Le dermatiti da batteri piogeni vengono cosi definite le infezioni cutanee primitive sostenute da germi piogeni (responsabili del pus). Gli agenti implicati sono nella maggior parte de casi, cocchi Gram positivi, Stafilococco aureo o Streptococco piogeno.
Le lesioni assumono caratteri clinici peculiari a seconda della sede interessata e del germe patogeno.
Fanno parte di questa schematica classificazione le impetigine, le follicoliti, il foruncolo e il favo o antrace.
L’Impetigine è la forma di piodermite che interessa gli strati più superficiali delle pelle.
Le Follicoliti, nella maggior parte dei casi, sono sostenute da S. aureus con predilezione per i peli del corpo e caratterizzate da prurito.
Il foruncolo è un nodulo infiammatorio ipodermico profondo che si sviluppa attorno ad un follicolo pilifero, con conseguente distruzione ed esito cicatriziale.
Il Favo o antrace viene, cosi, definito un aggregato di foruncoli con raccolta purulenta dermica e tendenza a fistolizzare attraverso multipli orifizi follicolari vicini (aspetto a favo). È un’infezione piogenica della pelle, dolorosa e fastidiosa, sostenuta da un germe batterico (stafilococco aureo), talvolta provocata da grattamento ripetuto o da condizioni di debilitazione generale come il diabete o l’immunodepressione.
Spesso si presenta come un insieme di foruncoli di dimensioni variabili che tendono a confluire in un’unica grossa lesione che guarisce molto lentamente con esito cicatriziale. La tempestività della terapia è importante al fine di evitare una ulteriore diffusione del batterio in altri organi ed apparati.
Infatti, lo stafilococco infettante può passare nel sangue e creare batteriemia o setticemia, provocando infezioni profonde quali endocardite e osteomielite. Riporto il caso di una lesione cutanea gestita in regime ambulatoriale e che rientra nella classificazione delle dermatiti batteriche sopra riportata.
A.F. di a. 50 si presenta allo studio per una neoformazione pruriginosa (esordio da due settimane) e dolente di circa 6 cm in sede dorsale.
La lesione all’ispezione si presenta arrossata, tumefatta con area necrotica centrale ed ischemia (colore blu della cute) periferica, contornata da numerose lesioni lineari da grattamento in sede perilesionale. Il primo istinto mi suggeriva di inviarla in Ospedale per consulenza, ma tenuto conto delle attuali difficoltà nelle quali si trovano i Pronto Soccorso (sovraffollamento, codici da attribuire, invio al curante ecc), ho voluto provare ad evitare ulteriori disagi alla paziente e conseguente perdita di tempo.
La diagnosi posta da me è stata quella di favo o antrace.
Pertanto, con il radiobisturi ho effettuato un taglio lineare sulla lesione con fuoriuscita di materiale siero-ematico denso. Drenaggio con garza iodata ed antibiotico per via generale, integrato da medicazioni trisettimanali con estratto di placenta ed antibiotici per uso topico.
La diagnosi viene effettuata tramite l’esame fisico delle lesioni del paziente (unica o talvolta multiple): la scrupolosa osservazione delle piaghe cutanee permette allo specialista di formulare una prima diagnosi successivamente accertata con l’esame di laboratorio effettuato su un prelievo di pus.
Nel caso descritto non è stato necessario tenuto conto dell’andamento favorevole e dell’assenza di condizioni di immunodepressione o di diabete. È chiaro che l’analisi del campione è utile per determinare con certezza i batteri coinvolti nell’infezione, pertanto solo successivamente sarà possibile stabilire una cura farmacologia precisa. Il trattamento farmacologico non è sempre indispensabile ed in alcune forme lievi è sufficiente l’applicazione di panni caldi direttamente sulla lesione, al fine di favorirne lo scoppio, che segna l’allontanamento dell’affezione.
In genere per la guarigione non farmacologia sono necessarie 2 settimane per il recupero completo. Si raccomanda di non spremere con le mani la lesione ripiena di pus (questa manovra favorisce il propagarsi dell’infezione peggiorando le condizioni) e lasciare che essa faccia il suo decorso.
Per le lesioni di dimensioni più grandi gli impacchi caldi non sono sufficienti e pertanto il medico drena il pus attraverso un’incisione praticata direttamente sulla punta dell’antrace. Questa pratica anche se piuttosto fastidiosa accorcia i tempi di guarigione minimizzando il rischio di lesioni cicatriziali.
Nel caso in cui il favo da stafilococco non regredisse entro due settimane dalla comparsa dei sintomi, è raccomandato il trattamento farmacologico sistemico e/o l’applicazione topica di antibatterici specifici sulla scorta dell’esame batteriologico del prelievo.
Da questa breve descrizione emerge che il fai da te non è mai consigliabile soprattutto per lesioni di dubbia diagnosi e con esordio prolungato nel tempo (rivolgersi sempre al medico di famiglia).
Nel proprio ambulatorio e con adeguata esperienza possono essere trattate lesioni della pelle dal medico, che altrimenti meriterebbero accesso in Ospedale con conseguente risparmio di spesa sanitaria e di perdita di tempo per il paziente.
Dott.Ennio Sacco Medico-Chirurgo
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