Una collaborazione fra partner palermitani ed africani, ha portato circa 200 fra medici e operatori italiani ma anche di Europa e Africa, per tre giorni a Palermo, dal 16 al 18 aprile, all’aula magna “Vignola” dell’Ospedale Cervello, per affrontare questa specifica tematica. Si è trattato di un workshop didattico, con interventi chirurgici visti dal vivo, per un confronto a livello medico sulla tecnica chirurgica per una patologia, quale la fistola vescico – vaginale, che nel continente africano ha un’alta incidenza soprattutto nel post partum. L’International Workshop sul Trattamento chirurgico della fistola vescico-vaginale e del diverticolo uretrale, è stato organizzato dal dr. Biagio Adile, Direttore dell’Unità operativa di Uroginecologia dell’Azienda Villa Sofia Cervello e Presidente della Mips, in collaborazione con il prof. Sherif Mourad, membro dell’International Continence Society. Quest’ultimo, da anni, si occupa del trattamento chirurgico di tali patologie in tutto il continente africano, in collaborazione con la Mips (MediterraneanIncontinence and PelvicFlor Society), l’Aiug e la Pacs (Pan ArabContinence Society). Un evento che si è presentato all’insegna della piena operatività, perché la sala chirurgica multimediale del Cervello è stata collegata in video e audio con l’aula magna “Vignola” per gli interventi dal vivo. Sono stati sottoposti pazienti africane e italiane ad interventi chirurgici per fistole vescico vaginali da traumi ostetrici. Dopo chirurgia ginecologica, hanno avuto la possibilità di usufruire del supporto medico ospedaliero del personale di Villa Sofia Cervello, grazie alla collaborazione delle società umanitarie internazionali che hanno sostenuto il loro trasferimento. Sono venuti ad operare vari specialisti tra cui alcuni provenienti dal Mozambico, dall’Egitto e dal Brasile e dodici corsisti hanno avuto la possibilità di partecipare agli interventi direttamente in sala operatoria. “La Sicilia – sottolinea Biagio Adile – si pone ancora una volta, stavolta in campo medico, come ponte tra i paesi del bacino del Mediterraneo e l’Africa, per un tema di grande attualità in campo medico. Se per l’Europa e per i paesi economicamente più avanzati, infatti, le fistole sono solamente un ricordo, legato raramente al parto e più spesso alla chirurgia oncologica o alla radioterapia, per i paesi in via di sviluppo, purtroppo, sono una realtà frequente e con conseguenze drammatiche. Solamente in Etiopia, che conta più di 80 milioni di abitanti, il tasso di mortalità materno- infantile è mille volte maggiore rispetto ai paesi industrializzati e circa 9000 donne ogni anno soffrono di tali patologie. Circa il 90% dei parti avvengono senza assistenza medica, spesso in zone rurali, ed anche quando si creano delle condizioni patologiche come la sproporzione feto pelvica, il parto deve espletarsi obbligatoriamente per via vaginale, con alto indice di mortalità materno infantile ed alta incidenza di fistole vescico vaginali o retto vaginali in chi sopravvive. Le conseguenze, sono devastanti per chi è portatrice di fistola”.
Redazione