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L’importanza della medicina estetica in Oncologia
Il professor Fulvio Tomaselli, vicepresidente SIME, sarà presente alle Giornate Siciliane di Medicina Estetica
di Franca Barra - redazione@nellattesa.it

Nell’ambito della terza edizione delle “Giornate Siciliane di Medicina Estetica”, in programma tra il 17 e il 19 settembre a cura dell’A.I.d.M.E., particolare attenzione sarà rivolta alla possibilità di offrire ai pazienti oncologici l’opportunità di mantenere un aspetto il più salutare e gradevole possibile anche nella malattia. Tra i prestigiosi relatori che interverranno sull’argomento, sarà presente anche il professore Fulvio Tomaselli, coordinatore organizzativo dell'Ambulatorio della Scuola Internazionale di Medicina Estetica, nonché Vicepresidente SIME.

Professor Tomaselli, lei presenterà una relazione dal titolo “La medicina estetica nella presa in carico del malato oncologico”. Quale ritiene sia il compito del medico estetico? 
“Nella visione ospedaliera, propria dell’Ordine Fatebenefratelli (che coniuga la prestazione sanitaria con il concetto di presa in carico del paziente), il Dipartimento di Oncologia prevede e attua un percorso multidisciplinare che coinvolge con pari responsabilità psicologi, assistenti sociali, fisioterapisti, bioeticisti e medici di specialità afferenti. A questa forza operativa, partecipa a ragion veduta il medico estetico”.

In particolare, può spiegarci attraverso quali modalità avviene questa presa in carico?
“È noto che l’aspetto fisico riveste un’importanza considerevole nei rapporti interpersonali. Nel caso specifico, però, può vacillare il rapporto intrapersonale, facilitando così il decremento della forza interiore necessaria. Compito precipuo del medico estetico, potrebbe essere la cura del futile, volendo intendere con questa leggerissima espressione tutto quello che esula dalla terapia psicofisica propriamente detta, ma che si accosta perfettamente alla valorizzazione di ciò che, invece, rientra nella categoria dell’aspetto , malgrado le ingiurie ricevute dalla malattia. Tendere all’essere attraverso l’apparire: ecco il senso di questa presa in carico. Il paziente dev’essere capace di spostare la propria attenzione dalla malattia verso la vita che ruota intorno alla malattia stessa. Per ottenere ciò, l’azione del medico estetico dovrà essere la più precoce possibile e messa in atto senza limiti di tempo, perché legata al bisogno della persona e non al bisogno terapeutico o al limite prognostico”.

Come avviene tutto ciò?
“Il compito del medico estetico è quello di porre un'idonea diagnosi e far conoscere gli eventuali rimedi; solo in seguito, si provvederà all’erogazione prestazionale che sarà preceduta dall’iter diagnostico proprio della medicina estetica. Per esempio, per il mantenimento e la restituzione della qualità cutanea, sono previsti check up cutanei per la diagnosi cosmetologica e cosmetologia applicata; la cura dell’aspetto e il look management comprendono trucco, camouflage, estetica delle cicatrici e sequele chirurgiche-radioterapiche, tatuaggio semipermanente del corpo, del volto e del seno, acconciatura e abbigliamento”.

Un chiarimento: tutti i medici che si occupano di medicina estetica possono intervenire in tal modo?
“Sicuramente i medici che si siano formati in una scuola umanistica - come nel mio caso e in quello del dottor Giovanni Alberti, vice – presidente nazionale dell’A.I.d.M.E. - saranno favoriti, ma occorre sottolineare come ci sia bisogno di un'ulteriore preparazione all’uopo. Per offrire un servizio ottimale, inoltre, i medici vanno affiancati da tecnici di cosmetologia che abbiano alle spalle un’esperienza lavorativa acquisita e consolidata.

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