Un bimbo italiano ogni 1.000 nuovi nati presenta alla nascita un deficit dell’udito sufficientemente grave da pregiudicare un normale sviluppo del linguaggio. Uno ogni 4.000 è invece affetto da sordità totale (ipoacusia neurosensoriale bilaterale profonda) che non può essere trattata impiantando protesi acustiche convenzionali. In questi casi l’impianto cocleare, il cosiddetto ‘orecchio bionico’, rappresenta l’unica soluzione per ristabilire una normale funzionalità uditiva nei più piccoli. Il Bambino Gesù, l’ospedale pediatrico di Roma, è Centro di riferimento regionale per la diagnosi e il trattamento delle sordità neonatali. E l’Unità operativa dipartimentale di audiologia e otologia – che negli ultimi 5 anni ha eseguito 109 interventi di impianto cocleare in età neonatale – ha sempre prestato attenzione alla presa in carico non solo del neonato sordo, ma anche della famiglia. Proprio per mettere a confronto le esperienze dei genitori di bambini portatori di impianto cocleare – o di altra protesi impiantabile – con i genitori di bimbi candidati a questi trattamenti, l’ospedale organizza una serie di incontri a partire da sabato 27 settembre presso il Villino Sion (piazza Sant’Onofrio 4, Roma), alla vigilia della Giornata mondiale del sordo. Il primo dei 5 incontri previsti sarà dedicato al ‘Comprendere e accettare una diagnosi di sordità’. Agli appuntamenti parteciperanno anche una psicologa e un’audiometrista. “Parlando di neonati sordi candidati ad un impianto cocleare – spiega Pasquale Marsella, responsabile della Struttura di audiologia e otologia – vi lascio immaginare quanto si sentano disorientati e spaventati i loro genitori di fronte ad una tale prospettiva per il proprio bambino appena nato. Il nostro lavoro quindi non si esaurisce col puro atto chirurgico, ma si dilata in un percorso molto articolato (che vede coinvolti audiologi, psicologi, logopedisti, audiometristi), in cui accompagniamo il piccolo paziente e i suoi genitori dal momento della diagnosi (che sia il più precoce possibile) fino all’intervento e anche dopo, durante la necessaria riabilitazione”. L’impianto cocleare è indicato in tutti i bambini con sordità profonda bilaterale, presente dalla nascita o acquisita nel corso della vita, ai quali le protesi acustiche non sono in grado di garantire un adeguato accesso al mondo dei suoni. Comunemente detto ‘orecchio bionico’, l’impianto cocleare è una protesi per l’udito in grado di sostituire del tutto la funzione della coclea, organo dell’orecchio interno deputato alla conversione delle onde sonore in impulsi elettrici destinati alle vie uditive. L’impianto cocleare presenta una componente interna e una esterna e non esistono limiti inferiori di età per il suo posizionamento.
Una volta stabilita la diagnosi di sordità ed eseguiti i necessari accertamenti, in assenza di controindicazioni l’impianto cocleare si può eseguire anche prima che il bambino compia l’anno di vita: la finestra tra i 12 e i 18 mesi di vita viene considerata quella ideale al fine di coniugare una certezza diagnostica con una tempestività terapeutica. “La patologia va conosciuta – continua Marsella – il trattamento compreso e le aspettative vanno gestite. Nel corso della riabilitazione, mentre il bambino scopre un intero nuovo mondo fatto di rumori sconosciuti, parole e musica, i genitori riscoprono la speranza e possono immaginare un nuovo futuro per il loro bambino”.
“Tutto questo – spiega lo specialista – grazie ad un intervento che in mani esperte non risulta particolarmente impegnativo, che non comporta dolori nel postoperatorio, ma solo una cicatrice di pochi centimetri dietro il padiglione auricolare.
Ma l’intervento chirurgico rappresenta una parentesi, ovviamente molto delicata, all’interno di un percorso multi-specialistico che rappresenta la migliore risposta che il Bambino Gesù può dare a queste famiglie”.
AdnKronos Salute
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