Sovrappeso e obesità sono in aumento, secondo i dati dell’European Association for the Study of Obesity. Il fenomeno è di portata mondiale ma interessa soprattutto 10 Paesi che, nel complesso, detengono il primato di ospitare la metà degli obesi di tutta la Terra: USA (13%), Cina e India (15%), Russia, Brasile, Messico, Egitto, Germania, Pakistan e Indonesia. Abbiamo un incremento di pazienti obesi, per i quali i traumi ortopedici sono più complessi da curare. Il peso grava sui tessuti muscolo-scheletrici rendendoli più fragili e, anche in caso di fratture, ci sono complicanze per tutto, anche solo per gestire gli spostamenti del paziente durante il ricovero e per gli esercizi di riabilitazione. Presso il nostro ospedale il team della mia divisione collabora anche con esperti di alimentazione per supportare i pazienti prima e dopo gli interventi chirurgici. Una corretta alimentazione aiuta anche la salute delle ossa. Il mio team è specializzato nella gestione delle complicanze pertanto anche per i pazienti obesi che hanno problematiche particolari siamo molto attenti a come gestiamo l’iter di cura. Siamo specializzati per tecniche chirurgiche che consentono di fare fronte anche alle infezioni osteoarticolari molto frequenti in pazienti obesi. L’aumento del sovrappeso è vertiginoso e si cerca di arginarlo con iniziative e mezzi diversi, di avviare campagne sulla sana alimentazione e l’attività fisica soprattutto rivolta ai bambini per prevenire il fatto che possano diventare poi degli adulti in sovrappeso. Infatti l’obesità è collegata a una serie di disturbi a breve e lungo termine, tra cui difficoltà di movimento, scarsa autostima e aumento del rischio di malattie metaboliche (diabete mellito di tipo 2, dislipidemie, ipertensione arteriosa, ecc.), cardiovascolari e di alcuni tipi di cancro. Per un paziente obeso, occorre utilizzare delle tecniche chirurgiche mirate, evitare perdite di sangue eccessive durante l’intervento, utilizzare metodiche che riducano rischi di infezioni. Perlopiù i nostri pazienti obesi presentano complicanze ortopediche quali osteoartrosi (ginocchio, anca e colonna vertebrale), ernie del disco vertebrale, lombalgia, coxa vara, epifisiolisi della testa del femore, oppure patologie come il morbo di Blount e la malattia di Legg-Calve-Perthes (necrosi avascolare della testa del femore). Per le fratture del femore abbiamo una buona casistica di casi risolti con un buon recupero di mobilità posturale da parte dei pazienti. L’obesità acquisita nella vita adulta riduce l’aspettativa di vita in media di 7 anni e nella popolazione severamente obesa l’aspettativa di vita è ridotta di circa 9 anni nelle donne e di 12 anni negli uomini. Quindi, come Divisione cerchiamo anche di attivare un percorso di cura che sensibilizzi ad affiancare al recupero ortopedico pure un recupero di equilibrio muscolo-scheletrico unito ad una riduzione di peso.
Redazione
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