Il diabete di tipo 1 è una malattia difficile da gestire e che richiede impegno costante nella sua amministrazione quotidiana, soprattutto se si analizza la sfera emotiva e psicologica: non è così raro che il rifiuto della malattia e del proprio corpo si intersechino tra loro dando il via a un disturbo del comportamento alimentare che prende il nome di Diabulimia. La diabulimia rientra nella famiglia dei disturbi dell’alimentazione, ma, di fatto, si conosce ancora poco. Il termine deriva dall’unione delle parole diabete e bulimia; fu diagnosticato per la prima volta nel 2009 da un gruppo di medici britannici e si è ormai diffuso anche in Italia. Lo scopo di chi ne è affetto è di gestire le dosi di insulina, in alcuni casi eliminandole o utilizzando dosi blande, per arrivare alla conseguente perdita di massa corporea. I primi segnali di scompenso arrivano con lo stato di chetoacidosi, si può arrivare poi alle conosciute complicanze del diabete mal compensato, (ad esempio retinopatia, cardiopatia, neuropatia), fino ai casi limite che possono portare alla morte improvvisa. Mentre il diabete è spesso invisibile agli occhi degli altri, la diabulimia spesso diventa evidente ai medici e ai familiari, (dimagrimento eccessivo, fiale dell’insulina sempre piene, complicanze rilevate nelle visite specialistiche), ma non a chi ne soffre: come gli altri disturbi del comportamento alimentare viene ignorata e l’eccessivo calo di peso non verrà visto in modo negativo ma come una conquista. Dentro la mente del diabulimico s’instaurano certezze come: “ Se sto dimagrendo allora sto agendo nel modo giusto”, “se non faccio l’insulina mangio e non ingrasso”, o al contrario “Se non voglio fare l’insulina basta che non mangio”. In certi casi, poi, l’apprensione dei familiari e i rimproveri dei medici possono far peggiorare la situazione in quanto la persona che soffre di questo problema si sentirà giudicata e incompresa. Spesso il diabete viene dimenticato, messo da parte e ignorato: tutto si concentra sull’obiettivo della perdita di peso e il diabete diventa così strumento a favore, non più una patologia da controllare e con la quale convivere. Nel caso in cui si verifichi la diabulimia o vi siano i primi segnali sarà necessario un tempestivo intervento da parte del diabetologo che dovrà lavorare in collaborazione con uno psicologo che si occuperà della parte dell’accettazione; con la collaborazione del nutrizionista si parlerà dei modi sani in cui si può mantenere una giusta forma fisica attraverso lo sport e una corretta alimentazione. È fondamentale chiarire che l’insulina, pur non essendo una cura definitiva, è l’unica medicina che si ha per stare bene. Informare e parlare di diabulimia è fondamentale, è necessario conoscere per prevenire; è inoltre necessario chiarire al diabetico che la sua alimentazione non deve necessariamente essere fatta solo di privazioni ma di buone abitudini che dovrebbero essere seguite da tutti.
Francesca Loddo
Pedagogista