Con il termine di necrosectomia o debridement si intende l’eliminazione chirurgica di tessuto necrotico da una lesione quasi sempre dermoepidermica (della pelle).
Per necrosi s’intende la morte cellulare in una parte del corpo per mancanza di irrorazione sanguigna con conseguente indurimento e successiva liquefazione del tessuto morto. Si distinguono quattro tipi di necrosi che brevemente sono descritte di seguito. Le prime due sono la necrosi secca di colorito grigio scuro, ben demarcata dai tessuti circostanti, e la necrosi in cui può esservi disfacimento tissutale e in cui manca la demarcazione con il tessuto sano perilesionale che appare infiammato. Le altre due necrosi sono la settica dall’odore fetido, con fuoriuscita di pus ed con tessuti circostanti molto flogistici e la gialla ove permangono, dopo parziale disfacimento della necrosi, attaccati al fondo della ferita, frammenti flaccidi di fibrina.
Nei trattamenti locali di tale patologia bisogna sempre rimuovere chirurgicamente la necrosi, con unica eccezione per il calcagno causa la particolarità della sua vascolarizzazione e del tessuto molto aderente all’osso. Il debridement chirurgico o necrosectomia chirurgica ha nella sua esecuzione alcune regole inderogabili, stabilite nei protocolli internazionali condivisi.
Innanzitutto essa deve esser fatta da un chirurgo che abbia una buona conoscenza dei piani anatomici e dei decorsi vasculo-nervosi e che pratichi una demolizione essenziale, pur essendo cosciente dello stato generale di sofferenza del paziente e dei lunghi tempi di ricostruzione. L’intervento, che solitamente viene praticato nel malato a letto, deve prevedere, inoltre, una responsabile preparazione preoperatoria. I preliminari fondamentali in ogni intervento, specie domiciliare, sono il paziente digiuno, sterilità dell’ambiente e la ricognizione degli strumenti chirurgici. Inoltre, occorre individuare una vena, somministrando una soluzione salina a goccia lenta da riservare per eventuale inoculazione di farmaci in emergenza. Infine, è necessaria una collaborazione infermieristica ed, ove necessaria, una sorveglianza anestesiologico-rianimatoria. La valutazione dell’emoglobina, dell’ossigenazione respiratoria e dello stato nutrizionale e proteico del malato sono essenziali per la sicurezza dell’atto chirurgico e fattori necessari per una buona fase ricostruttiva.
Per il controllo del dolore è consigliabile somministrare un medicinale antalgico un po’ prima dell’intervento, evitando inoculazioni di anestetici locali che, spesso, sono inutili su un tessuto patologico.
Questi ultimi infiammano maggiormente i tessuti circostanti sani che sono gli unici responsabili, in verità, del dolore, perché le zone necrotiche non sono più dolenti.
Concludendo pazienza, precisione, competenza, sicura e delicata manualità devono essere doti, in generale, del chirurgo e, in particolare, di chi opera le necrosectomie chirurgiche in pazienti immobilizzati a letto con ulcere necrotiche da decubito
Dott. Gaetano Giardina
Medico chirurgo
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