Spesso si sente parlare i medici di fistolizzazione, ma altrettanto frequentemente il concetto viene solo spiegato e compreso superficialmente. Ciò a scapito del paziente, che comprende in modo imperfetto la reale portata del problema cui è affetto. Per fistola s’intende un anomalo passaggio, a forma di canale, percorso da un liquido fisiologico o patologico. Se il processo si estende, morbosamente, da un organo cavo o da uno spazio cavo alla superficie del corpo, prende il nome di fistola esterna. Se passa all’interno del corpo si definisce fistola interna, mentre se mette in comunicazione alcuni organi interni si chiama fistola comunicante. La fistola, inoltre, può avere un unico sbocco con l’altra estremità cieca (fistola incompleta), o avere un’apertura in entrambi le estremità (fistola completa). Può essere anche costituita da parecchi tragitti collegati uno con l’altro, comunicanti con parecchie aperture (fistola complessa). Tali tramiti fistolosi, inoltre, possono essere di vario tipo come quelli congeniti, preesistenti cioè dalla nascita (es. fistola dell’uraco con preesistenza di un canale dalla vescica embrionaria all’ombelico, che, in condizioni normali, dovrebbe chiudersi nel periodo fetale formando il legamento ombelicale). Possono essere acquisiti patologicamente come la fistola intestinale che, originatasi dal lume intestinale, può perforare per fenomeni infiammatori o tumorali un’altra ansa (f. interna) o perforare all’esterno della parete addominale (f. esterna). Ovvero, possono essere artificiali cioè creati chirurgicamente come le fistole alimentari, quali l’esofagostomia cervicale e la gastrostomia. La digiunostomia, è chirurgicamente confezionata solitamente quale fistola temporanea, nel caso di ostruzioni dell’esofago o dello stomaco, bypassando la zona malata in attesa di un intervento radicale.
Svariate, infine, possono essere le sedi fistolose che possono riguardare, senza voler scendere nei particolari, quasi tutte le zone del corpo. Fra le più comuni le fistole anali, ano-rettali, biliari, colecisto-duodenali, colecisto-intestinali, retto-vescicale, retto-vaginale, tracheo-esofagea, etc, etc. I nomi stessi indicano, chiaramente, le zone interessate dal processo di canalizzazione.
Per concludere, a chiarimento di quanto scritto sopra per fistolografia s’intende la rappresentazione radiologica di una fistola in seguito al suo riempimento diretto con mezzo di contrasto endoscopicamente o indiretto con introduzione del contrasto ad es. tramite clisma di bario.
In più, per fistolostomia s’indica il collegamento chirurgico di una fistola ad una parte del corpo o ad un organo cavo (anastomosi fistolosa), mentre per fistolotomia, infine, s’intende l’incisione chirurgica di una fistola a scopo terapeutico.
Dott. Giardina Gaetano
Medico chirurgo
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