Parlare di cancro, di tutti i tipi di cancro è parlare della se-conda causa di morte dopo le malattie cardiovascolari. Gli organi più colpiti da forme tumorali sono nella donna la mammella, nell’uomo la prostata; seguono il colon e il polmone. Non si sa ancora perché una persona si ammali e un’altra no, ma sappiamo che vi sono dei fattori di rischio che contribuiscono ad aumentare le probabilità di sviluppare la malattia e che il primo passo per limitarne l’insorgenza è la prevenzione che contribuisce ad aumentare i fattori protettivi. Il secondo passo è la diagnosi precoce della malattia, cioè cercare di scoprire la presenza del tumore nella fase iniziale attraverso l'esecuzione di alcuni semplici esami da eseguire ad intervalli regolari che, in molti casi, hanno salvato la vita di migliaia di donne.
Per approfondire meglio questa importantissima parte della prevenzione, ossia la diagnostica del tumore al seno, abbiamo sentito il senologo dott. Gaetano Cappellino, specialista in Radiologia che spiega:: “Il concetto è quello di assumere come principio fondamentale per la propria salute quello della prevenzione. E’ importante sottoporsi annualmente ad uno screening completo che, attraverso precisi esami, consente di scoprire eventuali anomale formazioni quando ancora hanno dimensioni così piccole da poter permettere una buona prognosi. Riuscire a diagnosticare un tumore, in una fase che viene definito “non palpabile”, ossia quando clinicamente sfugge all’attenzione della paziente e del medico, equivale a dire alla paziente ‘hai salvato la tua vita’ e, con un piccolo intervento chirurgico e poche pratiche, garantire un’altissima percentuale di sopravvivenza. Grazie alla tecnologia moderna e alla diagnosi precoce che, secondo la tecnologia informatica, va sempre migliorando, oggi si può dire che le statistiche di mortalità per tumore alla mammella siano enormemente ridotte”.
Quanti e quali tipi di diagnosi consiglia di eseguire per individuare perfettamente la presenza di un tumore? Un solo tipo di esame è sufficiente?
“Non è più corretto parlare di un solo esame. Da più di dieci anni si parla di esame senologico integrato, che va dall’aspetto clinico a quello diagnostico e tecnologicamente più avanzato. Non ci si può più permettere di eseguire una mammografia e indicare sul referto la dicitura: utile integrazione ecografica e su quest’ultima un’altra recante: utile integrazione con eco-color-doppler di tessuto e via di seguito fino a quando la paziente avrà effettuato tutta la trafila di esami che occorrono per arrivare ad una diagnosi certa. In un centro dotato di tutta la strumentazione necessaria l’emissione di una diagnosi certa è possibile in un’unica seduta, partendo dal primo esame più idoneo alla tipologia di paziente”.
Quali sono gli esami da eseguire per una diagnosi di tumore al seno?
“A partire dai quarant’anni, alle donne si consiglia di eseguire una mammografia, integrandola sempre con un’ecografia semplice. Questi due esami devono essere di routine. Se, per caso, nell’uno o nell’altro esame lo specialista valuta la presenza di qualcosa di sospetto, si passa all’eco-colordoppler di tessuto, al quale oggi si associa la nuova tecnologia E-Flow (prodotta recentemente dalla casa giapponese Aloca), che effettua uno studio vascolare molto più approfondito di un semplice studio doppler. Tutti esami a cui viene sottoposta la paziente in un’unica seduta e che le permettono di uscire dal medico con il conforto completo di una diagnosi negativa o con tutte le indicazioni che occorrono per risolvere un problema che sta per nascere”.
Quali risultati si ottengono con un esame con E-Flow rispetto alla mammografia, all’ecografia e all’eco-color-doppler?
“Non sfruttando più l’effetto doppler, permette di fare uno studio molto particolareggiato del movimento del materiale ematico (tutte le particelle di cui è composto il sangue) all’interno di vasi molto piccoli, tanto da poter parlare quasi di neoangiogenesi. E poiché la neoangiogenesi è alla base di tanti principi tumorali, si esegue lo studio di un’area che diviene sospetta solo se si registra un aumento della neoangiogenesi. Con l’E-Flow si parla, dunque, di un esame che permette di superare le barriere di dimensione, arrivando là dove la mammografia e l’ecografia, oggi, non consentono di fare una diagnosi. Al di sopra di questa tecnologia può essere eseguito un prelievo citologico o una risonanza magnetica, o può intervenire il chirurgo per una nodulectomia esplorativa”.
Di quali strumenti si avvale il suo studio per una diagnosi di questo genere?
“Dalla mammografia digitale con tecnologia C-Plate a cristalli (un rilevatore di immagini che consente la migliore nitidezza con la minor dose di radiazioni per la paziente e soprattutto l’accuratezza e il dettaglio rispetto ad altri sistemi mammografici) all’ecografia, sia tradizionale, sia tridimensionale. Quest’ultima per analizzare meglio, su piani alternativi, la visualizzazione di qualcosa di sospetto. E disponiamo della tecnologia E-Flow”.
Quanto tempo intercorre tra la richiesta di una paziente ad una visita di questo genere presso il suo laboratorio?
“Non più di 72 ore”.
Attraverso tutte queste avanzatissime strumentazioni, è possibile ridurre i fastidi connessi con la manipolazione del seno durante gli esami diagnostici?
“Fastidi come la compressione del seno fanno ormai parte del passato. Oggi si utilizzano mammografi con compressione differenziata, che garantiscono un comfort importante durante la diagnosi mammografica. Siamo passati da schiacciamenti spesso dolorosi a compressioni quasi impercettibili. Anche l’ecografia è sicura per la salute della paziente, grazie al funzionamento ad ultrasuoni che non dà alcun effetto biologicamente importante. La donna, quindi, si sottopone con più serenità ai controlli annuali, grazie alla bassa dose e al diverso impatto psicologico rispetto al passato”.
A partire da quale età bisogna sottoporsi a controlli?
“Dai quarant’anni d’età in su. Per donne che hanno una familiarità positiva al tumore, il periodo dei controlli scende a 35 anni. Ciò non significa che non si possano fare controlli prima di tale periodo: tra le miei pazienti oncologiche, alcune hanno età inferiore ai 27 anni, ma fortunamente si tratta di casi rari per problematiche maligne. Più frequenti sono, invece le patologie benigne che, comunque, non vanno trascurate. Normalmente a sottoporsi agli screening non sono le donne così giovani, perché a quell’età non ci si pensa. Ma per le donne con una familiarità positiva, è importante anche in giovane età fare una visita senologica con una buona ecografia, magari ogni due anni, o quando necessita, ma sempre con la massima serenità. In particolare oggi che non si parla più di una metodica, ma di esame integrato soggettivo e, quindi, dedicato alla persona e alle sue esigenze e caratteristiche fisiche e fisiologiche”.
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