Da sempre si è ritenuto ingiustamente il piede come parte poco nobile del corpo umano. A volte, è anche usato per indicare, nel linguaggio comune, cosa mal fatta. In realtà, il piede è una struttura complessa e perfetta nella sua funzione di sostegno e dinamica. Quest’organo è composto da una pianta spessa e robusta, da cinque dita per lato pronte ad ancorarsi e scattare nel movimento, oltre a un complesso sistema di tendini che garantiscono l’articolazione di numerose ossa. Questa struttura fa di quest’organo un gioiello d’ingegneria dinamica. Quante cose sarebbero impossibili al genere umano senza questo versatile strumento, utile nell’offesa o nella difesa (es. arti marziali), nello sport (es. calcio), nella musica (per battuta s’intende una battuta di piede!), nell’armonica espressione della danza. L’importanza del piede per l’uomo si deduce anche dai frequenti riferimenti ad esso nella vita quotidiana, come battere i piedi per indicare rabbia o freddo, andare con i piedi di piombo per indicare l’agire con prudenza, avere le ali ai piedi sinonimo di entusiasmo e di velocità o non pestare i piedi quale consiglio a non interferire negativamente; etc. etc. Tuttavia, sono scarse l’attenzione e la cura che sono prestate a questo complesso ingranaggio composto da 26 ossa, 15 articolazioni e 42 muscoli che lavorano insieme in maniera perfettamente coordinata. Il secondo elemento della nostra trattazione è il diabete. Senza dilungarmi su questa diffusa e molto trattata patologia, vera piaga mondiale ad enorme incidenza economico-sociale, è importante segnalarla fra le complicanze del diabete. Oltre a quelle che colpiscono occhi, reni, nervi e vasi, quella che colpisce il piede (piede diabetico appunto) dà una sequela di ulcerazioni, d’infezioni spesso gravi e di amputazioni altamente invalidanti. Persistenza ultraventennale del diabete, età anagrafica superiore a 65 anni, ridotta circolazione periferica specie agli arti inferiori, maggiore tendenza a contrarre infezioni per riduzione delle difese immunitarie e scarsa sensibilità al calore, al freddo ed al dolore sono tutti fattori di rischio favorenti l’istaurarsi della complicanza denominata piede diabetico. Una vescicola causata di una scarpa molto stretta, un’unghia incarnita o una callosità che s’infetta possono, infatti, divenire un’avversità che , se trascurata o mal trattata, si trasforma in un dramma. Infatti, occorre, nei casi estremi, amputare le dita del piede, di tutto il piede, la gamba o addirittura la coscia. Attenzione, dunque, ad osservare spesso e bene i piedi! È necessario ricercare nel piede, sia o no diabetico, screpolature, piccole fessurazioni, ferite, vescicole che si ulcerano, scottature, macerazione fra le dita, unghia incarnite. Queste possono aprire la porta ad infezioni con gonfiore, arrossamento, dolore e grave compromissione della sua integrità e funzione. Per evitare questo esito, è necessario mantenere la cute del piede, specie al dorso, massaggiata ed idratata, cosa che limiterà le screpolature. Tagliare le unghia dritte solo con forbicine a punte arrotondate, limiterà traumi ed incarnimenti. Non usare lamette o callifughi liquidi per rimuovere callosità, possono danneggiare la pelle. Non bisogna camminare a piedi scalzi, ricordandosi che il paziente con diabete può parzialmente perdere la sensibilità ai piedi. Occorre indossare sempre delle calze, (possibilmente di cotone o di lana), terranno asciutti i piedi evitando macerazioni cutanee ed isolandoli dall’interno delle scarpe che andranno ispezionate alla ricerca di cuciture o pericolose sporgenze. È necessario proteggere i piedi dal calore intenso, stando lontani da raggi solari, stufette, termosifoni, caminetti e dal freddo, evitando i geloni con l’uso di scarpe imbottite all’interno che terranno i piedi al caldo. Per mantenere una buona circolazione agli arti inferiori, occorre appoggiare i piedi in alto su uno sgabello quando si è seduti, non accavallando le gambe per lungo tempo. Non bisogna usare calze troppo strette, non fumare e correggere il colesterolo nel sangue con opportuna dieta e cura. Non ultimo, è consigliabile svolgere una vita attiva camminando, nuotando, ove possibile, e usando giornalmente la cyclette in camera o la bicicletta in esterno. In conclusione oggi è scientificamente riconosciuto che l’educazione all’autogestione, la presa di coscienza della complessità della propria malattia, l’attenta osservazione del proprio corpo, la comprensione e fiducia nell’efficacia delle cure ed in se stessi, costituiscono elementi essenziali nella delicata gestione del diabete e delle sue complicanze.
Dott. Gaetano Giardina
Dirigente Chirurgo Emerito U.O. Az. Osp. “ V. Cervello”
Per il trattamento chirurgico del Piede diabetico e delle Ulcere Trofiche