Niente più viaggi della speranza per i tumori primitivi e secondari del fegato da parte dei pazienti siciliani. L’Azienda Villa Sofia-Cervello di Palermo diventa il primo ospedale a sud di Napoli ad applicare il trattamento della radioembolizzazione per le neoplasie epatiche. Un sistema entrato ormai a regime grazie al lavoro di un’equipe multidisciplinare di medici dell’Azienda. La radioembolizzazione o Tare (Trans arterial radio embolization) è una procedura radioterapeutica medico nucleare e prevede l’infusione di microsfere radioattive d’ittrio 90 direttamente nell’arteria epatica e nei vasi tumorali. L’obiettivo è il rilascio di microsfere radioattive nel letto tumorale tramite la rete arteriolare invece che con l’occlusione dei macrovasi. Il tumore viene trattato in maniera mininvasiva con radiazioni mirate alle parti tumorali, l’esposizione della parte sana del fegato è limitata, riducendo così il danneggiamento dei tessuti e gli effetti collaterali sul paziente. In pratica la terapia, oltre alla fase preparatoria, viene realizzata in equipe dal radiologo interventista che materialmente porta avanti la procedura, posizionando il catetere nell’arteria afferente al tumore, dal medico nucleare che valuta preventivamente la perfusione delle microsfere nella sede di trattamento e somministra le microsfere cariche di radioattività e dal fisico medico che coadiuva il medico nucleare nell’interpretazione delle perfusioni ed individua la quantità di radioattività da somministrare al fine di creare la radio tossicità al tumore, preservando al contempo i tessuti sani. I pazienti vengono quindi ricoverati presso l’Unità operativa di Medicina interna 2 o Gastroenterologia e seguiti presso l’ambulatorio di oncologia epatica. Rispetto alla chemioembolizzazione trans arteriosa (Tace – trans arterial chemio embolization), che è il trattamento di scelta per tumori avanzati e multifocali, la radioembolizzazione risulta meno tossica, richiede un numero inferiore di trattamenti ed è un opzione possibile anche per i pazienti con trombosi venosa portale, per i quali è invece controindicata la chemioembolizzazione. L’effetto dell’ittrio si esaurisce in dieci giorni, al termine del quale le cellule neoplastiche irradiate vanno incontro a necrosi e nel fegato rimane un’unica cicatrice riparatrice. Il risultato finale è quello di ottenere spesso una remissione parziale della malattia con un allungamento dell’aspettativa di vita. La squadra di Villa Sofia-Cervello è composta da Mario Cottone (direttore) e Roberto Virdone dell’Unità di Medicina interna 2, Francesco Verderame direttore dell’Unità di Oncologia medica, Gennaro D’Amico direttore di Gastroenterologia, Franco Valenza dell’Unità di Radiodiagnostica, Antonio Moreci (direttore) e Salvatore Ialuna dell’Unità di Medicina nucleare, Daniele Scalisi, fisico medico, cooperata da Aurelio Maggio, direttore del Dipartimento di Ematologia e Oncologia. “Grazie alla radioembolizzazione – spiegano il Direttore generale Gervasio Venuti e il Direttore sanitario Giovanni Bavetta – i pazienti che necessitano di questo trattamento non saranno più costretti a lunghi viaggi verso altre regioni del centro e nord Italia, con la conseguente riduzione dei costi sia per le loro famiglie che per la stessa Regione siciliana. Tutto questo grazie alle grandi professionalità presenti in quest’Azienda”. L’esperienza clinica dimostra che il carcinoma epatocellulare e alcuni tipi di metastasi epatiche (soprattutto da tumori del colon e da tumori neuroendocrini) sono tumori radiosensibili, nei quali tuttavia l’applicazione esterna è limitata dalla radiosensibilità del normale tessuto epatico e dalle dimensioni e ubicazione del tumore. La radioembolizzazione è quindi un’alternativa alle radiazioni esterne sicuramente più efficace. L’Unità operativa di Radiodiagnostica, diretta da Francesco Gioia,da molti anni impegnata nel trattamento delle neoplasie epatiche si arricchisce, insieme all’Unità operativa di Medicina Nucleare, di una nuova e importante procedura che viene così a completare l’intero patrimonio terapeutico “interventistico” proponibile nel trattamento dei tumori al fegato. Attualmente, presso l’Unità operativa di Medicina 2 di Villa Sofia-Cervello vengono seguiti e trattati con tutte le altre opzioni terapeutiche (ad eccezione del trapianto) oltre 150 pazienti con circa 80 diagnosi l’anno. In Italia l’epatocarcinoma è la settima causa di morte per tumore, con circa 5000 decessi l’anno (3% delle morti per tumore). L’Azienda Villa Sofia-Cervello è entrata a far parte di uno studio internazionale che confronterà la Radioembolizzazione con il Sorafenib, ovvero la terapia standard per tumori primitivi del fegato avanzati con trombosi portale neoplastica.
Lo studio è coordinato dal Prof. Mazzaferro, direttore dell’Unità di Chirurgia Gastrointestinale e trapianti di fegato dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. Il nuovo studio e gli approfondimenti dedicati a questa importante tematica, saranno presentati in occasione del Convegno “L’Epatocarcinoma nel 2016: nuovi approcci per la diagnosi e il trattamento” che si terrà il prossimo 20 Maggio presso l’Aula Magna “M.Vignola” dell’ Ospedale “V.Cervello” di Palermo.
Redazione