Il diabete di tipo uno, meglio conosciuto come diabete giovanile, potrebbe non accompagnarci più nei prossimi anni, sconfitto dalla ricerca medica e dalle innovazioni offerte dalle cellule staminali. Queste ultime, sapientemente miscelate in un cocktail di sostanze chimiche adeguate, possono essere trasformate in cellule beta del pancreas, in grado di produrre insulina e controllare il livello di zucchero nel sangue. È quanto è emerso in uno studio realizzato ad Harvard University da un gruppo di ricercatori guidato dal professor Doug Melton. Il diabete di tipo uno è una forma di diabete che appartiene alla famiglia delle malattie autoimmuni, caratterizzata dalla distruzione delle cellule B pancreatiche. Questa forma colpisce circa il 3% della popolazione mondiale con un’incidenza particolare nelle regioni del Sud Italia e in Sardegna. Il team ha prodotto centinaia di milioni di cellule in laboratorio grazie alle staminali embrionali, creando, in seguito, un “mix perfetto” di sostanze chimiche in grado di mutarle in cellule beta del pancreas, proprio lo stesso tipo che sono attaccate e distrutte dal sistema immunitario impazzito nelle persone affette diabete di tipo 1. Nei topi di laboratorio affetti da questa patologia, le cellule si sarebbero rivelate in grado di produrre insulina e di regolare i livelli di zucchero nel sangue per diversi mesi. I risultati sarebbero molto positivi, ma gli studiosi sarebbero prudenti, poiché ci vorranno altre ricerche per definire questa una vera e propria cura. In effetti, resta, finora, insoluto un ostacolo notevole perché le cellule beta del pancreas, iniettate nuovamente nel corpo umano, potrebbero nuovamente essere attaccate e distrutte dal sistema immunitario. Infatti, le cellule beta sono colpite dal nostro stesso sistema immunitario che, per meccanismi biologici ancora sconosciuti, non riconosce queste cellule produttrici di insulina e le distrugge sistematicamente. Secondo Sarah Johnson, rappresentante dell’Associazione Jdrf- Improving lives, curing type 1 diabetes, finanziatore della ricerca, “questa non è una cura ma è di sicuro un enorme passo avanti. L’obiettivo a lungo termine è rimpiazzare le cellule che producono insulina e “spegnere” la risposta immunitaria che provoca il diabete di tipo 1”.
Francesco Sanfilippo
Tags Cellule embrionali mutate Diabete 1° tipo nuova speranza