La cistite è un’infiammazione della vescica urinaria, che è l’organo dedicato alla raccolta dell’urina. Nella maggior parte dei casi, la cistite è riconducibile ad infezioni batteriche da Escherichia coli, in un minor numero di casi è dovuta ad altri batteri come Proteus, Klebsiella Pseudomonas, Staphylococcus saprophyticus e Staphylococcus aureus. Tuttavia, quest’infezione si sviluppa anche per infezioni virali o micotiche, da farmaci, da agenti chimici tossici, per calcoli o per tumore alla vescica. Colpisce con maggiore frequenza le donne poiché la loro uretra è più corta (circa 5 cm) di quella degli uomini (16 cm circa), perciò il rischio di una contaminazione da parte dei batteri fecali è più alto per le donne, poiché tali batteri possono più facilmente risalire l’uretra fino alla vescica. Quest’infezione rappresenta la seconda più frequente dopo di quelle delle vie respiratorie e, ogni anno, in Italia sono diagnosticati 2 milioni Ivu (infezioni delle via urinarie). Si calcola che circa il 25% delle donne adulte soffre di cistite almeno una volta l’anno, perciò si computa che il 30% delle donne ed il 12% degli uomini almeno una volta nella vita siano incorsi in una infezione delle vie urinarie e la metà di questo campione sia costituita da infezioni ricorrenti. Nell’età adulta si ammala di queste infezioni un uomo ogni 30 donne, ma il rapporto è inverso nell’età neonatale e nella terza età, dove i lattanti e gli anziani maschi hanno più probabilità delle femmine di ammalarsi. Tuttavia, l’incidenza varia con l’età, poiché è molto bassa fino ai 20 anni, ma la probabilità di cistiti ricorrenti cresce con l’aumentare del numero dei casi, mentre diminuisce se l’intervallo tra una cistite e l’altra è stato più lungo. I fattori di rischio della cistite nella donna possono essere diversi, quali l’età, i rapporti sessuali (che favoriscono il passaggio di batteri patogeni nella vagina, poi nell’uretra ed infine nella vescica), la stitichezza, l’uso del diaframma e delle creme spermicide. I fattori di rischio per l’uomo, invece, sono spesso riconducibili a ipertrofia o a stati infiammatori della prostata. Nella maggior parte dei casi, l’infezione è causata dalla proliferazione di batteri normalmente presenti in altre zone del corpo, come nell’intestino e nasce quando questi batteri sono trasportati nella vescica, la quale reagisce all’invasione, infiammandosi. Le cistiti possono, però, essere provocate anche da batteri provenienti dall’esterno dell’organismo oppure derivati da un’alterazione della flora batterica vaginale, che rompe l’equilibrio tra batteri “buoni” e “cattivi” che permette di mantenere in salute la vagina. Quando l’equilibrio viene meno, quelli “cattivi” diventano aggressivi e possono quindi causare irritazioni, infiammazioni, bruciori oltre alle cistiti. La migrazione dei batteri e le alterazioni della flora batterica alla base della cistite dipendono da tantissime cause diverse. Il trattenimento dell’urina rende quest’ultima troppo concentrata, perciò va espulsa con una certa frequenza, per garantire alla vescica il giusto lavaggio, allontanando i batteri. Un altro errore comune è non bere a sufficienza durante la giornata, così che la quantità di urina prodotta è troppo bassa perché riesca a svolgere con costanza il lavaggio della vescica che, dunque, può più facilmente essere colonizzata da germi. Le cistiti possono essere causate anche da cattive abitudini, come indossare pantaloni troppo stretti o biancheria intima in materiale sintetico (meglio il cotone, che lascia traspirare) che irritano la zona. Anche le errate abitudini alimentari possono causare una cistite, poiché possono rendere le urine troppo acide, cioè aggressive nei confronti della mucosa che ricopre la vescica. In questo modo, l’organo è meno protetto ed è più esposto alle infezioni. Anche i periodi di stress fisico o psichico possono avere un ruolo nello sviluppo della malattia, giacché l’organismo è più debole, per cui è più soggetto a sconvolgimenti interni ed è più vulnerabile all’azione di germi o batteri. Un’altra causa può dipendere dall’uso di alcuni farmaci, quali gli antibiotici il cui uso porta ad un calo delle difese naturali a livello locale, per cui la zona è meno protetta. Infine, le cistiti possono dipendere da malformazioni anatomiche o da lesioni dell’apparato urinario, presenti fin dalla nascita oppure provocate da un’altra malattia, da un intervento chirurgico o dall’inserimento di un catetere. Le cistiti costituiscono un problema dal punto di vista clinico, sia per gli effetti psicologici che inducono, sia per i costi sanitari che ne derivano, sia dal punto di vista dei costi sociali (assenze dal lavoro, ecc). I disturbi provocati dalle cistiti si differenziano in acute e croniche. Le cistiti acute sono le sovrainfezioni micotiche come quelle provocate da funghi del genere Candida, favorite dalla terapia antibiotica, o le pielonefriti acute che sono infiammazioni localizzate, che colpiscono la mucosa del bacinetto renale (o pelvi renale) ed il rene. Le cistiti croniche, invece, sono costituite da contrattura pelvica, da dispaureniche è un dolore che la donna avverte nell’area della vagina o della pelvi durante un rapporto sessuale. A queste, si aggiungono la vestibolite vulvare che è un’infiammazione della mucosa del vestibolo della vagina, ossia dei tessuti posti all’entrata della vagina, e la Pielonefrite cronica. In genere, la terapia scelta è antibiotica, e va prescritta dal proprio medico.
Francesco Sanfilippo