Nell’ambito dei rischi occupazionali in sanità, una tipologia di eventi particolarmente critica è quella rappresentata dalla violenza nei confronti degli operatori da parte dei pazienti e/o loro familiari. Nello specifico il problema diventa particolarmente gravoso, quando tali eventi si verificano in Aree di emergenza/urgenza, rischiando di compromettere la qualità dei percorsi clinico-assistenziali ed il livello motivazionale dei professionisti. Tale fenomeno, anche per le rilevanti implicazioni di carattere organizzativo, relazionale e professionale, rappresenta un problema di difficile soluzione. Recentemente l’Institute for Emergency Nursing Research e l’Emergency Nurses Association dell’Illinois (USA) hanno condotto una ricerca al fine di valutare la dimensione esperienziale (psico-emotiva e relazionale) dei professionisti della salute che in area di emergenza, durante il servizio ha subito violenze fisiche o psicologiche. Lo studio è stato condotto su un campione di 46 operatori di area di emergenza che hanno descritto in forma narrativa l’esperienza della violenza subita. L’analisi qualitativo-descrittiva delle narrazioni ha consentito l’identificazione delle dimensioni caratterizzanti il fenomeno e delle ricorrenze che rivelano la dimensione psico-emotiva e relazionale di chi ha subito violenza. Dai risultati è emerso che tra le dimensioni che contribuiscono al manifestarsi del fenomeno, ci sono questioni di “architettura ambientale” (progettazione degli spazi inidonei alla sicurezza del personale), di “ambiente geografico” (ubicazione della struttura sanitaria presso aree periferiche, suburbane o ad elevata densità criminale). Esiste anche un problema di accettazione “psicologica” e “culturale” che è definito immodificabile perché percepito come un rischio connaturato alla professione e all’area assistenziale. L’elevata vulnerabilità dell’area di emergenza è emersa anche da uno studio dell’Emergency Nurses Association americano che, indagando vissuto e percezioni degli infermieri di area di emergenza che hanno subito violenze durante il servizio, ha ricostruito le dimensioni del fenomeno. È stato, così, somministrato un questionario strutturato ad un campione di 3465 infermieri dell’Associazione, in servizio presso numerose strutture ospedaliere. Dai risultati, pubblicati nel 2010, è emerso che circa il 25% degli intervistati ha subito violenze fisiche più di 20 volte negli ultimi 3 anni e quasi il 20%, invece, ha sperimentato violenze verbali più di 200 volte nel corso dello stesso periodo. Con riferimento alla tipologia dei pazienti, alcuni dati interessanti sono stati forniti dallo studio condotto qualche anno fa dal Southern Medical Group della Florida (USA). Secondo questo studio, la maggiore aggressività caratterizza chi soffre di disfunzioni cognitive (79%), di dipendenze da alcool o droghe (60,5%), dai parenti o dagli stessi pazienti per le condizioni cliniche (55,8%). Causa di tale aggressività, sempre secondo lo studio, è legata alle politiche ospedaliere, ai tempi di attesa e al sistema sanitario in generale. Sul piano dei fattori legati a dinamiche sociali, caratteristiche sociografiche e posizione geografica, altri studi hanno fornito contribuiti significativi utili in termini di precoce identificazione dei soggetti più pericolosi e, quindi, di previsione degli eventi aggressivi. In particolare, uno studio inglese di qualche anno addietro, mediante una revisione retrospettiva di 218 report di incidente segnalate in un anno, ha ricostruito frequenza, cause e caratteristiche sociografiche degli aggressori. Tali studi dimostrano la rilevanza del problema che configura, a tutti gli effetti, un Evento Sentinella e che dunque merita la definizione di strategie necessarie per riconoscere i soggetti più pericolosi, monitorare i soggetti recidivi, evitare i fattori scatenanti e concomitanti. Secondo il 4° Rapporto SIMES del Ministero della Salute, pubblicato nel 2013, l’evento “Atti di violenza a danno di operatore” rappresenta il quarto evento più segnalato in Italia nel periodo 2005-2011 dalle strutture ospedaliere presenti sul territorio nazionale. Il problema è talmente rilevante che il Ministero della Salute ha elaborato la Raccomandazione n. 8 per la Prevenzione degli atti di violenza a danno degli operatori pubblicata nel novembre 2007 ponendo l’attenzione sugli elementi fondamentali utili ad arginare il fenomeno.
Maria Grazia Garofalo
Coll. Sanitario Infermiere
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