Un adeguato trattamento alimentare può contribuire a prevenire e contrastare meglio la sclerosi multipla.
Una fattispecie confermata da studi scientifici passati e presenti, alla quale l’Azienda Villa Sofia-Cervello crede fortemente, tanto da istituire uno specifico ambulatorio, operativo da pochi giorni presso il Centro di Neuroimmunologia di Villa Sofia, diretto da Salvatore Cottone. “Studi recenti – sottolinea il dr. Salvatore Cottone – hanno focalizzato l’attenzione sul possibile ruolo di fattori alimentari nella genesi di questa importante patologia degenerativa e demielinizzante del sistema nervoso centrale e proprio recentemente sono stati pubblicati una serie di lavori scientifici su possibili approcci nutrizionali volti al miglioramento di alcuni sintomi della malattia e con un effetto favorevole sul decorso. Il trattamento nutrizionale dei fattori predisponenti alla genesi della sindrome metabolica si rivela particolarmente utile nella prevenzione degli effetti pro-infiammatori normalmente ad essa associati. Questo approccio può essere utile inoltre nel trattamento di alcuni degli effetti iatrogeni associati alla somministrazione delle terapie necessarie al trattamento della sclerosi multipla, migliorando quindi sia l’aderenza alla terapia che il decorso e la qualità di vita del paziente”.
Le prime evidenze scientifiche sul tema risalgono agli anni ’50 quando per la prima volta un neurologo dell’Oregon (USA), Roy Swank, dimostrò come una dieta povera di grassi animali somministrata a pazienti affetti da sclerosi multipla poteva avere un effetto in termini di miglioramento di disabilità e progressione della malattia, soprattutto nei casi trattati precocemente.
Questi risultati sono stati successivamente confermati da altri studi sulle abitudini alimentari dei pazienti con sclerosi multipla, suggerendo il possibile ruolo concomitante di alcune tipologie di malnutrizione legate ad un ridotto apporto di importanti nutrienti.
Recentemente, infatti, una ricerca condotta alla John Hopkins University di Baltimora dalla dottoressa Sandra D. Cassard, su un campione di donne affette da sclerosi multipla ha mostrato una carenza di folato, vitamina E, magnesio, carotenoidi e flavonoidi, ossia di molecole con capacità antiossidanti e antinfiammatorie particolarmente importanti nella prevenzione e trattamento delle patologie cronico-degenerative.
Questi dati sono stati confrontati con un campione di donne sane, ed è stata rilevata una correlazione tra fatica cronica e deficit delle funzioni cognitive dei pazienti.
Un’altra ricerca condotta ad Harvard e coordinata dal dottor Alberto Ascherio, ha mostrato inoltre un possibile ruolo etiopatogenetico della vitamina D, i cui livelli ematici possono correlare sia con il tipo di decorso di malattia che con la progressione della disabilità.
Tale ipotesi necessita di ulteriori conferme e indica sempre di più il ruolo giocato da alcuni micronutrienti.
Altri studi hanno inoltre evidenziato la particolare associazione tra questa patologia e fattori tipicamente presenti in alcuni disturbi metabolici quali ad esempio la predisposizione alla resistenza insulinica, un fattore che pare innalzare i parametri di disabilità.
Questi dati suggeriscono anche come l’adiposità, spesso presente in soggetti affetti da sclerosi multipla, sia un fattore coinvolto nell’innalzamento di tali parametri.
Redazione