Tema scivoloso quella della longevità. In molti si chiedono come si possa rallentare o utopicamente ostacolare l’arrivo della madre di tutte le malattie, la vecchiaia che pure è un aspetto inevitabile della nostra vita. Analogamente al concetto di malattia, l’invecchiamento, è un processo di rottura di un equilibrio interno all’organismo. Diverse sono le teorie che dovrebbero spiegare perché si invecchi. Ciascuna ha avuto il suo momento di gloria nel corso degli anni, seguendo, diligentemente, la moda del tempo o/e sposando l’esigenza del mercato. Le più famose e conosciute vanno dalla teoria della “restrizione calorica”, tanto in voga negli anni trenta. Questa sosteneva che una dieta ipocalorica nell’anziano lo facesse vivere più al lungo, salvo poi passare alla teoria “ossidativa” tanto cara alle compagnie farmaceutiche, che con i vari tipi di integratori dietetici hanno affollato gli scaffali delle nostre farmacie. L’ultima teoria in ordine di età è quella del “rischio immunologico” che paragona il nostro sistema immunitario ad una pistola con un certo numero di cartucce da sparare, terminate le quali il sistema resta indifeso dai nuovi attacchi esterni. Tuttavia, il mal funzionamento del sistema immunitario nell’anziano, è la coerente risposta dell’evoluzione verso l’uomo. Si dà il caso che i nostri antenati raccoglitori e cacciatori del Pleistocene avevano sviluppato delle caratteristiche immunologiche atti a portarli, almeno, all’età della riproduzione. L’evoluzione, in accordo, aveva selezionato solo alcuni di loro, gli eroi. Il prototipo umano che doveva vivere più a lungo era costituito da un uomo geneticamente capace nel difendersi tanto bene da virus e batteri, quanto da bestie feroci, poiché possedeva, in sostanza, un sistema immunitario altamente reattivo. Al contrario, coloro i quali non erano geneticamente dotati di tanta forza, erano destinati a soccombere in età precoce. Al giorno d’oggi, la vita persiste molti decenni in più rispetto a quella dei nostri antenati grazie al miglioramento delle condizioni igienico-ambientali ed alla sconfitta di tante malattie. Questo permette a tutti gli individui, geneticamente dotati e non, di sopravvivere. Ma se questo, da una parte, ci salvaguarda, dall’altra porta il nostro sistema immunitario a reagire contro gli agenti esterni per decine di anni in più rispetto al previsto. Il sistema immunitario, così stimolato, finisce per esaurirsi, e negli individui geneticamente predisposti a reagire meglio alle malattie, si avvia una sequela di reazioni che danneggia il loro organismo. La risultante è un incremento di malattie infiammatorie, quali le malattie cardiovascolari e l’aterosclerosi. Sebbene questa teoria possa far pensare ad una ineluttabilità degli eventi, è bene sostenere che le chiavi della longevità non sono solo quelle genetiche, ma anche e soprattutto quelle legate allo stile di vita. Infatti, la dieta, l’ambiente salubre e gli stimoli intellettuali costituiscono fattori che hanno un peso non indifferente per il traguardo dell’invecchiare bene. Chi sono coloro i quali invecchiano bene? Paradossalmente non sono solo coloro i quali vivono più a lungo, ma sono anche quelli che invecchiano senza patologie cronico degenerative come le malattie cardiovascolari, l’aterosclerosi o la malattia di Alzheimer. Sono in molti a credere che più una persona invecchi e più si ammali. Il risultato può essere una visione molto pessimistica della vecchiaia. Se questo fosse vero, la maggior parte dei centenari, se non addirittura tutti, avrebbe una significativa disabilità. Tuttavia, gli studi sulla popolazione hanno mostrato che il 90% dei centenari è stato indipendente sino all’età media di 92 anni. Così, per raggiungere l’estrema vecchiaia, emerge un punto di vista più plausibile, più un individuo è invecchiato, più ha goduto di buona salute. La distribuzione geografica dei centenari non è, comunque, omogenea negli anni ‘70 furono identificate tre sacche etniche longeve che presentavano una notevole concentrazione di centenari, in Ecuador, in Georgia e nel Kashmir del nord. L’assenza di anagrafi attendibili non ha permesso però di confermare l’esistenza di una straordinaria longevità in queste zone. Al contrario, nelle isole nipponiche di Okinawa è stata ampiamente documentata un’alta prevalenza di centenari nella popolazione. Anche in Sicilia abbiamo un “ triangolo d’oro” di longevità formato dai paesi come Giuliana, Chiusa Sclafani e Bisacquino. Il segreto della longevità in quei paesi è semplice, lunghe camminate e poco cibo ma e sano.
Dr.ssa Sonya Vasto
Nutrizionista
Ricercatore STEBICEF