Secondo il rapporto “Passi d’Argento”, presentato di recente a Palermo, l’Italia e la Sicilia hanno una considerevole popolazione anziana che, tra due decenni,raggiungerà il 30%. Le malattie cronico-degenerative mettono a rischio la salute di una percentuale considerevole di questa popolazione, i cui costi sanitari aumentano esponenzialmente. In Sicilia, gli anziani che vivono da soli sono il 20%, mentre il 68% riceve aiuto nelle principali attività della vita quotidiana, più di quanto accade in Italia (51%). Perciò, il rapporto sottolinea il ruolo attivo che il territorio e le associazioni possono svolgere per valorizzare l’anziano prima che sia troppo tardi. Infatti, l’anziano non va più inteso come un peso, ma come una risorsa che può ancora dire la sua nella società grazie all’esperienza umana acquisita nel corso di una vita.
L’Italia è il Paese d’Europa nel quale si vive più a lungo e la Sicilia è una delle regioni italiane con la maggiore sopravvivenza. Non a caso, nell’isola vivono quasi 1 milione di anziani dai 65 anni in poi, tenuto conto che l’aspettativa di vita oggi ha raggiungo, in media, gli 84 anni per le donne e i 79 per gli uomini. Poco importa se queste sono persone dotate di grande esperienza umana il cui declino fisico non necessariamente si accompagna a quello mentale. Eppure, il declino stesso favorisce malattie che mettono a rischio la salute degli anziani che hanno diritto ad essere curati dal nostro Sistema sanitario, pur richiedendo costi crescenti. In questo caso, possono essere ridotti da un’adeguata politica preventiva e da azioni integrate tra le Istituzioni sanitarie e le associazioni di volontariato operanti sul territorio. È quanto è emerso, tra gli spunti, dalla presentazione recente del Rapporto “Passi d’Argento”, a Palazzo Branciforti a Palermo da parte del Dasoe (Dipartimento Studi Epidemiologici della Regione Sicilia). Con il crescere dell’età media, crescono anche le esigenze di salute e di qualità della vita, per cui va studiato lo stato di salute degli anziani e vanno predisposti i programmi di prevenzione adeguati. Per questo, è nato il programma “Passi d’argento” che è uno studio condotto a livello nazionale ed attivato in Sicilia dall’assessorato regionale della salute, Dipartimento per le Attività sanitarie ed osservatorio Epidemiologico. Lo studio è stato promosso dal Ministero della Salute, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità e attivato anche nella regione Sicilia con la collaborazione della rete sanitaria (Assessorato Salute, ASP) e della rete sociale (Assessorato Famiglia-Politiche Sociali e Comuni). In Italia, la popolazione ultra64enne è in continuo aumento, perciò oggi rappresenta circa il 21% della popolazione, ma fra 20 anni arriverà a più del 30%. Si tratta di un cambiamento profondo per la nostra società che non può non considerare queste persone non come “anziani” oggetto di assistenza, ma come risorsa, per se stessi, per le famiglie e per la società intera. In questo contesto, per molti piani regionali sanitari o di prevenzione che mettono in atto delle azioni a favore degli ultra64enni, la sorveglianza offerta da Rapporti come Passi d’Argento può costituire una fonte inestimabile per valutare le condizioni di vita degli anziani. In questo modo, si possono garantire migliori condizioni di salute che comportano minori costi economici socio-sanitari, ma anche a maggiori risorse per le famiglie e la comunità. Lo studio sostiene che gli anziani siciliani sono mediamente in buona salute (46%). Tuttavia, quasi la metà di essi è a rischio fragilità ed il 70% soffre di almeno una malattia cronico-degenerativa, mentre il 34% degli ultra sessantacinquenni è a rischio di disabilità, senza contare che molti hanno rilevanti problemi uditivi e di vista. La frequenza degli anziani con difficoltà economiche ad arrivare a fine mese (75%) è alta rispetto al gruppo di anziani intervistati sul territorio nazionale (60%). In Sicilia, gli anziani che vivono da soli sono il 20%, mentre il 68% riceve aiuto nelle principali attività della vita quotidiana, più di quanto accade in Italia (51%). L’11% dei nostri anziani fuma, risultando più elevato del 2% rispetto alla media nazionale, mentre il consumo generale di bevande alcoliche è meno presente all’interno della nostra popolazione anziana rispetto alla media nazionale (Sicilia 10%, Italia 19%).Nonostante gli incidenti accaduti recentemente, il Ministero della Salute raccomanda sempre la vaccinazione antinfluenzale e per la popolazione anziana, in particolare, sono previsti programmi di immunizzazione antinfluenzale universale. Del resto, la copertura vaccinale in Sicilia non si discosta dal valore medio nazionale e si attesta al 39%. Invece, in Italia gli anziani che, in media, hanno difficoltà in almeno 2 attività della vita quotidiana (uso del telefono, prendere le medicine, fare compere, cucinare o riscaldare i pasti, prendersi cura della casa e altro) sono il 37%, mentre in Sicilia si raggiunge il 53%. Le persone con disabilità (non in grado cioè di muoversi autonomamente da una stanza all’altra, di lavarsi, di farsi il bagno o la doccia, di vestirsi, di mangiare, di essere continenti o di usare i servizi igienici) sono in media il 16%, con una media regionale pari al 20%. Le malattie cardiovascolari (50%), il diabete (28%) e le malattie respiratorie (33%) si rivelano essere più elevate in Sicilia rispetto alla media nazionale. Non a caso, in Sicilia così come in Italia, il 63% circa degli intervistati dichiara di essere iperteso. Anche la depressione richiede la sua parte di tributo, poiché, nell’Isola, il 34% gli anziani mostra sintomi di depressione, più le donne (42% vs 22%) e coloro che presentano un più basso livello di istruzione (38%). Inoltre, il 20% degli anziani (14% Italia) non vede bene, il 25% (vs 18% Italia ) ha problemi di udito e il 23% (vs 15% Italia) di masticazione. Dai dati, emerge una realtà variopinta che può cambiare nella misura in cui la società è disposta a ripensare i suoi modelli. Per questo, il rapporto invita il territorio e le associazioni che ne rappresentano le sentinelle ad un ruolo più attivo per valorizzare l’anziano prima che sia troppo tardi.
Francesco Sanfilippo
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