Sanità

Sanità in Sicilia, quale futuro?

La qualità della sanità siciliana è, da sempre, un punto debole sia come gestione nonostante le eccellenze presenti sia come onere finanziario, poiché tra il 50%e il 60% dell’intero bilancio sé occupato da questa sola voce. Tuttavia, negli ultimi anni, le varie manovre finanziarie imposte dallo Stato centrale hanno obbligato i nostri governi regionali ad adottare i piani di rientro. Ciò ha migliorato la situazione finanziaria, ma non hanno ancora riformato in modo decisivo la qualità nella gestione dei pazienti e degli operatori sanitari. Le risorse, inoltre, non aumenteranno mai più ma potranno solo diminuire. Perciò, occorre ripensare alla Sanità in funzione del cittadino, dove quest’ultimo non può più essere un soggetto passivo, ma attivo nelle cure e nella compartecipazione nei dovuti modi alla gestione della stessa Sanità. Per rispondere a questi interrogativi, è stato organizzato, di recente, un convegno a Palermo a Palazzo dei Normanni, intitolato “I livelli essenziali di Assistenza tra sostenibilità del SSN e i bisogni del cittadino”. Il convegno, promosso dall’Assessorato alla Salute, ha esaminato la riqualificazione del nostro sistema sanitario di fronte alle rigorose norme vigenti sul controllo della spesa. Il recente Def nazionale annuncia 2 miliardi e 300 milioni di tagli nella Sanità italiana, che arriveranno dalla riduzione dei manager e dallo stabilimento di costi standard per l’acquisto di beni. Tuttavia, sono emerse alcune contraddizioni che non sono state risolte. Uno dei limiti delle politiche finora seguite interessa la scarsa applicazione di un’efficace politica preventiva, come quella che dovrebbe essere applicata al contrasto delle malattie croniche. I piani elaborati, infatti, urtano con un’applicazione poco efficace che rivela le difficoltà maggiori nella collaborazione interdisciplinare e nelle esigue risorse. Un’altra minaccia proviene dalla “medicina difensiva”, dove i medici, per evitare accuse di negligenza in particolare se con rilievo penale, chiedono esami costosi di controllo, che non sono necessari. Tale politica costa 13 miliardi di euro alla collettività, ma non rimuovono gli incidenti o le carenze. L’Assessorato alla Sanità siciliano è partito da costi elevati come i 200 milioni di mobilità passiva che sono passati a 134, mentre i 600 milioni di euro di debito consolidato sono stati azzerati, svincolando risorse. Le patologie croniche, com’è emerso dagli interventi, si vanno espandendo, segno che la politica preventiva è stata poco efficace. Eppure, una politica efficace condotta nelle scuole contro l’obesità e la sedentarietà, possono fare molto. Ciò richiede risorse, che saranno meno di quelle richieste dal curare chi diviene cronico. Qual è la conclusione che è emersa dal convegno? Se il cittadino non diverrà esso stesso protagonista delle sue cure all’interno di un articolato sistema sanitario che gira intorno a lui, il nostro sistema non potrà affrontare la diminuzione di risorse che è inarrestabile.

Francesco Sanfilippo

di Francesco Sanfilippo

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