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Professione fisioterapista Il trattamento 
delle malattie reumatiche
di Giusy Egiziana Munda

“Quella del fisioterapista è una figura specialistica relativamente giovane. Una volta esisteva il conciaossa. Allora la cura delle patologie dell’apparato muscolo-scheletrico si fondava sull’intuizione del medico. Oggi, il fisioterapista elabora, anche in équipe multidisciplinare, la definizione del programma di riabilitazione volto all'individuazione ed al superamento del bisogno di salute del paziente”. Lo afferma il dott. Edoardo Pirrotta, specialista del settore.

Fra i trattamenti che il fisioterapista deve affrontare ci sono quelli che si riferiscono alle patologie reumatiche…
“E’ vero. Quando si parla di malattie reumatiche, in realtà si fa riferimento ad una grande categoria che comprende oltre cento patologie. In Italia ne è colpito oltre il 10% della popolazione. Sono molto differenti tra loro per la sintomatologia che il paziente riferisce e per i segni clinici con cui si manifestano. Ciò che le accomuna è l’impegno articolare. I sintomi principali sono: il dolore e l’alterata funzione dell’articolazione. Ma ci sono malattie reumatiche che non impegnano le articolazioni in maniera cospicua, ma anche altre strutture, come legamenti, tendini, muscoli e altri organi ed apparati”. 

Come si classificano le malattie reumatiche?
“Esistono tre tipi di patologie reumatiche: una su base degenerativa (la classica artrosi), una su base infiammatoria come le artriti, e una su base dismetabolica, dovuta, cioè, ad alterata funzione metabolica (un esempio è la gotta e l’accumulo di acido urico, una sostanza biochimica che si accumula nelle caviglie con sintomi tipici dell’infiammazione come il calore, il dolore, il gonfiore)”.

Le fasce d’età coinvolte?
“Tutte: bambini, giovani , adulti, anziani, ovviamente con diversa percentuale d’incidenza. La maggiore frequenza è nell’anziano oltre i sessant’anni. Le malattie reumatiche si classificano tra le malattie sociali per la percentuale di incidenza che coinvolge la popolazione e per i costi sanitari per i trattamenti e le terapie”.

Com’è possibile contenerne gli effetti?
“Fondamentale è la diagnosi precoce nel trattamento delle patologie reumatiche. Prenderle in carico prima possibile permette di ridurne gli effetti. I primi ad occuparsene sono il medico di base, l’ortopedico e il fisiatra, come specialisti medici, e il fisioterapista, specialista nel campo riabilitativo”. 

Come si interviene?
“Un aspetto importante - oltre la terapia farmacologica e, nei casi estremi, anche chirurgica - è la fase riabilitativa. Lo specialista utilizza mezzi fisici (come, ad esempio, l’utilizzo del freddo a fini terapeutici, l’elettroterapia, la termoterapia, che impiega il caldo, gli ultrasuoni, la magnetoterapia, la chinesiterapia) e la fisioterapia per combattere questo tipo di problemi”. 

A cosa servono i mezzi fisici?
“Ad attenuare il dolore, a rilasciare la muscolatura contratta e a migliorare il tono trofismo dei muscoli indeboliti, perché uno degli effetti principali del dolore è una certa invalidità funzionale dello snodo dell’articolazione con debolezza dei muscoli pararticolari. A causa del dolore, s’instaurano nel paziente degli schemi motori anomali che bisogna rompere attraverso l’azione riabilitativa. Il tipo d’intervento dipende dalla fase del dolore (acuta, subacuta, di remissione o di quiescenza). In fase acuta si utilizzano soprattutto i mezzi fisici, in quanto il movimento è controindicato. In questa fase si consigliano soprattutto il riposo, il freddo e gli antiinfiammatori. Se la malattia coinvolge più articolazioni, si lavora sull’allineamento posturale (ad esempio, nelle artrosi diffuse e nelle poliartriti). Man mano che i sintomi della malattia si attenuano (fase subacuta), il terapista utilizza altre metodiche, come il massaggio, il rilasciamento mu-scolare e un tipo di contrazione muscolare (isometrico) che consente di sviluppare tensione senza che il paziente si muova. Man mano che la terapia ha successo, cambiano le metodiche riabilitative: si inizia la mobilizzazione passiva che, nel tempo, diventa assistita perché prevede la partecipazione nel processo riabilitativo del paziente stesso. Il fine di tutto è quello di riportare i muscoli alla giusta efficienza”. 

E’ consigliabile fare un po’ di moto? 
“Il moto attivo è consigliabile solo nella fase di quiescenza, quando la sintomatologia si è attenuata di molto ed è in avanzato stadio di guarigione. Sempre, comunque, sotto la regia del fisioterapista”. 

Cosa può consigliare ad un paziente reumatico?
“Bisogna ricordare sempre che una delle cause dei problemi reumatici è la sedentarietà. In particolare, l’anziano deve vincere la reticenza al movimento. Il paziente che scopre di avere una malattia potenzialmente invalidante nel tempo deve collaborare con tutte le figure sanitarie che lo seguono. Inoltre, dev’essere addestrato all’utilizzo degli oggetti, al modo di muoversi nell’ambiente domestico, nel vestirsi, nel lavarsi, nel compiere gli atti quotidiani. Uno dei punti focali del processo riabilitativo è quello di fare avere ad una persona che ha acquisito una certa disabilità la migliore qualità di vita. Il paziente non deve smettere di esercitarsi per evitare ricadute della malattia”.

E sotto il profilo dell’alimentazione?
“La dieta mediterranea rappresenta un ottimo alleato nel ritardare e attenuare le malattie reumatiche. Una dieta povera di grassi saturi che possono appesantire, ricca di fibre, vitamine, sali minerali e acidi grassi, i cosiddetti omega3. Ottimo lubrificante delle articolazioni è il corretto uso di olio d’oliva”.

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