema di raccolta fondi per i non profit e di capitali di rischio per le imprese sociali, anche attraverso crowdfunding, per favorire chi struttura in modo trasparente queste attività di raccolta.
Grande importanza, ha aggiunto Bobba, avranno le fondazioni e la loro attività di erogazione: è già stato varato un programma di finanziamento per la lotta alla povertà educativa minorile (per cui sono a disposizione circa 450 milioni di euro, come ha dichiarato Dario Bolis di Fondazione Cariplo), ed è in cantiere il progetto di sostenere non economicamente, ma attraverso la destinazione di giovani in servizio civile, le attività finanziate dalle stesse fondazioni. «È un’idea che ho lanciato al presidente dell’Acri Guzzetti», ha spiegato Bobba, «per far diventare il servizio civile sempre più universale, come prevede la delega».