Gli ultimi accermenti hanno
messo in dubbio che responsabili dell’infezione da Escherichia coli che ha colpito migliaia di persone in Germania (sollevando notevoli preoccupazioni in molti Paesi), sarebbero i cetrioli spagnoli, ma altre colture probabilemente- prodotte in Germania.
L’infezione si è manifestata prevalentemente nel Nord Europa e non ha interessato l’Italia. Il caso ha puntualmente scatenato paure e psicosi di massa.
Indipendentemente dal fatto in sè, abbiamo cercato di capire perché succedano episodi del genere e come affrontarli. Abbiamo sentito il gastroenterologo Sergio Peralta - responsabile dell’U. O. di Endoscopia Dige-stiva Diagnostica e
Interventistica, afferente all’U. O.C. di Gastroenterologia ed Epatologia diretta dal Prof. Antonio Craxi del Policlinico di Palermo - che ci ha aiutato a delineare in modo più preciso la vicenda e come comportarsi di fronte ai rischi d’infezione da batteri.
“Nel nostro reparto – esordisce Peralta - ci occupiamo del trattamento di pazienti epatopatici, ma anche di quelli colpiti da coliti in genere di tipo cronico, comprese quelle acute ed emorragiche. Ed è proprio quest’ultima una delle presentazioni cliniche con cui si manifesta l’infezione da Escherichia coli di cui si parla in questi giorni. I ceppi di Escherichia coli che causano malattie per l’uomo sono spesso classificati a seconda del tipo di malattia che causano o attraverso le tossine che possono produrre. I più gravi sono indicati come produttori di verocitotossina (VT). Il ceppo tedesco è il raro E. coli (VTEC) O104 (contro il sierotipo più comune noto come E. coli O 157) che provoca gastro-enteriti acute con diarree ematiche e, nei casi più gravi, la sindrome emolitico-uremica (SEU o HUS), che è caratterizzata da insufficienza renale acuta”.
Che cos’è la sindrome emolitico-uremica?
“E’ un disturbo che si verifica in genere quando l’infezione, causata dall’E. coli, interessa la mucosa intestinale producendo sostanze tossiche che possono entrare nel flusso sanguigno e causare malattie renali, sino all’insufficienza renale acuta. È più comune nei bambini e negli anziani. Per tale ragione, il recente anomalo aumento dei casi, non tanto di diarrea acuta emorragica, ma delle sindromi emolitico-uremiche registrate tra gli adulti, ha messo in allarme la società scientifica”.
In che modo avviene la trasmissione del batterio nell’uomo?
“Per via oro-fecale: l'agente infettante entra nell'organismo attraverso la bocca e viene eliminato con le feci. Entrambi i ceppi dell’E. coli (sia il comune O 157 che il più nocivo O 104) vengono contratti dall’uomo attraverso il cibo o l’acqua contaminati. Gli ortaggi contaminati trovati in Germania potrebbero essere stati irrigate con acqua contenente il batterio o ci sarebbe stato materiale fecale nel terreno in cui sono stati coltivati. Ma la contaminazione potrebbe avere luogo anche durante la fase di trasporto, lo stoccaggio o addirittura la commercializzazione del prodotto. E’ consigliabile per i cittadini, quindi, utilizzare prodotti a filiera corta, ossia alimenti che non debbano aver percorso lunghe distanze per arrivare sulla nostra tavola”.
Quali sono i sintomi più evidenti di questa infezione ed entro quanto tempo si manifestano?
“I tempi e la natura dei sintomi dell’infezione dipendono dal tipo di batterio che l’ha scatenata e dal livello di tossiemia. Febbre, diarree acquose non ematiche (con 5-10 evacuazioni di feci liquide al giorno, in genere risolvibili con una terapia medica reidratante con soluzioni elettrolitiche e glocosate), fino alla diarrea emorragica (caratterizzata da forti dolori addominali) e alla SEU, sono i sintomi dell’infezione in causa. Ma sintomi analoghi sono quelli dati da alcuni noti batteri come la salmonella, il Campylobacter, la Shigella, ecc..., che nei Paesi sviluppati oggi hanno una minore incidenza e dove ormai una terapia farmacologica a base di antibiotici ha efficacia rapida con normalizzazione delle diarree in 24/48 ore”.
Perché gli antibiotici non sono efficaci contro l’E. coli?
“Non è ancora noto se l’inefficacia degli antibiotici sia dovuta ad un ritardo della cura o se questa sia stata seguita male”.
Come ci si può proteggere dall’infezione?
“Innanzitutto si ricorda che l’E.coli è particolarmente sensibile al calore. Cuocere i cibi, quindi, permette di neutralizzarlo e di risolvere il problema. Cuocere bene, dunque la carne e bollire il latte. Per i legumi e le verdure crude, invece, si consiglia un lavaggio accurato, possibilmente con bicarbonato e, dove è possibile, sbucciarle. Lavare bene le superfici prima della preparazione dei cibi e le mani. Un gesto che, compiuto regolarmente, aiuta a prevenire il contagio da persona a persona”.
Cosa consiglia nel caso in cui si manifestino i sintomi che potrebbero sottendere l’infezione?
“In caso di diarrea ematica, è opportuno consultare immediatamente il proprio medico curante che potrà richiedere tutti gli accertamenti necessari a valutare se la causa della patologia è un’infezione da E. coli VTEC. E’ il medico di base che può operare una selezione tra i pazienti da sottoporre ad approfondimenti diagnostici, rispetto a coloro per i quali serve solo una rassicurazione e una dieta reidratante e non necessariamente una terapia farmacologica (l’utilizzo di antibiotici nelle diarree acute, anche su base infettiva può essere più dannosa). Per calmare gli allarmismi è bene dire che, nella maggioranza dei casi, le diarree acute e batteriche sono autolimitanti e che questi batteri devono fare i conti con il sistema immunitario dell’ospite. Non è facile, quindi, che riescano ad attecchire. Ecco perché, in presenza di tossinfezioni alimentari, non tutti coloro che assumono il cibo si ammalano: dipende dalla quantità delle tossine ingerite”.
Quali sono gli specialisti che interagiscono con il medico di base di fronte ad infezioni di questo genere?
“Il gastroenterologo, l’infettivologo e l’internista che devono attivare quella ricerca culturale che permette di evidenziare il tipo di batterio più probabilmente in causa. E’ molto importante, quindi, che ci sia una rete di collaborazione tra tutte le specialità mediche che prendono in carico il paziente, perché dalla collaborazione di tutti è possibile una diagnosi più completa e uno studio più approfondito del caso. Un’ultima considerazione: i recenti avvenimenti mettono in risalto quanto sia estremamente importante, per il bene della comunità, la denuncia da parte dei medici al Registro nazionale della Hus che va fatta, sistematicamente e puntualmente, per ogni caso anomalo che si presenti. Sono state queste registrazioni che hanno permesso alla Germania di fronteggiare il problema”.
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