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Trapianto d’organi: un evento che cambia 
la dimensione e la qualità della vita 
di chi vi si sottopone
di Giusy Egiziana Munda -

“Avevo 15 anni quando ho vissuto la mia prima esperienza di trapianto”. Inizia così il suo racconto Renato Di Marco, presidente dell’associazione “Obiettivo Trapianto” Sicilia, quello di una persona che si è trovata a lottare contro la malattia, il dolore, l’angoscia e ha vinto. “Ho iniziato a quell’età a fare la dialisi – prosegue– ma quasi subito i medici mi hanno parlato della possibilità di essere sottoposto ad un trapianto di rene. Ero giovane e mi chiedevo come potesse funzionare in un altro corpo l’organo di una persona morta. Mi sono messo in lista d’attesa, ma in Italia allora (eravamo nel ’73) attendere un trapianto presupponeva attese interminabili. Solo nell’81 grazie ai cosiddetti viaggi della speranza ho ricevuto il mio rene a Bruxelles”. 
Ma l’odissea di Di Marco non è finita qui. “A causa di una trasfusione infetta (purtroppo in passato non c’era il grado di sicurezza odierno), mi sono ammalato di cirrosi epatica. In questi casi non è possibile essere sottoposti immediatamente al trapianto di fegato. Bisogna attendere che il proprio organo sia del tutto fuori uso per poter essere inserito in lista d’attesa”. 
E’ una storia piena di dolore quella che ci viene raccontata perché “con la cirrosi epatica si sta molto male – spiega Di Marco – e non esiste una terapia sostitutiva in attesa del trapianto”. A causa della malattia il nostro intervistato ha avuto più volte delle encefalopatie grosso-sistemiche, una menomazione della funzione delle cellule cerebrali che comporta deficit cognitivi, diminuzione del grado di coscienza, anomalie dei riflessi fino alla morte. “Non riconoscevo le persone, non riuscivo a collegare ciò che dicevo con ciò che volevo dire – confessa – e per la paura di sbagliare ho rinunciato per lungo tempo a parlare. La mia vita era pressoché inutile perché riuscivo a malapena a mangiare”. Poi, finalmente, arriva la chiamata per il trapianto. “Non ho avuto esitazioni – dichiara – perché avere un fegato o un rene da un donatore, terminare la dialisi e andare incontro a prospettive di vita migliori creano un'altissima aspettativa”. 
Ci parla delle sensazioni vissute dopo un trapianto. “Al riveglio si prova un’emozione bellissima – dice - perché si ha la sensazione di entrare in un’altra vita, ci si riappropria della dimensione reale del proprio tempo, quello che prima del trapianto era scandito dai ritmi della dialisi e reso interminabile dall’attesa. Ci si sente persone normali, le forze aumentano, ritorna l’appetito, svaniscono i problemi connessi con le patologie degli organi interessati e la propria vita non deve più dipendere da una macchina”. 
Sta bene oggi Di Marco, anche se dovrà seguire per tutta la vita una terapia immunosoppressiva per il rigetto, conseguenza di una specifica risposta immunitaria da parte del corpo ricevente verso l’organo estraneo per un’incompatibilità biologica, determinata dagli anticorpi. Un problema che non avviene se il donatore è un consanguineo del ricevente come nei trapianti di rene da donatore vivo. “Penso spesso a colui che ha permesso la mia rinascita e in sua memoria ogni anno nella ricorrenza della data del trapianto osservo qualche minuto di silenzio”, confida. Ma quale sensazione ha avuto nel sapere che i suoi organi provenissero da una persona che non c’è più? “Personalmente non ho avuto alcun problema. Ma non è così per tutti. Alcune persone rifiutano l’organo e spesso anche la terapia sostitutiva”. Ha una funzione molto importante in queste dinamiche la psicoterapia. “Ringrazio il mio anonimo donatore – riprende – e soprattutto la sua famiglia che, in un momento difficile, ha trovato la forza di dare un senso al dolore per la perdita del proprio caro”. 
Attraverso i trapianti, la morte ha assunto un significato alternativo a quello comune: è possibile continuità della vita. Lo sa bene questo Di Marco che, in qualità di presidente dell’associazione “Obiettivo Trapianto” Sicilia (presente a Palermo, a Catania, Trapani, Caltanissetta e Agrigento) ne sottolinea gli obiettivi. “Oltre alle attività di volontariato nell'ambito del territorio della regione siciliana in favore di pazienti e di famiglie di pazienti trapiantati, di quelli in terapia conservativa e di quelli in attesa di trapianto, e a tutelarne i diritti, la nostra associazione – dichiara - è particolarmente impegnata in attività di formazione, informazione, educazione, sensibilizzazione e divulgazione della cultura della donazione degli organi, facilitando la comprensione di ciò che circonda il mondo dei trapianti. Nonché a diffondere la cultura della prevenzione”. 
Il presidente coglie l’occasione per ricordarci due importanti appuntamenti della sua associazione con la collettività “Il prossimo 9 giugno saremo con uno stand in piazza Politeama e domenica 22 luglio terremo un convegno a carattere regionale presso l’autodromo di Pergusa, per parlare di solidarietà, trapianti e donazioni degli organi”. 

Per informazioni: Associazione "Obiettivo Trapianto" Sicilia, via Messina Marine, 331- Palermo tel. 0916496836 cell. 347 3419066. e-mail: info@obiettivotrapianto.it

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