nervi

La diagnosi precoce delle lesioni ai nervi favorisce il loro recupero in tempi brevi


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Nel campo delle lesioni nervose periferiche, l’opportunità per una diagnosi precoce è spesso dettata dall’evoluzione temporale dei risultati neurofisiologici, limitando il valore di un accertamento in acuto. Lesioni di nervo da trauma o da iatrogene sono abbastanza comuni con un alta incidenza (34%) nelle lesioni traumatiche craniche e sopra il 5% dei pazienti ammessi al trauma center. Siccome tali lesioni si verificano, spesso, nel contesto di severe malattie mediche, la diagnosi è frequentemente ritardata. I pazienti operati con alterata coscienza non sanno riferire dolore, debolezza, intorpidimento, deficit correlati alle lesioni di nervo periferico. L’immobilizazione per fratture ossee in pazienti vigili impedisce la valutazione neurologica e i sintomi da lesioni di nervi periferici possono essere attribuiti a cause muscoloscheletriche. Quando si sospetta una lesione di nervo periferico, gli studi neurofisiologici sono acquisiti sia per la diagnosi sia per la prognosi. La validità di questi test dipende dal tempo di acquisizione e dall’esatto meccanismo di lesione. I test neurofisiologici non possono determinare precisamente l’estensione del danno assonale durante le prime settimane dopo la lesione, e le risposte motorie e sensitive che si determinano con l’esame delle velocità di conduzione nervosa periferica possono persistere per 11-14 giorni. Nello stesso tempo al test elettromiografico insorge un’anomala attività spontanea di denervazione. Solo dopo 3-4 settimane dalla lesione si sviluppano interamente i risultati neurofisiologici. L’esatto tempo di questi eventi dipende dalla distanza tra il sito di lesione e quello di misurazione della risposta motoria o sensitiva. La valutazione del recupero spesso richiede diversi mesi di osservazione. Studi neurofisiologici standard non possono differenziare la neurotmesi (lesione completa di nervo) dall’assono tmesi (lesione parziale). Vi è una differenza prognostica critica tra questi stati perché un recupero spontaneo e significativo è più probabile che si verifichi nell’assonotmesi. La crescita nervosa procede ad un ritmo di 1-2 mm al giorno e la reinnervazione può prendere 3-6 mesi di tempo in base alla sede della lesione. Spesso l’ispezione nervosa chirurgica in lesioni chiuse è la sola via realizzabile per distinguere i due stati suddetti. È stato chiaramente dimostrato il ruolo emergente dell’Ultrasonografia (US) periferica nel trattamento di tali lesioni come alternativa all’esplorazione chirurgica per determinare l’integrità strutturale dei nervi periferici. L’US è stata usata in combinazione con i test neurofisiologici e ha modificato la diagnosi e/o il trattamento del 58% di lesioni nervose periferiche consecutive, differenziando effettivamente la neuro tmesi dall’assonotmesi. Si è dimostrata la complementarietà delle due metodiche che insieme modificano il corso della cura. Un precoce recupero delle lesioni nervose periferiche severe porta ad un miglior risultato, ma, purtroppo, la limitazione temporale dei test neurofisiologici periferici non facilita un intervento precoce. L’ultrasonografia può identificare la presenza di neurotmesi il giorno stesso della lesione dando informazioni anatomiche che sono complementari ai test neurofisiologici e facilitando puntuali e convincenti processi decisionali sulle procedure di riparazione nervosa periferica. Le lesioni nervose periferiche possono essere studiate attraverso l’esame clinico e neurofisiologico insieme con un’immagine precoce.
Sia l’Ultrasonografia che la RMN sono utili ma l’Ultrasonografia offre dei vantaggi, poiché è meno costosa e può essere eseguita al letto del paziente. Non vi è più alcuna ragione per ritardare l’indagine sulle lesioni nervose periferiche, per cui “il tempo è nervo”, poiché il primo serve per una precoce valutazione anatomica delle lesioni di nervo periferiche.
Dott. Marcello Romano

di Dott. Marcello Romano

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