Il dolore cutaneo è un’esperienza psicofisica negativa associata ad effettiva o potenziale lesione tissutale. Tale sensazione riferibile ad una o più parti del corpo è sempre spiacevole ed emotivamente coinvolgente. Una celebre asserzione così recita: “ il dolore è qualsiasi cosa che la persona che lo prova dice che è, ed esiste ogni qualvolta la persona dice che c’è”. Frequentemente, durante la gestione del paziente affetto da lesioni cutanee croniche, ci si scontra, infatti, con la sintomatologia algica. Questa è un fattore che ostacola la rapida guarigione e che, soprattutto, causa di riduzione delle performance del malato (pessima qualità di vita, scarsa adesione alle terapie, frustrazione per gli operatori, etc). Negli ultimi decenni, in verità, sono stati compiuti molti progressi con possibilità diagnostico-terapeutiche innovative e soprattutto si è raggiunta maggiore consapevolezza dell’importanza del controllo algico ai fini della qualità di vita. Continua a non esistere l’analgesico efficace esente da effetti collaterali negativi, ma oggi l’ulcera va affrontata applicando nella sua cura la multidisciplinarietà, l’attenzione, la dedizione, l’umiltà e la mano esperta. Il trattamento del dolore da lesione tissutale deve prevedere, quindi, oltre la terapia analgesica farmacologica, una serie d’interventi atti ad individuarne ed eliminarne la causa. Andrà studiata, in conclusione, la qualità ed l’intensità del dolore, lo stadio dell’ulcera e la sua eziopatogenesi, lo stato psico-emotivo del paziente, le sue condizioni cliniche generali e il contesto sociale in cui vive. Il dolore cronico non maligno rappresenta ormai un problema sanitario sociale ed economico di rilevanza mondiale. Tuttavia, l’attenzione scientifica, circa la ricerca di chiari ed efficaci percorsi guida terapeutici antalgici, ha privilegiato più le condizioni acute del dolore a elevata morbilità e mortalità (es. infarto o scompenso cardiaco, ictus, ipertensione, etc), che le croniche (es. dolore da lesioni tissutali) molto più frequenti nell’anziano. A tal proposito, va puntualizzato che la differenza fra dolore acuto e cronico non è da correlare ad una variabile temporale. Tale differenza è, infatti, da collegare alla capacità o meno dell’organismo a guarire la lesione traumatica ed a riportare a normalità le afferenze sensoriali e gli eventi scatenati nel sistema nervoso centrale. Diamo, dunque, pari attenzione ed importanza al dolore acuto e al dolore cronico perché entrambi, pur insorgendo percentualmente in diversa età anagrafica, hanno pari incidenza sulla qualità di vita dell’essere vivente.
Dott. Giardina Gaetano
Medico chirurgo
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