La rivisitazione delle spesa (Spending review) è la politica seguita dai Governi per ridurre il deficit di bilancio. Questo concetto, però, prevede sì riduzioni, ma finalizzate al raggiungimento di obiettivi mirati con le risorse ottenute dalle spese rivedute e corrette.
Il diabete in questo quadro comporta un notevole aggravio per le spese sanitarie in Italia.
Eppure, secondo la Sid (Società Italiana di Diabetologia) è possibile risparmiare fino ad un miliardo di euro se il diabetologo può monitorare il paziente con diabete, mentre è ricoverato per altre cause. Sono sufficienti 500 diabetologi per sostenere 2,4 milioni di consulenze necessarie per gli 1,2 milioni di pazienti con diabete mediamente ricoverati ogni anno in Italia, ma farebbero risparmiare una cifra fino a 25 volte superiore.
La litania della Spending review è divenuta un imperativo per i nostri amministratori, spesso dimenticando che la “rivisitazione della spesa” presuppone piani di risparmio mirati al raggiungimento di obiettivi che garantiscano un’espansione successiva dell’economia.
Al contrario, la rivisitazione della spesa che si opera, è condotta con logiche di riduzione delle spese assai forti che non salvano attività o iniziative promettenti.
In questo modo, s’indebolisce la ripresa successiva, rendendo precari i servizi della Pubblica Amministrazione.
L’importanza di questa politica è molto valida per la spesa per la sanità che assorbe buona parte dei budget regionali. Perciò, non sorprende se questo settore delicato è nel mirino da tempo dei nostri amministratori come dimostra il caso siciliano, dove la politica di rientro messa in atto dai tempi dell’Assessore Russo ha comportato notevoli sacrifici. Questa politica si abbatte, però, sull’innovazione, sia sul fronte dei farmaci sia su quello dei dispositivi usati per coadiuvare la terapia. Il campo del diabete, da questo punto di vista, è uno dei settori maggiormente a rischio. Infatti, stanno arrivando nuovi farmaci e nuove opportunità di monitoraggio e di cura i cui costi sono sempre più difficili da supportare da parte del Sistema sanitario nazionale. Secondo il presidente della Sid, Enzo Bonora, “in primo luogo, bisognerebbe che la governance della spesa non fosse frammentata in molteplici governance: quella dei farmaci, quella dei dispositivi, quella delle cure ambulatoriali e ospedaliere (esami di laboratorio, ricoveri, ecc.). La valutazione del rapporto costo/efficacia è opportuna, anzi necessaria, ma non dovrebbe limitarsi ai farmaci o alle strisce per la misurazione della glicemia a domicilio.
Dovrebbe estendersi alle prescrizioni di esami di laboratorio e strumentali, ospedali, unità operative e anche singoli professionisti. Non dimentichiamo che farmaci anti-diabete, dispositivi per il monitoraggio glicemico, esami standard e centri diabetologici generano complessivamente il 10% circa della spesa per le persone con diabete, mentre il 90% è legato ai costi generati dalle complicanze e dalle comorbidità. Inoltre, servirebbe una governance del sistema nel suo complesso, che si estendesse a tutte le patologie e a tutte le discipline, con una pianificazione puntuale delle priorità e, quindi, degli interventi, senza navigare ‘a vista’”. Per far fronte a questa problematica, gli esperti della Sid (Società italiana di diabetologia) stanno lavorando a varie proposte per il contenimento della spesa sanitaria per mantenere risorse da destinare, appunto, all’innovazione.
In effetti, un’azione che consentirebbe l’affermazione di questa realtà a tutto vantaggio sia dei medici, sia dei pazienti sia degli amministratori, sarebbe
il consulto del diabetologo al momento del ricovero di una persona con diabete.
In Italia la durata della degenza di un paziente ricoverato è mediamente di nove giorni se non ha il diabete e di undici se ha il diabete. La prolungata degenza delle persone con diabete rispetto agli altri pazienti è legata frequentemente alla necessità di controllare meglio la glicemia. Tale controllo diviene fondamentale prima di una procedura (es. intervento chirurgico), durante l’evento intercorrente che ha determinato il ricovero (es. evento cardio-vascolare, patologia infettiva, frattura, ecc.) e prima della dimissione. Spesso il paziente è preparato all’uso domiciliare di farmaci e di dispositivi e la dimissione è ritardata, finché questo non avviene. In Italia, si contano ogni anno circa 1,2 milioni di ricoveri ordinari di persone con diabete e questi ricoveri costano quasi 10 miliardi di euro, considerando che una giornata di degenza costa in media € 750 e che la degenza media è 10,7 giorni.
Se si riducesse di un giorno la degenza media di una persona con diabete ricoverata per altra patologia (cosa che avviene per il 95% dei ricoveri), si risparmierebbe ogni anno quasi un miliardo di euro.
Al contrario, accorciando la durata media del ricovero di soli 0.5 giorni, il risparmio sarebbe di quasi mezzo miliardo di euro. Un diabetologo costa circa 80 mila euro l’anno e può effettuare ogni anno circa 5 mila consulenze a pazienti con diabete ricoverati per infezione, per intervento chirurgico, per frattura, per infarto o per qualsiasi patologia. Un intervento del diabetologo, si tradurrebbe in un controllo glicemico migliore durante la degenza, in un esito più favorevole e in una degenza più breve. Tale pratica, del resto, è già sperimentata in Germania e in Scandinavia dove i medici del pronto soccorso avviano direttamente tale consulenza. Per realizzare questo programma che prevedrebbe 2,4 milioni di consulenze necessarie per gli 1,2 milioni di pazienti con diabete mediamente ricoverati ogni anno in Italia, occorrono circa 500 diabetologi in più da inserire nella rete italiana al fianco dei 2000 già esistenti. Costerebbero sì 40 milioni di euro ogni anno ma farebbero risparmiare una cifra fino a 25 volte superiore. Secondo il Presidente Bonora “con la somma risparmiata si potrebbe sostenere l’innovazione terapeutica per il diabete e per molte altre patologie”.
Francesco Sanfilippo
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