L’endocrinologia svolge da anni un ruolo fondamentale nel controllo e nello studio dell’obesità. L’importanza del suo ruolo è cresciuta al pari dell’aumento esponenziale che l’obesità stessa sta avendo in questo momento. La sua espansione, infatti, sta pesando sulla tenuta del Sistema sanitario alle prese con tagli alle risorse sempre maggiori operati dagli ultimi Governi. Le prospettive non sono incoraggianti se non si adotteranno stili di vita equilibrati, non solo alimentari. In questi giorni, si è tenuto il 38° convegno congresso nazionale della Società Italiana di Endocrinologia, dove questi temi sono stati all’ordine del giorno. Ne abbiamo parlato con la professoressa Annamaria Colao, Professoressa Ordinaria di Endocrinologia presso l’Università di Napoli Federico II e Presidente dell’European Neuroendocrine Association.
Prof.ssa Colao, qual è, oggi, il ruolo dell’endocrinologo nella gestione del paziente obeso?
<<Nella rete assistenziale per la gestione dell’obesità sono coinvolti diversi specialisti al fine di garantire al paziente un approccio multidisciplinare finalizzato a un corretto trattamento della patologia. Tra questi, l’endocrinologo è responsabile dell’inquadramento clinico metabolico del paziente obeso e della valutazione di complicanze metaboliche, patologie correlate e rischi operatori, oltre che dello screening endocrino>>.
Quali sono le patologie correlate all’obesità? Per avere una fotografia completa di questo fenomeno, i dati epidemiologici attualmente disponibili sono sufficienti?
<<In Europa, il sovrappeso e l’obesità sono responsabili di circa l’80% dei casi di diabete tipo 2, del 55% dei casi di ipertensione arteriosa e del 35% di casi di cardiopatia ischemica. Altre gravi malattie che spesso sono correlate all’obesità sono iperlipidemia, osteoartrosi e neoplasie (endometrio, mammella, prostata e colon). Tutto ciò si traduce in 1 milione di decessi e 12 milioni di malati all’anno e in ingenti ricadute negative sui sistemi sanitari nazionali dal punto di vista economico e sociale. Tuttavia, gli studi italiani sull’obesità, i suoi trattamenti e i suoi costi sono abbastanza datati e comunque non coinvolgono una coorte di pazienti molto numerosa. Per questo motivo, con alcuni colleghi, abbiamo sentito la necessità di impegnarci per realizzare un ampio studio (oltre 20.000 pazienti) che finalmente renderà disponibile in Italia i dati “real life “ sull’obesità e i suoi costi>>.
All’interno di questo scenario, qual è l’incidenza dei pazienti affetti da obesità grave?
<<I dati relativi alla diffusione italiana della pandemia confermano il preoccupante scenario internazionale di diffusione dell’obesità. In Italia vivono, adesso, quasi 16,5 milioni di soggetti in sovrappeso e circa 6 milioni di pazienti obesi. Tra questi, gli obesi si attestano su 5 milioni con un B.M.I. (Indice di Massa Corporea) compreso tra 30 e 40 Kg/m2, mentre 500.000 persone sono affette da obesità grave, con un B.M.I.>40 Kg/m2>>.
Alle gravi conseguenze di questa patologia sono più esposti gli uomini o le donne?
<<In Europa la prevalenza dell’obesità è triplicata negli ultimi venti anni. In Italia, dove, ad oggi, sono disponibili solo dati auto-riferiti, la prevalenza dell’obesità varia dall’11,4% negli uomini e all’11,3% nelle donne, anche se la prevalenza ottenuta dai dati auto-riferiti può essere fino al 50% inferiore alla prevalenza calcolata con la misurazione diretta del peso e dell’altezza. Pertanto, alla luce dell’importanza che riveste per medici e specialisti il poter contare su dati epidemiologici affidabili, ma soprattutto aggiornati, è necessario promuovere una serie di iniziative volte alla raccolta e alla divulgazione di tutte quelle informazioni utili, come diffusione, costi sociali e clinici, relative a fenomeni complessi come l’obesità>>.
Come si può affrontare il fenomeno dell’obesità grave?
<<Le peculiari caratteristiche della grande obesità impongono di prevedere e di definire dei percorsi terapeutici con una valenza multidisciplinare. Questi percorsi vanno ad affrontare il problema del peso in una prospettiva temporale di lunga durata, ma soprattutto la prevenzione e la cura delle complicanze. L’approccio multidisciplinare dovrà essere affidato al lavoro integrato di diverse figure professionali. Queste figure sono l’internista o specialista in endocrinologia con provata esperienza nel campo della clinica e terapia dell’obesità, il chirurgo con comprovata esperienza di chirurgia generale e bariatrica, lo psicologo o psichiatra esperto nella diagnosi e trattamento dei disturbi del comportamento alimentare, il nutrizionista o dietista con esperienza specifica e, infine, il fisioterapista o medico dello sport con un’esperienza nello specifico settore>>.
Esiste il bisogno di codificare un percorso diagnostico terapeutico comune uguale per tutti i pazienti per affrontare il fenomeno con efficacia?
<<Negli ultimi anni si va sempre più affermando la Precision Medicine che, nei fatti, prevede la personalizzazione delle terapie.
Ciò che però deve caratterizzare un comune percorso diagnostico-terapeutico è la multidisciplinarietà.
Per individuare e somministrare un trattamento efficace per la cura dell’obesità grave, infatti, è assolutamente indispensabile favorire la creazione di figure professionali che siano in grado di valutare in maniera corretta il paziente e di garantire la cura più appropriata. Obiettivo comune, da parte di istituzioni e comunità scientifica, deve essere quindi quello di agire secondo un approccio multidisciplinare che si basi sul potenziamento dei centri di eccellenza esistenti>>.
Francesco Sanfilippo