Sono quasi 40mila i parti che avvengono ogni anno nelle strutture che non dovrebbero più essere in attività. Preoccupa la situazione di Campania e Sicilia che ne hanno rispettivamente 21 e 19. Alcune non arrivano neanche a 20 parti l’anno
L’Accordo Stato-Regioni del dicembre 2010 ha previsto la messa in sicurezza dei punti nascita prevedendo la chiusura o la messa in sicurezza di quelli in cui si effettuano meno di 500 parti l’anno. Un fenomeno – evidenziato dai dati del Piano nazionale esiti (PNE) dell’Agenas, aggiornati a dicembre 2012 – che è ancora presente e che coinvolge ben diciotto Regioni su ventuno.
A livello nazionale, sono ancora 128 le strutture che effettuano meno di 500 parti l’anno. In testa alla graduatoria per il minor numero di parti in un anno c’è il Presidio Ospedaliero di Lipari (in provincia di Messina) che ne effettua 12; a seguire, sempre in Sicilia, si trova con 14 parti il Presidio Ospedaliero S”uor Cecilia Basarocco” (nel Nisseno), dietro al quale seguono l’Ospedale “Tiberio Evoli – Melito P.S.” di Reggio Calabria) e la Casa di cura “Villa delle Margherite Sn” di Napoli entrambi con 17 parti. Come scritto sopra, il fenomeno coinvolge quasi tutte le Regioni, ma a fare da la parte del leone è la Campania con 21 strutture che effettuano meno di 500 parti all’anno, al secondo posto c’è la Sicilia con 19, seguono la Puglia e il Lazio con 10 strutture e Lombardia e Sardegna con 9. Se analizziamo i dati dal punto di vista del numero dei parti, su un totale di 538.600 eventi nascita registrati dal PNE, ne risultano 39.430 (pari al 7,3% del totale) effettuati ancora nelle strutture che, secondo il citato accordo del dicembre 2010, si sarebbero dovute chiudere o mettere in sicurezza.
Redazione
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