Un progetto pilota, il primo del genere in Sicilia, per l’assistenza domiciliare ai pazienti affetti dalla malattia di Parkinson. Parte dall’azienda Villa Sofia-Cervello una nuova iniziativa che punta a creare una rete di integrazione fra ospedale e territorio per la presa in cura dei soggetti alle prese con questa malattia neurodegenerativa progressiva. Un progetto di un anno proposto e curato, in collaborazione con l’Asp di Palermo, dall’ambulatorio Parkinson del Cto, nato nel 1979, coordinato da Tania Avarello, dal 2002 riconosciuto come centro di riferimento regionale per il Parkinson. E’ qui che è nata una vera e propria task force, gli angeli del Parkinson, un’equipe composta da cinque figure professionali, tutte donne, un logopedista, un neuropsicologo e un neurologo, assunti a contratto dall’Azienda per questo progetto, più un assistente sociale e un fisioterapista già in organico all’Azienda. Il loro territorio di riferimento, individuato dal progetto, è quello degli ex distretti sanitari 12 e 13 e interessa la zona di Borgo Nuovo e poi parte del quartiere Libertà, Politeama e Partanna-Mondello. Sono i medici di base, coinvolti e informati dell’iniziativa dall’Asp 6, ad attivare la procedura segnalando al Centro Parkinson, mediante e mail creata ad hoc, le situazioni che riguardano i loro pazienti affetti dalla malattia. Entra a questo punto in gioco l’equipe che interviene a domicilio, effettua una valutazione del paziente e compila una scheda con la diagnosi e la terapia al fine di attivare i percorsi necessari che possono prevedere l’assistenza domiciliare per i soggetti che non possono deambulare o la presa in carico ambulatoriamente da parte dell’Asp 6. Questa fase riguarda i pazienti con la malattia in fase avanzata e sono già una ventina i casi affrontati dal mese di luglio da quando il progetto è entrato nella sua fase operativa.
Ma il progetto prevede anche una fase di prevenzione per quei soggetti nei quali il Parkinson si trova nella fase iniziale. “Le esperienze e gli studi che ci provengono dal modello anglosassone – spiega la dr.ssa Avarello – hanno dimostrato che se un parkinsoniano viene trattato in maniera integrata fin dall’inizio con le figure professionali competenti e con un percorso individuale, la malattia si rallenta notevolmente, come dimostrato dalla stabilizzazione della terapia. Questo significa non solo migliore qualità dei vita per i pazienti, ma anche riduzione delle complicanze, del coinvolgimento delle strutture ospedaliere e di conseguenza anche razionalizzazione delle risorse economiche.
La nostra equipe sta effettuando anche questo tipo di valutazione per avviare successivamente i pazienti verso i centri convenzionati esterni, creando una rete riabilitativa ambulatoriale”. Oltre a queste due fasi, elemento qualificante del progetto è la cartella elettronica che permette di seguire in maniera lineare il percorso diagnostico-terapeutico del paziente con indicazione degli interventi effettuati da ciascuna figura coinvolta.
“Uno strumento – afferma la dr.ssa Avarello – di estrema importanza sia per i pazienti che per i medici e gli operatori. Seguirà il paziente in tutte le fasi della malattia e garantirà maggiore efficienza e una migliore organizzazione del lavoro. Ci stiamo lavorando e a breve sarà pronta”.
Redazione
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