sciamano

Il lungo percorso del medico, dalla magia sciamanica a quella sacerdotale

Non molto tempo addietro volendo definire in termini offensivi un medico lo si chiamava sciamano.
Tuttavia, chi era lo sciamano? Era, in sintesi, un mediatore tra il naturale e il trascendente attraverso l’estasi, non da intendersi come desiderio di salvezza ultraterrena, ma come mezzo per ottenere concreti risultati terreni.
Lo sciamano era il medico che curava le malattie allontanando gli spiriti maligni ed andando a ricercare l’anima perduta. Era il divinatore che interpretava il passato e prediceva il futuro.
Era chi accompagnava l’anima del defunto nella sua nuova dimora eterna.
Era il mago della caccia che assicurava la sopravvivenza al suo clan. Era infine colui che sovraintendeva ai sacrifici per ingraziarsi gli dei. Tratto comune di tutti gli sciamani esistiti dai paesi nord-asiatici alle Americhe è sempre stato l’incondizionato consenso ed il riconoscimento sociale del loro ruolo che essi hanno riscosso nel gruppo di appartenenza.
La medicina dei primitivi era basata sulla semplicità come sedare l’arsura bevendo, disinfettare le ferite con la propria saliva, estrarre corpi estranei dal proprio corpo, considerando anche il parto una forma di naturale disimpegno esistenziale.
La medicina magica demonistica e sacerdotale, in cui la malattia e la morte proveniva non da cause violente, era attribuita ad entità invisibili, come i demoni.
Questi potevano essere rabboniti solo da offerte, sacrifici e preghiere in cui s’invocavano Dei in grado di guarire ed in cui allo sciamano andava sostituendosi la figura eccezionale del sacerdote.
Questa figura era considerata capace di costituire il tramite tra soprannaturale e mondo umano ed unico depositario di rimedi contro le malattie.
Una testimonianza di questo tipo è riportata nell’antico papiro di Eberts dove “Io sono colui al quale gli Dei hanno confidato il segreto di far fuggire le malattie dal tuo corpo”. Tali sacerdoti, quindi, guidati dall’esperienza propria e di altri presero via via coscienza di come movimento, dieta, riposo, e virtù di piante medicinali fossero necessari alla guarigione.
Tale medicina empirica era sempre nei casi più difficili coadiuvata e arricchita da formule magiche, amuleti, talismani, riti propiziatori, scongiuri, o pratiche atte ad ingannare il demone.
Una pratica, ad esempio, era di nascondere il viso del paziente dietro orribili maschere o di dipingerlo di vari colori. Infine, andando avanti nel tempo maturò l’esigenza in tali sacerdoti-medici di differenziarsi nelle loro mansioni formando due distinte figure categoriali, i sacerdoti ed i medici.
Gli uni placavano le forze del male patogene con sacrifici e preghiere, gli altri affinavano sempre più la capacità di riconoscere e sperimentare le proprietà terapeutiche di erbe e piante medicinali, isolandone i principi attivi come il chinino dalla china; l’oppio dal papavero etc,etc. In conclusione quanto accennato circa il lento e sofferto percorso della medicina antica la dice lunga e dovrebbe far riflettere, a mio avviso, su due cose.
Uno è il valore sociale e la costante ricerca della professione medica che solo così può conservare nel tempo dignità e pubblica condivisione. Di converso l’altro riguarda la crisi che attraversa per certi aspetti l’arte medica oggi.
Dott. Giardina Gaetano
Medico Chirurgo

di Dott. Gaetano Giardina

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