Seguire un’alimentazione sana, equilibrata e priva di eccessi e fare tanta attività fisica costante e regolare sono le regole base per uno stile di vita salutare che riguarda tutti. Ma rappresentano un imperativo dopo gli eccessi a tavola dei periodi di vacanza, da unire ad un esame ematochimico per monitorare il proprio stato di salute al momento e per controllare in particolare i valori della glicemia, cioé di uno dei fattori che evidenziano la possibile presenza di un diabete.
Ma da quali avvisaglie una persona, apparentemente sana può avere il sospetto di aver contratto il diabete? Lo abbiamo chiesto al dott. Giuseppe Smedile, specialista in Endocrinologia e Malattie metaboliche, aiuto all’Unità Operativa di Endocrinologia, Diabetologia e Malattie del metabolismo dell’Ospedale “Papardo” di Messina e presidente dell’Aniad Sicilia (Associazione Nazionale Italiana Atleti Diabetici) che precisa: “I segni tipici di un sospetto di diabete sono quelli di un dimagrimento immotivato, che perdura per giorni, la sensazione di forte sete, l’aumento della diuresi, un senso di stanchezza marcata e immotivata, la tendenza ad avere infezioni recidivanti della pelle, soprattutto ai genitali. Sintomi che dovrebbero indurre i medici di base ad indirizzare il paziente a sottoporsi ad esami clinici mirati quali: esame della glicemia a digiuno e due ore dopo un pasto e l’emoglobina glicata, un parametro che rivela il grado del compenso metabolico nel paziente diabetico. In un paziente con compenso metabolico buono questo valore è pari a 7. Valori superiori dello stesso parametro sono indice di scompenso”.
Complicanze croniche
Quali sono le maggiori conseguenze di un mancato o ritardato trattamento del diabete?
“Il diabete provoca complicanze sia di tipo acuto che cronico. Le prime, tipiche soprattutto del diabete giovanile (diabete mellito di tipo 1, ndr) riguardano le ipoglicemie e situazioni cliniche marcate che possono portare al coma. Nel diabete dell’adulto sono molto importanti le complicanze croniche che tendono a svilupparsi col passare degli anni, soprattutto se il paziente si cura male, o non è attento alla terapia. Esse possono manifestarsi a carico dell’occhio, causando un danneggiamento della retina, sino a portare alla cecità totale, o a carico dei reni, il cui danneggiamento può portare alla dialisi, o, ancora, a carico dei vasi e dei nervi degli arti inferiori, determinando la formazione di ulcerazioni anche gravi (tipica è quella dei piedi) che possono portare nei casi più gravi all’amputazione totale dell’arto interessato. E non dobbiamo assolutamente sottovalutare gli enormi costi sociali della cura quando si verificano questi casi”.
In che modo è possibile effettuare una diagnosi precoce della malattia?
“Attraverso la somministrazione di appositi questionari a tutta la popolazione a rischio. L’esito delle risposte rivela quali sono i casi che potrebbero sviluppare la malattia in un tempo prospettico di dieci anni. I pazienti particolarmente esposti vengono, quindi, invitati a sottoporsi a specifici controlli e a modificare il proprio stile di vita in modo da ritardare l’insorgenza della malattia”.
Vi sono novità dal punto terapeutico?
“Sì, in particolare riguardano la messa in campo di nuovi farmaci soprattutto per il trattamento del diabete di tipo 2”
E per quanto riguarda la somministrazione della terapia?
“E’ sempre più diffuso l’uso della penna insulinica (uno strumento per l'iniezione sottocutanea dell'insulina, ndr), che ha quasi totalmente sostituito le comuni siringhe e i microinfusori (anche di ultima generazione), sempre più sofisticati per rispondere alle esigenze dei pazienti”.
Qual è la situazione epidemiologica del diabete allo stato attuale?
“Purtroppo, è in forte aumento lo sviluppo della malattia, soprattutto quella degli adulti (o di tipo 2) in tutti i Paesi industrializzati (ma anche in quelli dell’ex Terzo mondo, come India, Cina, Asia, Giappone), tanto da essere considerata un’epidemia mondiale. Nel mondo sono, infatti, circa 250 milioni i malati di diabete e studi prospettici dicono che, continuando così, nel 2020 il numero potrebbe salire a 320 milioni. Una malattia dal forte impatto sociale per gli ingenti costi che comporta la cura delle complicanze, tanto da spingere tutte le nazioni del mondo a cercare di combatterla con forme di prevenzione”.
Come si attua la prevenzione?
“Nell’ambito del diabete di tipo 2, basta seguire uno stile di vita sano, un’alimentazione equilibrata, fare attività fisica con costanza e regolarità, per allontanare, quantomeno, il periodo dell’insorgenza. Diverso è per il diabete di tipo 1 (che colpisce chi ha una predisposizione ad ammalarsene): non può essere prevenuto, in quando ancora oggi non se ne conoscono le cause”.
Quale obiettivo sta particolarmente a cuore all’Aniad Sicilia?
“La diffusione,tra i pazienti diabetici, della cultura di una sana attività fisica e sportiva, utile al miglioramento della loro qualità di vita. Un atto importante per i notevoli benefici che se ne ricavano, tra i quali, in particolare, quello di contribuire a ridurre i valori di glicemia nel sangue, tanto da essere ritenuta una forma di terapia”.
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