La crisi economica e i tagli alla spesa pubblica non risparmiano gli anziani, poiché l’esenzione ticket per chi ha oltre i 65 ed è in salute potrebbe essere sacrificata sull’altare delle esigenze di bilancio delle regioni. Queste ultime hanno proposto allo Stato di far pagare i ticket agli anziani oltre i 65 anni per recuperare risorse. A sostegno di quest’azione, vi è il contesto demografico del Paese, dove gli over 65 sono 12 milioni e, tra questi, 3,5 milioni hanno più di 80 anni. In pratica, un italiano su cinque appartiene a questa fascia di età, costituendo il 21% della popolazione totale e la cifra è destinata ad aumentare nei prossimi 20 anni. Inoltre, il reddito complessivo per cui si può ottenere l’esenzione, non deve essere superiore a 36.151,98 euro annui. Nel 2013, la spesa sostenuta tramite ticket per farmaci, esami diagnostici, specialistica e Pronto Soccorso, ha superato i 2,9 miliardi di euro, aumentando del 25% rispetto ai 2,2 miliardi del 2010. Questa situazione deriva dal regresso demografico in corso da 30 anni (nel 2014 le nascite sono state più basse dall’Unità d’Italia) e dalla disoccupazione o inoccupazione diffusa. Perciò, le risorse procurate dalla componente lavorativa ancora in attività della società non sono più sufficienti a sostenere il sistema sanitario del Paese. Finora, i ticket coprono circa il 3% del fondo nazionale sanitario e i maggiori finanziatori sono i cittadini lombardi con una spesa annua di 490 milioni di euro, poi i veneti con 319, i laziali con 281 milioni e i e campani con 238 milioni di euro. La spesa pro-capite più alta si registra in Veneto con 66 euro mentre la più bassa in Sardegna con appena 32,7 euro. I ticket, quindi, sono divenuti una fonte di finanziamento imprescindibile, giacché contano per quasi il 3% del fondo sanitario nazionale. Nel 2013, risulta che sono i cittadini della Lombardia ad aver pagato con 490 milioni, seguiti dai veneti con 319 milioni. Così, le Regioni hanno pensato di recuperare risorse da questa platea finora non coinvolta dalle restrizioni, escludendo gli anziani con pensioni sociali o con patologie gravi, per chi è disoccupato o per le famiglie numerose. Il coordinatore degli assessori regionali alla Sanità, Luca Coletto, ha dichiarato: <
<<È una posizione personale dell’assessore del Veneto che non è condivisa da tutti gli assessori e non li rappresenta>>. Premesso che il diabete di tipo II, l’osteoporosi ed altre malattie affliggono in percentuale non trascurabile questa fascia di anziani così come coloro che usufruiscono di una pensione sociale, è lecito pensare che l’efficacia di questo provvedimento porterebbe entrate inferiori a quanto prevedono le Regioni.
Francesco Sanfilippo
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