Il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, critica duramente la legge sulle Unioni civili durante l’assemblea dei Vescovi italiani tenutasi, di recente, a Roma. Inoltre, il cardinale estende le critiche alla classe politica che accusa di disattenzione verso la crescita della povertà, verso il boom del gioco d’azzardo e verso il blando contrasto della ludopatia. Il cardinale ha espresso anche forte preoccupazione per la natalità, “anche se qui si vedono segnali positivi d’intervento”. Tuttavia, il duro atto d’accusa suona ingeneroso verso le forze politiche che hanno sostenuto la lotta alla legge Cirinnà, le quali hanno mostrato disappunto per le critiche. Resta il fatto che con questa nuova legge, buona parte degli obiettivi posti dai promotori sono stati raggiunti, senza tenere conto degli sviluppi o degenerazioni future.
La polemica della Chiesa Cattolica contro la nuova legge sulle Unioni civili emerge duramente con le parole critiche del cardinal Angelo Bagnasco che è intervenuto sull’argomento durante i lavori dell’assemblea dei Vescovi italiani tenutasi a Roma. Il cardinale ha dichiarato a questo proposito: “La recente approvazione della legge sulle Unioni civili sancisce di fatto una equiparazione al matrimonio e alla famiglia, anche se si afferma che sono cose diverse. In realtà, le differenze sono solo dei piccoli espedienti nominalisti, o degli artifici giuridici facilmente aggirabili, in attesa del colpo finale. È, infatti, compresa anche la pratica dell’utero in affitto, che sfrutta il corpo femminile profittando di condizioni di povertà”.
Le critiche del prestigioso e contestato cardinale non si sono limitate a questo, ma si sono estese alle istituzioni e alla politica anche per altri temi economici e sociali, come la mancanza di lavoro e l’uso spregiudicato del gioco d’azzardo. “Vorremmo vedere il popolo al quale apparteniamo più sereno occupato nel lavoro, proiettato con fiducia verso il futuro, incoraggiato dalle prospettive dei giovani, lieto nell’intreccio di generazioni che si guardano con simpatia, fiducia, solidarietà. Ma gli indicatori che si leggono, purtroppo non sembrano andare in questa direzione”. Il Cardinale ha anche sottolineato la gravità delle pessime condizioni economiche che il Paese vive, sostenendo: “Dall’inizio della crisi l’occupazione è caduta del 4,8%, una delle contrazioni più rilevanti in Europa. I dati ricorrenti dicono che la fascia tra i 15 e i 24 anni in cerca di lavoro è prossima al 40% contro il 22% della media europea, per cui, in termini percentuali, siamo i peggiori, subito prima della Bulgaria”.
Il Cardinale ha anche aggiunto: “Forte preoccupazione la esprimiamo anche per gli adulti che, una volta perso il lavoro si trovano nella difficoltà a rientrarvi con grave danno per le proprie famiglie oltre che per la propria dignità. Il peso della vita quotidiana, alla ricerca dei beni essenziali, diventa sempre più insostenibile, compreso il bene primario della casa.
La povertà assoluta investe 1,5 milioni di famiglie, per un totale di 4 milioni di persone, il 6,8 della popolazione italiana! Mentre la platea dei poveri si allarga, inglobando il ceto medio di ieri, la porzione della ricchezza cresce e si concentra sempre più nelle mani di pochi, purtroppo, a volte anche attraverso la via della corruzione personale o di gruppo”.
Il Cardinale ha poi mirato il suo intervento, riportando dati sull’affluenza nelle mense gestite dalle chiese: “Le nostre parrocchie vedono le file di coloro che cercano un pasto alle nostre mense. Sono stati ben 12 i milioni di pasti distribuiti nel 2015. I responsabili della cosa pubblica, i diversi attori del mondo del lavoro, che cosa stanno facendo affinché tali interventi non siano episodici ma strutturali?”. Un altro punto importante dell’intervento ha riguardato la decrescita demografica che negli ultimi due anni ha segnato il minimo storico a tal punto che anche i figli degli immigrati non compensano le perdite. Tuttavia, seppur tardivamente, sembra esserci maggiore attenzione da parte delle forze politiche come mostrerebbero i segnali di sostegno emersi. “Un altro fronte che ci interroga è quello della natalità. Finalmente dopo anni che lo richiamiamo, oggi perlomeno si parla di inverno demografico. L’immagine – seppur efficace – non suscita però ancora la necessaria coscienza della gravità.
Ad oggi, si vedono segnali positivi di sostegno e promozione della famiglia che, oltre ad essere il grembo naturale della vita, è palestra di umanesimo, di virtù civili, di socialità e di educazione nell’intreccio di generazioni e di generi, primo ammortizzatore sociale. Tali segnali hanno, però, bisogno di essere incentivati e, soprattutto, di diventare strutturali”.
Infine, il Cardinale ha espresso preoccupazione per un altro fenomeno patologico che si sta diffondendo sempre più favorito dallo Stato con il gioco d’azzardo, la ludopatia. “La recente legge intima che il numero delle slot machine si riduca del 30% in quattro anni. In realtà, è cresciuto del 10,6% in quattro mesi, salendo a 418.210.
Negli ultimi sei anni, mentre fra la popolazione è salita la soglia della povertà, l’affare-azzardo ha raggiunto il 350%, fino a 84 miliardi. A fronte di così cospicui interessi a diversi livelli, chi sarà in grado di resistere alle pressioni delle lobby e intervenire in modo radicale?”. Non è una domanda da poco, visto che riguarda il nostro benessere contrapposto all’interesse di non pochi speculatori legali. Il presidente della Cei ha concluso, ricordando come “la ricaduta sociale della ludopatia è devastante per i singoli, che perdono il lavoro, rompono i rapporti familiari, diventano facile preda di altre dipendenze fino al suicidio, come ha affermato il Ministro della salute.
È su questi problemi che la gente vuole vedere il Parlamento impegnato senza distrazioni di energie e di tempo, perché questi sono i problemi veri del Paese, cioè del popolo”.
Francesco Sanfilippo