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Buone notizie: un centro per il diabete in gravidanza alla Triolo Zancla e un servizio integrato all’ASP
di Giusy Egiziana Munda -

La casa di cure Triolo Zancla ospita un centro di riferimento per il diabete in gravidanza. Un reparto nel quale le donne sono seguite costantemente dal diabetologo in stretto rapporto con il ginecologo. Ce lo rivela il dott. Mario Manunta, specialista in Medicina interna e Diabetologia e responsabile del servizio. “In alcune donne – spiega Manunta - la gravidanza può fare emergere una condizione relativamente frequente chiamata diabete gestazionale o gravidico. Il ginecologo ha il compito d’individuare attraverso uno screening specifico i casi che hanno una familiarità con il diabete e gli eventuali campanelli d’allarme (come la frequente abortività e i casi di macrosomia, cioè la gestazione di feti molto grossi rispetto alla norma), che rappresentano elementi predisponenti alla malattia. Questi soggetti, all’inizio del sesto mese di gravidanza, vengono sottosti ad un test semplicissimo , noto come curva a carico orale di glucosio (o OGTT), che consiste nel far bere, a digiuno, glucosio in soluzione. A questo punto iniziano i prelievi ematici, uno basale, uno dopo un’ora e dopo due ore. In una condizione di normalità i valori glicemici ricavati non devono essere superiori a 92 mg/dl, per il primo prelievo, 180 mg/dl per il secondo e a 153 mg/dl per il terzo. Valori superiori anche solo di due punti a quelli indicati rivelano un caso di diabete gravidico”. 

Quali trattamenti sono previsti in questi casi?
“Il primo è soprattutto di tipo nutrizionale, che deve garantire un apporto energetico non inferiore alle 1800 calorie, utili a salvaguardare la vita della madre e del feto. Si tratta di una dieta a contenuto controllato di idrati di carbonio con particolari accorgimenti, come lo spuntino prima di andare a letto allo scopo di controllare la glicemia a digiuno del mattino dopo. La tendenza odierna è quella di affiancare questo intervento con piani di attività fisica, aerobica e costante, allo scopo di abolire la sedentarietà (altro fattore favorente l’incremento del diabete). E nei casi in cui tali accorgimenti si rivelano insufficienti a mantenere o riportare nella norma i valori glicemici, si ricorre alla terapia insulinica, l’unica possibile in gravidanza. No,invece agli ipoglicemizzanti orali”.

Esiste un servizio di riferimento per il paziente diabetico?
“Sì, è lo sportello dedicato dell’Asp 6 di via Giacomo Cusmano, che stiamo migliorando. Grazie, infatti, alla sensibilità dell’Assessore alla Sanità Massimo Russo, si sta lavorando per riorganizzare sul territorio la Diabetologia, a favore delle fasce più deboli e per incentivare l’attività fisica. A tal proposito, un pool di diabetologi è al lavoro per creare un servizio efficace per il paziente diabetico, attraverso il modello della gestione integrata che prevede il coinvolgimento di tutti i servizi di Diabetologia del territorio e i medici di Medicina Generale”.

Quali novità per la cura del diabete? 
“Uno studio interessante è quello che sta conducendo il Diabetes Research Institute di Miami, diretto dal Prof. Camillo Ricordi, riguardante la possibilità di un trapianto di cellule staminali nel pancreas dei pazienti diabetici per guarire dalla malattia. Ma sono studi non ancora praticabili su larga scala. Le novità in campo farmacologico, invece, sono già in uso e riguardano la sostituzione delle vecchie insuline con analoghi umani sintetizzati mediante ingegneria genetica. Con l’apporto esterno di insulina nei pazienti diabetici, è possibile, quindi, compensare i valori di quell’ormone che il loro pancreas non è in grado di produrre. La terapia ideale, in atto, è rappresentata dallo schema basal – bolus che, attraverso 4 somministrazioni di insulina al giorno e compensando i picchi di glicemia con l’uso di analoghi rapidi di insulina, permette un buon controllo della gestione degli zuccheri. Si lavora alla formulazione di un’insulina somministrabile ogni tre giorni”. 

Per ovviare alla disfunzione del pancreas sarebbe praticabile la strada del trapianto? 
“Non proprio, se si pensa che il trapianto di pancreas comprende, inevitabilmente, anche quello dei reni (cosa che presuppone l’esistenza di un elevato numero di donatori) e che non conduce a risultati apprezzabili. E’ contemplato solo in casi particolarissimi”. 

Esiste una correlazione tra la terapia che un paziente segue per la cura di alcune patologie e l’insorgenza del diabete?
“Le terapie che possono scatenare la condizione di diabete di tipo 2 sono soprattutto quelle corticosteroidee e quelle utilizzate per il trattamento delle neoplasie. In ogni caso, occorre che ci sia una predisposizione. Nessuna correlazione invece con le terapie cardiologiche o quelle per il controllo della pressione arteriosa. Studi medico- scientifici, anzi, rivelano che i farmaci utilizzati per il controllo dei valori pressori hanno un effetto riducente sull’incidenza del diabete”.

Quali rischi aiuta a ridurre la cura precoce del diabete?
“Soprattutto il rischio di complicanze. Esso determina un problema di tipo vascolare sia ai vasi di piccolo che di grosso calibro portando a complicanze macro-angiopatiche (infarto, ictus) o micro-angiopatiche (danni alla retina, problemi ai reni), che possono essere prevenute attraverso l’esame del fondo oculare del paziente diabetico o l’esame delle urine per la ricerca della micro albuminuria”. 

Una dieta drastica può aiutare a contrastare lo sviluppo del diabete di tipo 2?
“Non servono diete drastiche, ma mangiare in modo corretto ed equilibrato. Il paziente diabetico non deve privarsi di quegli alimenti dannosi per l’elevato indice glicemico, ma deve ridurne le quantità e alternarne il consumo. Studi rivelano che ammalarsi di diabete è più difficile se si mangia bene e ci si muove tanto e il paziente diabetico che rispetta queste due regole ha anche maggiori benefici nella terapia e una maggiore difesa dal rischio di complicanze cardiovascolari”. 

Il fumo può influire sullo sviluppo del diabete?
“No, ma aumenta l’incidenza delle complicanze cardiovascolari”. 

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