Tutti abbiamo le emorroidi, poiché sono un groviglio di arterie e vene, circondate da tessuto e localizzate nel canale anale. Hanno un ruolo fondamentale nel mantenimento della continenza fecale. Quando, però, s’infiammano e s’ingrossano, danno luogo alla malattia emorroidaria che può arrecare disturbi capaci di limitare una normale vita quotidiana. La malattia emorroidaria consiste nello scivolamento del tessuto emorroidario verso il basso e all’esterno del canale anale. È sempre più frequente nella popolazione occidentale a partire dai 45 anni d’età. E’ dovuta, spesso, ad un errato stile di vita e ad un’alimentazione povera di fibre e d’acqua. Infatti, bere poco, mangiare poche fibre, sforzarsi quando si defeca, stare a lungo sul water a leggere (o navigare con il tablet) sono errate abitudini dietetiche e comportamentali. Queste possono favorire l’insorgenza della stipsi e la possibile comparsa di problemi a carico del distretto emorroidario. L’ideale sarebbe espellere le feci senza doversi sforzare, ma non dimentichiamo che anche ripetuti episodi diarroici possono avere lo stesso effetto. Una buona evacuazione è la migliore condizione per la salute del nostro ano. Altri fattori che possono favorire l’insorgenza della malattia emorroidaria sono la predisposizione ereditaria, la situazione ormonale, lo stile di vita, la sedentarietà, la gravidanza, il sovrappeso, l’abuso di lassativi, e via dicendo. Cibi piccanti e cioccolata possono favorire l’infiammazione delle emorroidi. Alcuni cibi, infatti, possono far male, soprattutto in caso di patologia conclamata. Chi è colpito da malattia emorroidaria è particolarmente sensibile all’abuso di sostanze come il cioccolato, il pomodoro, il vino, l’alcol, le sigarette, il riso per la sua azione astringente. Le emorroidi si possono suddividere in quattro categorie, secondo la loro dimensione e il grado di prolasso, dalle situazioni più lievi (emorroidi di I e II grado) a quelle più serie (III e IV grado). E’ utile sapere che, a differenza delle ragadi, la malattia emorroidaria può provocare sanguinamento, ma non dare dolore. Questa condizione può verificarsi se si è colpiti da una complicanza della malattia stessa (come la trombosi), un problema episodico che può colpire anche soggetti portatori di emorroidi di I grado che si sforzano per defecare. Il sanguinamento è un sintomo comune anche ad altre patologie colon-rettali ben più serie alle quali la malattia emorroidaria può essere associata. In caso di sanguinamento, anche quando apparentemente banale della regione anale e quando, pur mantenendo le stesse abitudini di vita e alimentari di sempre, il paziente comincia a soffrire di stitichezza ricorrente, è sempre importante parlarne con il proprio medico. Una diagnosi è fondamentale e si ottiene solo attraverso un’accurata visita proctologica specialistica, al fine di escludere un’eventuale causa tumorale e d’individuare le terapie più adeguate. A scopo preventivo, tutti coloro che superano i quarant’anni dovrebbero sottoporsi obbligatoriamente ad una visita proctologica, soprattutto se vi è familiarità di neoplasie colon-rettali. Se dalla colonscopia si riscontrano dei polipetti, la successiva indagine andrà ripetuta dopo due anni, invece, in caso di esito negativo, il paziente potrà ripetere l’esame ogni cinque anni. Ricordiamo che la prevenzione è l’unica arma contro il cancro, perché nasce dalla buona informazione condotta dai sanitari. In un momento economico particolarmente difficile come quello che stiamo vivendo, è l’unico modo per contenere la spesa sanitaria che diventa altissima quando si devono affrontare i costi dei presidi e dell’assistenza di un paziente che si ammala.
Le emorroidi di primo e secondo grado vanno trattate con terapia medica e/o ambulatoriale, altrimenti detta parachirurgica. Per quelle di terzo e quarto grado è, invece, indicato il trattamento chirurgico.
La scelta della tecnica chirurgica da utilizzare varia da caso a caso in base al quadro clinico con cui si presentano le emorroidi. In ogni caso, le tecniche chirurgiche moderne – quando ben utilizzate – consentono di ridurre enormemente il dolore del decorso postoperatorio che in passato costringeva il paziente a letto a lungo con sofferenze atroci.
Negli ultimi anni le industrie hanno reso disponibili per i chirurghi proctologi molti strumenti che permettono loro di affrontare nel miglior modo possibile la cura delle emorroidi, con il minimo dolore per il paziente e una più ridotta degenza postoperatoria.
Giusy Egiziana Munda
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