Stiamo pensando alle vacanze e per molti il conto alla rovescia è già iniziato. Ma tra le tante cose da fare e da organizzare, prima della partenza, pensiamo anche a compiere un piccolo, ma importante gesto: andiamo a donare il sangue. Un atto volontario, non retribuito dal quale può dipendere la salvezza di una o più vite umane. Sì, perché, anche se negli ultimi anni le donazioni sono cresciute in maniera costante, parallelamente è aumentato anche il bisogno di sangue, sostanza fino ad oggi insostituibile. Nonostante i progressi delle scienze biologiche, infatti, l’uomo rimane ancora oggi l’unica possibile sorgente di sangue e, d’altra parte, con lo sviluppo della scienza e della tecnica mediche, sono diventati sempre più ampi i campi di applicazione del sangue e dei suoi derivati ad uso terapeutico.
“Indispensabile nei servizi di primo soccorso, in chirurgia, nella cura di alcune malattie tra le quali quelle oncologiche e nei trapianti, la crescente richiesta di sangue non può essere soddisfatta se non con la crescita del numero dei donatori”, spiega la dottoressa Rosalia Agliastro Direttore della Unità Operativa di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale ARNAS Civico di Palermo.
Donare sangue significa partecipare alla costituzione di quel patrimonio comune che è la “banca del sangue” ospedaliera, che distribuisce gratuitamente i componenti del sangue a chiunque ne abbia necessità. Un ruolo molto importante ricoprono, a tal proposito, le singole associazioni diffuse nel nostro Paese che si adoperano per la raccolta del sangue. La donazione di sangue è un gesto di altruismo facile da compiere e se si dona periodicamente si può sperare di soddisfare la continua domanda.
Lavoro più facile
“Essere un donatore di sangue abituale - chiarisce la dottoressa Agliastro - facilita il lavoro dei servizi trasfusionali degli ospedali in quanto permette una più adeguata programmazione della raccolta del sangue ed una migliore gestione delle situazioni di urgenza e di emergenza”. Purtroppo però, ancora oggi in molte regioni d’Italia (inclusa la nostra) la raccolta di sangue non basta a far raggiungere l’autosufficienza e “solo grazie ai trasferimenti da altre Regioni si riesce a coprire la necessità che emerge particolarmente in alcuni periodi come quello estivo e di fronte a casi particolari”, sottolinea la dott.ssa che prosegue: “La situazione, infatti, si fa più critica di fronte a pazienti emopatici, come coloro che sono affetti da leucemia o da talassemia, per i quali le donazioni annuali per un singolo malato crescono in maniera esponenziale. Grazie alla generosità dei donatori che afferiscono al nostro servizio di medicina trasfusionale, all’associazione Thalassa e all’associazione Fiore (con il suo piccolo bacino di utenza) riusciamo a seguire ben centosettanta talassemici. Si tratta di persone a cui garantiamo la vita (con una trasfusione ogni quindici - venti giorni) da quando erano piccole. Un successo se si pensa che negli anni Settanta la vita media di un talassemico era di undici - tredici anni. Non solo, grazie alle donazioni possiamo fornire sangue ed emocomponenti a tutta l’azienda Civico, all’Ospedale dei Bambini, all’Oncoematologia pediatrica, all’Ematologia adulti, all’Ismett, al Buccheri La Ferla, e ad alcune Case di cura come la Cosentino, la Triolo Zancla e Villa Serena. Per questo non si può abbassare la guardia e colgo l’occasione per ribadire quanto sia importante che tra la popolazione cresca e si diffonda l’importanza e il valore civico della donazione di sangue. E invito soprattutto i giovani che, portando nuova linfa, permettono un ricambio dei donatori che hanno compiuto sessantacinque anni (età massima consentita per donare)”.
Ma donare sangue, oltre a far bene agli altri, aiuta a far bene a se stessi. Le donazioni periodiche e regolari, infatti, sono per il donatore un efficace strumento di prevenzione che garantisce un controllo costante del proprio stato di salute, attraverso le visite mediche e gli accurati esami di laboratorio eseguiti ad ogni prelievo.
“Una persona su dieci - spiega la Agliastro - durante le visite preliminari alla donazione, scopre di avere patologie infettive, del sangue o cardiopatie, che scoperte in tempo possono essere trattate precocemente”.
Per diventare donatore occorre avere un’età compresa tra i diciotto e i sessantacinque anni ed essere in buona salute. Non può donare chi ha comportamenti a rischio o dipendenza da farmaci o droghe. Molti donatori sono idonei anche a tipi di prelievo diverso da quello di sangue intero, come le donazioni in afèresi, che servono ad assicurare la disponibilità di plasma e piastrine per i pazienti che necessitano di specifici trattamenti.
“Attraverso il sistema della predonazione, istituito in Sicilia da cinque - sei anni , - conclude la dott.ssa Agliastro - un donatore può diventare tale solo se gli esami specifici a cui viene sottoposto (per le epatiti B e C, la sifilide e l’HIV) danno esito negativo. Il sangue di un donatore periodico è, quindi, sicuro perché proviene da soggetto controllato sistematicamente. E per garantire sicurezza e qualità, presso il servizio di medicina trasfusionale dell’Arnas Civico tutti gli atti di una donazione sono rigorosamente tracciati dal sistema informatico, che registra i percorsi del sangue, dalla vena del donatore a quella del ricevente, passando per gli obbligatori controlli clinici”.
Basta davvero poco per fare del bene a se stessi e agli altri. Ricordiamoci che diventare donatore è una scelta, ma trovarsi dalla parte del ricevente no, e potrebbe capitare a chiunque di noi.
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