Alimentazione corretta, esposizione al sole e attività fisica intelligente possono aiutare a prevenrire l’insorgenza della malattia
Nel nostro tempo, il cattivo stile di vita, basato sulla sedentarietà e su una dieta spesso non equilibrata, provoca molte delle malattie più diffuse e più costose. Una di queste malattie è l’osteoporosi, spesso sottovalutata e non sufficientemente trattata, che colpisce nel mondo una donna su cinque e un uomo su otto. Questa patologia stravolge la microarchitettura ossea e ne riduce la resistenza, favorendo le fratture.
L’osteoporosi, in realtà, si genera quando le cellule che costituiscono lo scheletro riducono la rigenerazione cellulare, provocando la rarefazione dell’osso. Ciò, spesso, è causato da un deficit ormonale nelle donne, dalla già citata sedentarietà, dall’abuso di fumo da tabacco o dall’uso del cortisone per lungo tempo.
Questa malattia può essere prevenuta con una buona alimentazione che contenga calcio che si depositi nelle ossa, o una buona esposizione al sole, in modo da sviluppare la vitamina D, assai utile per ritardare l’insorgenza dell’osteoporosi. L’accumulo di tali riserve, però, avviene dall’infanzia fino ai 25 anni, oltre questa soglia il corpo non raccoglie più calcio. La dose di calcio da assumere quotidianamente è di 800 mg da 1 a 6 anni, 1000 mg dai 7 ai 10 anni, 1200 mg dagli 11 ai 17 anni, mentre negli adulti dai 18 ai 29 anni la quantità ritorna a 1000 mg.
Tra interventi chirurgici, spese di ospedalizzazione, riabilitazione, assistenza socio-sanitaria e rischio complicanze, è stato calcolato che, in Europa, i pazienti affetti da osteoporosi occupano 500 mila posti-letto per una spesa annua di 3,5 miliardi di euro. In Italia, i pazienti affetti sono 5 milioni e il costo annuale di ospedalizzazione per fratture del femore provocato dalla malattia si aggira sui 500 milioni di euro. In Europa, si ha una frattura ogni 30 secondi e un paziente su cinque muore per fratture vertebrali o femorali causate dalla fragilità ossea, portando i decessi annui a 150 mila. Inoltre, il 61% delle donne cui è stata diagnosticata una frattura della vertebra, non riceve alcuna forma di prevenzione secondaria. Se si tiene conto di queste cifre e dell’aumento dell’età media della popolazione, non sorprende che tali costi si moltiplicheranno enormemente.
Come testimoniano i dati, si tratta di una malattia sociale dai gravi sviluppi clinici che incide notevolmente sulla qualità di vita della quarta età. Tuttavia, come detto, questa malattia può essere prevenuta con una buona alimentazione o una buona esposizione al sole da cui è assorbito l’80% della vitamina D necessaria, assai utile per ritardare l’insorgenza dell’osteoporosi. È necessario, infine, uno sport gravitazionale come il trekking o la corsa, che aiuta il corpo a sviluppare la densità ossea.
Francesco Sanfilippo