Girarsi e rigirarsi nel letto senza riuscire ad addormentarsi, o avere frequenti risvegli notturni, oppure svegliarsi al mattino con la sensazione di non aver riposato, ma anche, avvertire per tutto il giorno stanchezza e sonnolenza, astenia o apatia, e l’abbassamento del grado di attenzione durante lo studio o sul lavoro. Possono essere gli indicatori di un sintomo molto frequente, l’insonnia. “Il sonno è un istinto e un bisogno fisiologico importante per tutti gli esseri viventi e, sebbene ancora oggi non si conosca il motivo per cui sia necessario dormire, si sa, però, che l’insufficienza o la mancanza di sonno può portare a serie patologie fisiche e psichiatriche e, nei casi più gravi, alla morte”, ci dice il dott. Luigi Pastore, specialista in Neurologia e Psichiatria, direttore dell’U.O. di Neurologia presso l’Azienda ospedaliera Ospedali Riuniti Villa Sofia – Cervello di Palermo, che prosegue: “Comunemente si pensa che durante il sonno il cervello riposi. Nulla di più sbagliato. Studi rivelano che mentre si dorme si ha un’intensa attività cerebrale e neuronale e che la fase più proficua e riposante del sonno in cui il cervello si ricarica è quella in cui si sogna. Chi sogna, quindi, ha un sonno qualitativamente buono”.
Perché il bisogno di dormire è maggiore quando c’è buio?
“Il buio favorisce la produzione di melatonina (il principale ormone del sonno), che, invece, si riduce in presenza di luce. Questo spiega perché il ritmo del sonno sia cambiato nel corso dei secoli: quando non esisteva l’elettricità le ore di sonno erano maggiori, oggi sono diminuite”.
Quanto bisogna dormire per stare bene?
“Il fabbisogno quotidiano di sonno va dalle 6 alle 8 ore. Vi sono soggetti che possono trovare giovamento con sole 4 ore di sonno, altri, invece, che continuano a sentirsi stanchi anche dopo aver dormito per 8 e più ore”.
Da cosa può essere causata l’insonnia?
“Innanzitutto è opportuno fare una distinzione tra insonnia primaria e secondaria. Nel primo caso, che riguarda i pazienti nei quali non si riscontrano disturbi psichiatrici o psicologici, spesso la causa scatenante è la cattiva igiene del sonno. Nell’insonnia secondaria, invece, le cause possono essere sia di origine psicologica (come stress, ansia e depressione), sia di origine fisica (dolori articolari, reflusso gastroesofageo, disturbi respiratori, ecc…)”.
Cosa s’intende per igiene del sonno?
“Il rispetto di alcune regole d’oro per dormire bene: attività come mangiare, leggere o guardare la televisione, non devono essere fatte a letto; andare a letto quando si ha sonno; la stanza dev’essere sufficientemente buia, silenziosa e di temperatura adeguata (né troppo calda, né troppo fredda). Nelle ore che precedono il sonno, non svolgere attività che risultano particolarmente coinvolgenti sul piano fisico,mentale e/o emotivo (studio, lavoro al computer, videogiochi , attività fisica impegnativa, ecc...). Anche l’alimentazione è un fattore importante nel conciliare il sonno: evitare, quindi, di assumere, nelle ore serali, bevande alcoliche o a base di caffeina o di fare pasti particolarmente proteici. E’, invece, preferibile una dieta a base di zuccheri (un classico è la tazza di latte caldo e dolcificato o con biscotti per conciliare il sonno dei bambini ed efficace anche negli adulti) perché facilita la produzione di serotonina (sostanza che ha un ruolo importante nella regolazione del sonno) favorendo l’innesco e il mantenimento del sonno. Cercare di coricarsi la sera e alzarsi al mattino ad orari regolari e costanti e quanto più possibile consoni alla propria tendenza naturale al sonno, senza protrarre troppo le ore di veglia oppure il tempo di permanenza a letto. Evitare i sonnellini serali o dopo cena: sono deleteri per la qualità e la quantità del sonno notturno perché consumano in anticipo la quota di sonno che dovremmo consumare la notte. La pennichella nel primissimo pomeriggio, invece, fa bene perché aiuta a staccare la tensione del giorno e può favorire il sonno notturno. Infine, una doccia tiepida prima di andare a letto, stimola il rilassamento e può essere un buon aiuto per dormire. Se il sonno non arriva entro mezz’ora, alzarsi e mettersi a leggere o fare qualcosa di rilassante, o sorbire una tisana o del latte caldo”.
Quali sono i soggetti maggiormente colpiti da insonnia?
“Gli anziani in particolare, per effetto di patologie particolarmente diffuse nella tarda età (respiratorie, cardiologiche, urinarie, reumatologiche, neurologiche) e per l’uso di alcuni farmaci, ma anche chi è affetto da nevrosi, ansia e depressione. La risoluzione del problema in questi soggetti è possibile se si agisce sulla causa, che può essere rimossa attraverso interventi neurologici o psicoterapeutici e attraverso l’acquisizione e l’uso di tecniche di rilassamento tipiche, per esempio, dello Yoga”.
Dopo quanto tempo dalla comparsa dell’insonnia bisogna rivolgersi al medico?
“Prima possibile quando si riconosce di non riuscire ad avere un buon riposo. Il medico di base è il primo riferimento che, dopo una prima analisi del problema, invierà il paziente allo specialista neurologo o psichiatra che, attraverso un ascolto attendo del paziente, potrà elaborare la diagnosi e, individuate le cause del disturbo, impostare la terapia più adeguata a rimuoverle”
Qual è il trattamento terapeutico più efficace per la cura dell’insonnia?
“Partendo dal concetto che non si cura l’insonnia, ma il paziente che soffre d’insonnia, un punto fondamentale è la personalizzazione della terapia, per cui alcuni casi possono essere risolti rispettando le regole dell’igiene del sonno, altri attraverso terapie non farmacologiche, come la psicoterapia o lo yoga, altri invece attraverso l’uso di farmaci, dietro stretto controllo del medico. Riguardo a quest’ultima forma di trattamento si nota, purtroppo, un atteggiamento demonizzante da parte di chi, scoraggiando l’assunzione di farmaci antidepressivi in pazienti nei quali sono particolarmente necessari, possono favorirne il suicidio. Non sempre gli psicofarmaci sono da togliere, in alcuni casi salvano la vita”.
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