Avere figli è sempre un accadimento meraviglioso, ma fin dalla loro nascita occorre avere cura della loro alimentazione. Le nuove Linee guida nazionali per la ristorazione ospedaliera pediatrica hanno indicato fin dal dicembre 2014 le azioni su cui lo Stato e le Regioni hanno trovato l’intesa per la loro applicazione in tutta Italia. Quanto consigliato non vale solo in caso di ricovero del bambino, ma può essere d’aiuto anche per la cucina casalinga, dove non sempre i genitori sono a conoscenza dei principi di una corretta alimentazione. Tra gli scopi delle linee guida, non vi è solo di garantire una corretta alimentazione durante l’eventuale degenza del bambino. Infatti, un’altra finalità è di “sfruttare” il momento del ricovero per una vera e propria verifica delle condizioni alimentari del bambino. Non è un caso isolato, poiché un’alimentazione corretta consente al bambino di evitare l’insorgere di disturbi assai complessi da risolvere nel prosieguo del tempo. Le tre fasce d’intervento vanno da zero a sei mesi, da sei a dodici mesi e da uno a tre anni. Le raccomandazioni prescrivono di dare al bambino nei primi sei mesi di vita solo latte materno. Perciò, le linee guida prevedono che ogni punto nascita e di assistenza al neonato sia in grado di fornire alla madre tutto il supporto conoscitivo e pratico per facilitare la scelta dell’allattamento al seno. Poi, nei successivi sei mesi, si abbandona progressivamente il latte materno stesso e si comincia a somministrargli alimenti diversi sia liquidi sia solidi. Infine, dal primo anno di età, il bambino potrà iniziare a mangiare gli stessi alimenti degli adulti in momenti e in quantità differenti. Infatti, le raccomandazioni indicano una divisione equilibrata dell’apporto calorico, Quest’ultimo sarebbe ripartito per il 20% nella colazione del mattino, nel 40% nel pranzo di mezzodì, nel 10% nella merenda pomeridiana e nel restante 30% a cena. Nelle linee-guida, è previsto che
ogni ospedale dovrà attrezzarsi per far osservare al momento del ricovero un vero e proprio screening nutrizionale. Ciò serve a verificare eventuali malnutrizioni e ad offrire chiare indicazioni alimentari ai genitori che potranno realizzare una volta tornati a casa. Così, negli ospedali è richiesto ai medici fin d’ora un intervento terapeutico di diagnosi e di cura. Tale intervento è richiesto sia nell’ambito delle giornate di permanenza in ospedale sia come occasione di condivisione con la famiglia dell’alimentazione ottimale per il bambino. Questa misura, del resto, è necessaria, poiché la malnutrizione ospedaliera è causa di significative ripercussioni sulla salute dei bambini fino al 47%, per difetto alimentare, e al 41% per eccesso alimentare. Non a caso, le linee guida corredano anche un dettagliato capitolato per le forniture alimentari ospedaliere, considerando che l’alimentazione è da ritenersi parte integrante della terapia clinica.
L’allattamento, inoltre, è consigliato che continui anche dopo i sei mesi, sconsigliando l’uso di latte vaccino prima dei dodici mesi.
L’ultimo aspetto non meno importante riguarda il tipo di alimentazione. Perciò, le linee-guida prevedono una ricca colazione a base di biscotti e una merenda a base di frutta. Il pranzo prevede primi alternati come riso, semolino e pasta, così come i secondi da scegliersi tra carni, uova, formaggio e salumi con l’aggiunta di verdure di stagione, più pane e frutta. Il menù della cena presenta le scelte del pranzo, ma differenti così da non somministrare cibi simili ai bambini. In questi casi, però, occorre no dimenticare eventuali intolleranze ai cibi e i bisogni nutrizionali del bambino in termini di proteine di vitamine e di minerali che variano per età, sesso e peso. Per quest’ultimo aspetto, sono fornite nelle linee guida dettagliate tabelle di riferimento.
Francesco Sanfilippo
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