Per limitare corruzione e abusi della professione medica, l’Ordine dei medici di Palermo è tornato sul tema della professione a tutela della legalità, che impegna in un lavoro condiviso ordini, magistratura e politica. Questa volta al centro del dibattito la corruzione del sistema sanitario, che l’Ispe (Istituto per la promozione dell’etica in Santà) ha stimato in un “Libro bianco” in 23 miliardi di euro, e la legge Balduzzi con le sue ricadute sul legame tra responsabilità, linee guida e appropriatezza. Nei fatti, la normativa “intervenendo più sulla malattia che non sulla persona malata non riconosce l’unicità del singolo”, ha detto il presidente dei medici siciliani Toti Amato durante i lavori del convegno “La Professione Medica a Tutela della Legalità”, che si è svolto sabato scorso a Villa Mignisi, sede dell’Ordine. “L’attuale disegno di legge è di certo – secondo Amato – un passo avanti verso una legislazione che riconosca il valore della professione come atto di responsabilità del medico, ma ci sono degli aspetti che devono essere ancora trattati e di cui chiediamo la modifica di concerto con il ministero della Salute”. “Il decreto Lorenzin sull’’appropriatezza’ di cui chiediamo il ritiro, ad esempio – ha spiegato il presidente – elenca in una tabella 208 prestazioni specialistiche erogabili a carico del Servizio sanitario nazionale (Ssn) che standardizzano l’assistenza, sanzionando i medici inadempienti. L’appropriatezza clinica a misura di paziente mal si concilia con un’appropriatezza di ordine puramente contabile, che si risolve in un taglio lineare. Senza contare le criticità delle ‘linee guida’ sulla punibilità del medico solo per ‘colpa non lieve’. I medici possono quindi essere ritenuti penalmente responsabili solo se hanno agito con dolo o colpa grave, lasciando al giudice il compito di distinguere i singoli casi. Cosa non facile, non esistendo in diritto positivo criteri generali validi per ogni circostanza”. Nelle “linee guida” non sono determinate le direttive cliniche a discolpa del professionista, che deve dimostrare in fase processuale di essersi attenuto alle ‘buone pratiche’ accreditate dalle comunità scientifiche. “Un esempio su tutti, gli effetti pratici delle rivalse delle compagnie di assicurazioni. Quante volte – ha detto Amato – si vedono stazionare legali o presunti legali fuori dagli ospedali che promettono rivalse, quando invece cercano solo clienti. Se uno degli obiettivi è anche limitare la medicina difensiva, tutto questo non va bene”. Nel corso dei lavori, in ricordo di Paolo Giaccone (il direttore dell’istituto di Medicina legale dell’Università di Palermo trucidato dalla mafia l’11 agosto del 1982), è stata assegnata una borsa di studio ad Ersilia Messina, una giovane laureata in Scienze politiche all’università di Catania per aver trattato nella sua tesi il tema dell’etica nelle professioni. Oltre al presidente dell’Ordine dei medici di Palermo, tra gli altri, sono intervenuti al dibattito: Francesco Greco, presidente dell’Ordine degli avvocati di Palermo; Salvatore Di Vitale, presidente del Tribunale di Palermo; Francesco Ribaudo (in sostituzione del ministro alla Giustizia, Andrea Orlando), componente della commissione parlamentare Finanza, Francesco Freni Terranova e il governatore del Distretto Lions 108 Yb. L’incontro è stato patrocinato dall’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri di Palermo (Omceo), dall’Ordine degli avvocati e dal Lions Club Palermo Host.
Redazione