Il diabete in tutte le sue forme non conosce arresti nella sua espansione epidemica, colpevolmente favorito dalla nostra disattenzione.
Quest’ultima non la limitiamo solo alla scarsa dieta o all’assente attività fisica, ma la estendiamo alla scarsa cura del proprio fisico quando diventiamo pazienti con diabete.
In questo caso, la malattia cronica ha buon gioco nel trarci in inganno perché, in fondo, vogliamo essere ingannati. Tuttavia, il diabete prosegue e presenta il suo conto sotto forma di complicanze e il piede diabetico ne è l’antesignano.
La perdita progressiva del piede induce una profonda depressione del paziente che, alla fine, non combatte più rinunciando alla vita e accontentandosi di sopravvivere. Esistono modi per impedire queste infauste conclusioni e nell’articolo ne troviamo alcuni realizzati a Palermo.
Il diabete mellito è una malattia cronica ad alta prevalenza nella popolazione mondiale tanto da essere definita “epidemia metabolica”: la previsione dell’OMS è che il numero dei diabetici nel 2025 aumenterà del 100%.
È una malattia cronica che comporta la più alta incidenza di complicanze, infatti, è la principale causa di cecità in adulti in età lavorativa, di insufficienza renale terminale, di amputazione non traumatica delle estremità distali.
Il diabete può essere inteso come la principale causa di rischio cardiovascolare poiché il diabetico ha un incremento di 2-4 volte per il rischio di stroke e il 75% dei diabetici muore per eventi cardiovascolari.
Si stima che il 10% delle persone affette da Diabete Mellito nel corso della propria vita presenterà un’ulcera agli arti inferiori. Fino all’85% di tutte le amputazioni sono precedute da un’ulcera e, dopo una prima amputazione, i diabetici hanno una probabilità due volte superiore di andare incontro ad una successiva amputazione rispetto ai pazienti non diabetici.
Il trattamento precoce ed una tempestiva educazione alla gestione della malattia diabetica, pertanto, sono l’unica arma per prevenire tali tragiche complicanze, soprattutto qualora ci sia il supporto di un team multidisciplinare.
Si parla di piede diabetico come “infezione, ulcerazione e/o distruzione dei tessuti profondi, associati ad alterazioni neurologiche e a vari gradi di vasculopatia degli arti inferiori”.
Si tratta, quindi, di alterazioni anatomo-funzionali determinate dall’arteriopatia occlusiva periferica e/o dalla neuropatia diabetica. Secondo le attuali linee-guida bisogna curare precocemente il piede infetto, ischemico e/o neuropatico.
In questo modo, si fa ricorso al ricovero ospedaliero in caso di setticemia per il trattamento intensivo sia metabolico che infettivologico, mentre si indirizza il paziente a procedure di rivascolarizzazione tempestive per il salvataggio dell’arto.
L’Uoc (Unità operativa complessa) di Endocrinologia e Malattie Metaboliche del Policlinico riserva, per questi motivi, dei posti letto in regime di ricovero ordinario per i pazienti affetti da piede diabetico. Lo scopo fondamentale è di ridurre o di eliminare il rischio di amputazione, minimizzando i tempi di guarigione, soprattutto in degenza ospedaliera.
La risoluzione del problema acuto è, infatti, imprescindibile dal raggiungimento di un buon compenso glicometabolico. A questo proposito, solo la struttura diabetologica può garantirlo giacché dovrà portare il compenso glicometabolico nel suo complesso più vicino possibile a livelli di normalizzazione, pena la vanificazione di quanto già fatto o fattibile nel più breve tempo possibile.
Da ciò deriva la creazione di un team multidisciplinare che si avvale di diverse figure professionali quali specialisti di chirurgia vascolare, ortopedica e plastica, radiologia interventistica, fisiatria, camera iperbarica, infettivologia.
L’obiettivo comune di questo team è di ridurre i tassi di amputazione, anche in presenza di problemi avanzati e complicati. Durante il ricovero in regime ordinario presso l’Uoc di Endocrinologia e Malattie Metaboliche, l’iter-diagnostico prevede l’esecuzione di tamponi colturali sulle lesioni ulcerative e successivo avvio di duplice o triplice antibioticoterapia mirata.
Poi, si dispone la realizzazione di Rx ed Ecocolor-doppler arti inferiori, di immediate medicazioni chirurgiche e di consulenze specialistiche.
Dall’1 Novembre 2015 ad oggi, sono stati effettuati oltre 200 ricoveri di pazienti settici con piede infetto o ischemico in acuto, la cui gestione è stata condotta in piena collaborazione fra il gruppo diabetologico-chirurgico e quello radio-interventista.
Il salvataggio degli arti è ammontato a circa il 90% dei pazienti ricoverati. Solo il 10% è stato sottoposto a disarticolazione parziale. In questi casi, sono state utilizzate medicazioni avanzate quali VAC e procedure di rivascolarizzazione dei vasi periferici.
I giorni di ricovero ordinario si sono ridotti e solo una decina di pazienti sono stati trasferiti in chirurgia d’urgenza per interventi in elezione. Il ricovero in regime ordinario ha permesso, inoltre, di diagnosticare cardiopatie fino a quel momento misconosciute.
Dall’1 Novembre 2015 ad oggi, i pazienti ricoverati con piede ischemico e/o con piede infetto, hanno presentano una severa disfunzione ventricolare sinistra ecocardio documentata ed sono ricorsi a procedure tempestive di rivascolarizzazione miocardica, prevenendo in tal modo l’evento cardiovascolare acuto.
Il percorso, pertanto, si è dimostrato non solo salva-arto ma salva-vita, perché la complicanza piede diabetico è un segnale forte di un soggetto con severo rischio di morte per causa cardiovascolare per insufficienza cardiaca acuta o ictus cerebri.
Prof.ssa Carla Giordano
Direttore U.O.C. di Endocrinologia e Malattie Metaboliche
c/o Dipartimento Biomedico di Medicina Interna e Specialistica Di.Bi.MI.S A.O.U.P. Paolo Giaccone