E’ un disturbo molto diffuso che interessa un po’ tutte le fasce d’età a partire dai diciottenni: si tratta della cervicalgia o dolore cervicale, causa di assenze prolungate e continue dal lavoro, con conseguente aggravio sull'economia nazionale. Il sintomo più diffuso viene descritto come dolore localizzato al collo che si può estendere alle spalle, fino alle braccia (causando un blocco dei movimenti con limitazione della funzionalità articolare) e, in alcuni casi, può provocare nausea e vertigini. Chi soffre di artrosi cervicale sa benissimo che questa patologia tende a ripresentarsi nel tempo e in presenza di determinate condizioni: l'inizio della stagione invernale e l'abbassamento delle temperature, oppure la presenza di umidità. Ma soprattutto “l’uso esagerato del climatizzatore, che ci espone a sbalzi di temperatura eccessivi e dannosi per la nostra salute”, come spiega la dott.ssa Maria Pia Gargano, specialista in Medicina dello Sport e dirigente dell’U.O. di Medicina fisica e Riabilitazione di Villa Sofia- CTO. Prosegue: “Ma, la cervicalgia può essere scatenata anche dallo stress, dalla sedentarietà, dalla tensione psicologica e dalla cattiva postura che la vita moderna o le abitudini sbagliate possono imporre. E’ il caso degli atteggiamenti posturali scorretti e protratti nel tempo sul lavoro, a scuola, in auto che possono determinare una serie di contratture muscolari e l’infiammazione dei nervi paravertebrali e di conseguenza il dolore cervicale. Il suo effetto si potenzia in conseguenza della somma dei microtraumi che possono derivare alla colonna vertebrale da movimenti bruschi che si compiono, ad esempio, per evitare un incidente quando si guida”. E se i sintomi del dolore cervicale sono la conseguenza di vizi di postura e di uno scorretto stile di vita come si possono ridurre o prevenire? “Rispettando alcune semplici regole – afferma la dott.ssa Gargano - come il cercare di mantenere una postura corretta sia mentre si cammina che quando si sta seduti. Se si lavora davanti al computer, è bene concedersi spesso piccole pause per sgranchirsi le gambe e per fare esercizi al tratto vertebrale, come rotazioni e flessioni del collo. Assumere una corretta posizione anche quando si sta seduti in auto, tenendo la schiena il più possibile diritta e ridurre il vuoto tra la zona lombare e lo schienale attraverso l’uso di un cuscino”. E quando il dolore è acuto? “La terapia più idonea e immediata è quella farmacologica – precisa la specialista - che deve sempre essere guidata dal medico e limitata nel tempo. Ritengo che la forma d’intervento più salutare sia quella che prevede più terapie alternative all’uso dei farmaci”. E’ molto importante, inoltre, che il paziente non sottovaluti i sintomi di questa patologia che, in alcuni casi, possono rappresentare l’esordio di altri disturbi anche più gravi. “Le vertigini, che rappresentano il sintomo più diffuso della cervicalgia tra gli anziani e la cui causa principale sono le artrosi, possono, in altri casi, sottendere problemi di carattere neurologico (come la sindrome di Arnold Chiari, una patologia dovuta ad una malformazione congenita del tratto cervicale, che esordisce con sintomi vertiginosi)“, avverte la specialista. In assenza di disturbi gravi (come per esempio la comparsa di paresi evidenti anche agli arti inferiori), di competenza più squisitamente neurochirurgica , lo specialista idoneo a valutare le patologie alla cervicale e ad approntare la terapia più adeguata è il Fisiatra. “Ionoforesi, Tens, correnti diadinamiche, laser, mobilizzazioni, rieducazioni funzionali , (particolarmente praticato presso il CTO di Villa Sofia, è l’esercizio terapeutico cognitivo, una metodica che segue l’impostazione teorica della riabililatazione neurocognitiva) o, ancora, agopuntura, massoterapia, manipolazioni (queste ultime due sono assolutamente da evitare in presenza di radicoliti e di rigidità pluridirezionale del collo) e, nei casi più gravi, l’invio del paziente alla terapia del dolore. Sono gli strumenti terapeutici di questo settore la cui scelta dipende da un’attenta valutazione del caso che rappresenta per il medico anche lo strumento che gli consente di individuare i pazienti che meritano un approfondimento diagnostico”.
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