Il ridente Comune di San Giuseppe Jato è stato per anni tristemente famoso per l’attività di uno degli esponenti di spicco della mafia del Palermitano, quel Giovanni Brusca il cui nome è legato all’omicidio del giudice Falcone e quello, altrettanto efferato, del piccolo Giuseppe, figlio del pentito Santino Di Matteo. Oggi, San Giuseppe Jato è divenuto uno dei simboli della lotta alla mafia: la masseria nella quale il piccolo Di Matteo venne strangolato e sciolto nell’acido è diventata sede delle manifestazioni contro la mafia e meta di pellegrinaggio per tanti visitatori grandi e piccoli. Ma San Giuseppe Jato, per fortuna, non viene ricordato solo per la mafia: è un Comune attivo, con un’economia legata, soprattutto, all’agricoltura e, in particolare ai suoi vini, molto apprezzati dagli intenditori di tutto il mondo. Nato circa due secoli fa da un antico feudo medievale, grazie alla fertilità delle sue terre e alla felice ubicazione (è, infatti, un passaggio obbligato per il traffico dall’interno verso Palermo), ebbe un forte sviluppo già a partire dai primi anni della sua costituzione. Terra di masserie e mulini, è diventato meta di tanti turisti che decidono di trascorrere nella ubertosa valle dello Jato le loro vacanze negli agriturismi che sono sorti proprio dalle masserie del sito.
Ma perché una vacanza a San Giu-seppe Jato? Cosa offre la zona al turista? Per saperlo, siamo andati a trovare i responsabili di due aziende agrituristiche della zona, la Signora Elena Rizzo, titolare del “Casale del Principe” e il dr. Emanuele Savona, direttore dell’Agriturismo Masseria La Chiusa, di proprietà dei fratelli Ferrara. “La Valle dello Jato è una splendida area d’interesse storico e naturalistico”, ci risponde il dr. Savona. “Così vicina alla città di Palermo” - aggiunge - “con i suoi gioielli di arte e cultura, eppure così lontana dai rumori cittadini, dai clacson, dallo stress. La Valle dello Jato, con la sua natura ancora incontaminata, i sentieri del WWF, l’area archeologica del Monte Jato, i percorsi enogastronomici ed un paesaggio che esprime serenità, si presenta, così, come una valida alternativa per il turista che può, finalmente, ritrovare i propri spazi e concedersi dei momenti di relax. Il turista che preferisce la Valle dello Jato, sceglie una posizione strategica per girare la Sicilia Occidentale, a pochi minuti da Palermo e Monreale, ma anche dalle provincie di Trapani e Agrigento. Sceglie, anche, il tuffo in piscina dopo una giornata di camminate, il vino buono e i prodotti tipici della tradizione gastronomica siciliana”. Un parere confermato dalla Signora Rizzo che dice, convinta: “San Giuseppe Jato offre al turista la possibilità di effettuare percorsi storico-naturalistici di rara bellezza che, ancora oggi, sono sconosciuti ai più”.
Secondo la titolare del Casale del Principe il periodo migliore per trascorrere una vacanza a San Giuseppe Jato è la primavera. “Il clima particolarmente mite permette al turista di visitare uno dei percorsi naturalistici – come il Monte Jato – in un’atmosfera gradevole, rilassante e nel risveglio della natura e dei suoi colori”. Ma non solo, infatti, secondo il dr. Savona, un po’ tutte le stagioni offrono motivo di soggiorno a San Giuseppe Jato, perché “l’inverno crea paesaggi suggestivi; un fine settimana in agriturismo ritempra lo spirito; la primavera mette in luce la creatività della natura. L’estate è fresca e ci fa dimenticare il caldo e l’afa della città: è il periodo giusto per le passeggiate lungo i sentieri e all’area archeologica. L’autunno è la stagione della vendemmia, del nuovo olio, delle marmellate, delle torte, dei corsi di cucina”.
E quello dei prodotti tipici è un leit-motiv che entrambi i responsabili dei due agriturismi sostengono con forza: “La Valle dello Jato è storicamente un’area agricola di notevole importanza – sostiene Savona - per la qualità dei prodotti che la terra ci dona. I vigneti della zona alimentano la produzione delle sette case vitivinicole della Valle, grandi cantine sociali e piccole casette del vino, tutte nel raggio di pochi chilometri e tutte facilmente visitabili. I verdi terreni a pascolo, spesso in regime biologico, come il caso della nostra azienda, vengono battuti da allevamenti all’aperto e i prodotti caseari che ne vengono fuori sono prodotti artigianali, non industriali, dove la pazienza e l’arte dell’uomo hanno ancora un ruolo centrale. Poi l’olio, extravergine da agricoltura biologica come il nostro, e gli orti. La combinazione di tutte queste materie prime ci porta a costruire menu sani e gustosi”. E la signora Rizzo ci ricorda che “a San Giuseppe Jato le botteghe del vetro, del cuoio, della ceramica, delle coppole torte con un forte richiamo al territorio, si sommano ai centri che valorizzano i prodotti enogastronomici e si aggiungono all’olio extravergine d’oliva, ai vini ricercati dai palati più esigenti, ai formaggi frutti di un’arte casearia tradizionale e ai piatti tipici di antica memoria contadina”.
Tutti motivi che, certamente, non possono che attrarre il turista. Ma perché consigliare una vacanza in agriturismo? “Quella in agriturismo è una vacanza che offre un’esperienza diversa da quella in hotel”, afferma la signora Rizzo. “L’ospite riceve qui un’attenzione particolare. Sono, infatti, i padroni di casa a curare direttamente l’ospitalità e l’accoglienza del turista. La filosofia della tavola accogliente, che sposa i sapori della tradizione contadina con ingredienti che provengono direttamente dagli orti, la ricercatezza dei dettagli, l’amenità dei luoghi ricchi di storia, la varietà dei paesaggi, dei colori e dei profumi tipici delle vallate siciliane e, infine, la vicinanza di luoghi d'interesse storico-culturale, fanno sì che l’agriturismo diventi una meta privilegiata per l’ospite itinerante”. Secondo il direttore della Masseria La Chiusa, “l’agriturismo non è una struttura ricettiva. È una filosofia. È il concetto di ospitalità e tutto ciò che vi ruota intorno che fanno la differenza. Per noi, chi viene a mangiare o a dormire alla Masseria La Chiusa non è un cliente, ma un ospite. Si crea sempre un rapporto personale, fatto di scambi culturali, di chiacchiere, di complicità che l’agriturista vuole trovare durante la sua vacanza. I bambini vengono invitati sui campi, perché sappiano come si fa la ricotta o che i pomodori nascono da piante e non in lattine. L’agriturismo concede momenti che in città non si possono trovare: la tranquillità e il relax che ciascuno di noi cerca quando va in vacanza, in agriturismo si trova. Si trova e si scopre. E, spesso, da una settimana di vacanza in agriturismo si ritorna con più consapevolezza”.
Certamente, motivi che dovrebbero indurre tanti a preferire una vacanza in agriturismo. Ma com’è, in effetti, la situazione dell’affluenza di turisti negli ultimi anni? “Sono dell’idea che il turismo sia cambiato rispetto a prima”, sostiene il dr. Savona. “I turisti sono di più, ma permangono di meno, anche perché le loro aspettative, sempre più elevate, contrastano con offerte che non hanno più la forza economica per restare competitive. In poche parole, si viaggia di più, ma spesso si rimane insoddisfatti. L’agriturismo è nato come alternativa alla solita vacanza in albergo o in villaggio, ma viene scelto sempre più frequentemente perché negli anni i turisti hanno provato l’esperienza e molti non viaggiano più se non in agriturismo. L’agriturismo ti dà di più ad un prezzo minore”. Una crescita confermata dalla signora Rizzo: “La nascita di strutture ricettive ha aumentato l’affluenza di turisti nella Valle, insieme ad una linea di tendenza che conferma un trend abbastanza positivo”.
E per migliorare l’affluenza di turisti cosa si dovrebbe fare? Unanimi i pareri dei due intervistati. Secondo la titolare del Casale del Principe, “l’affluenza dei turisti potrebbe essere incentivata dal miglioramento della rete di viabilità tesa a favorire i collegamenti alle vicine città d'interesse culturale e artistico”. Analisi confermata dal direttore della Masseria La Chiusa: “La risposta a questa domanda la danno gli ospiti stessi. Per loro è tutto fantastico, ma, per raggiungere il nostro agriturismo, percorrono quattro chilometri di strada provinciale con quattro discariche abusive. Una regione che ha nel turismo la sua industria di punta non può permetterselo”. Ma non solo, dice Savona: “E poi la pubblicità: c’è un’area archeologica importantissima che chiude nei giorni di festa, non ha un servizio navetta e a Palermo neanche si conosce. All’interno c’è un teatro greco di 4400 posti a sedere e dà verso il tramonto. In estate dovrebbero esserci rappresentazioni ogni giorno. Il turismo crescerebbe di parecchio in tutta l’area. Siracusa e Segesta sono l’esempio. I sentieri tracciati dal WWF nel 1997 da allora non sono mai stati oggetto di manutenzione e molti tratti sono interrotti per frana. È un peccato che la Grotta Mirabella, con i suoi graffiti di 15000 anni, non sia raggiungibile perché il sentiero non è più percorribile”.
E, allora, perché, già a partire da quest'ultimo scorcio d’estate, non programmare una vacanza in agriturismo a San Giuseppe Jato? Magari al Casale del Principe o alla Masseria La Chiusa. Provare per credere.
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