pagina 5 - geriatria
Aiuti per anziani soli: la Protezione civile 
si organizza, ma il vero problema resta a carico delle famiglie
di Franca Barra - redazione@nellattesa.it

Come ogni anno, l'estate -che per molti significa fuga dalla città alla ricerca di isole felici per rilassarsi, divertirsi e incontrare nuovi amici (in particolare il mese di agosto) - per molte famiglie significa dover risolvere il problema del proprio caro anziano che è difficile portare con sé nei luoghi di villeggiatura. Così, l'estate, che per tanti è tempo di svago, per diversi ultrasettantenni, troppo spesso, è tempo di fare i conti con la solitudine. Ci si trova soli in città deserte, senza nessuno che possa o voglia occuparsi di loro. 
"La solitudine è pericolosa per tutti, ma negli anziani è un fattore di rischio maggiore di patologie", spiega la dott.ssa Rosan-na Imburgia, specialista in Geriatria, che abbiamo raggiunto nel suo studio, e che continua: "Gli anziani che soffrono di solitudine tendono a lasciarsi andare, trascurano la propria alimentazione e il proprio stile di vita. Ognuno ha la sua ragione: noi figli, tanto occupati e presi da mille cose da fare, e loro che, ricordando l'assistenza a suo tempo resa ai loro genitori, a costo di sacrificare la propria vita, pretendono che si dedichi loro più tempo, per soddisfare il crescente bisogno di sicurezza, di compagnia e di comunicazione. Quello che manca davvero ai nostri anziani è, soprattutto, la nostra presenza affettivo-morale e il tempo di stare più a lungo a chiacchierare con loro ed ascoltarli". 

Ma essere anziano è sempre e solo sinonimo di solitudine e problemi?
"Cosa può esserci di bello da dire parlando di anziani, aldilà di qualche notizia di fidanzamento tra loro? Purtroppo, manca, essenzialmente, l'erogazione di servizi ed agevolazioni a loro favore che possa aiutarli ad invecchiare meglio. Nei quartieri popolari e nei piccoli paesi, invece, l'anziano si tiene vivo e attivo fino alla fine: va a ballare, si innamora, si fidanza, si ritrova nei circoli a giocare a bocce o a carte, continua a trovare e a crearsi delle motivazioni per non annoiarsi e sentirsi vecchio. Per l'anziano ancora autosufficiente e lucido che vive in città, il problema è la mancanza di posti di aggregazione, fatto che, con lo spopolamento estivo della città, incrementa il senso di solitudine"

Riguardo ai pericoli del caldo, la Protezione civile anche quest'anno ha allertato le strutture sanitarie pubbliche e ha richiesto l'anagrafe di fragilità al Comune e all'Asp. Pensa che sia un intervento sufficiente per aiutare gli anziani? 
"Ritengo che, in fondo, non esistano veri servizi per gli anziani come, per esempio, l'assistenza continua 24 ore su 24, o il monitoraggio delle condizioni psicofisiche del paziente di almeno due ore al giorno. Dunque, l'anagrafe di fragilità (un piccolo censimento degli anziani a rischio), a causa della mancanza di servizi, è priva di senso. In caso di emergenza, dunque, la Protezione civile non può che intervenire con ospedalizzazioni pazzesche, come quelle cui ho assistito lo scorso anno, in pieno agosto, quando gli ospedali, costretti a mandare a casa gli anziani con 40 di febbre da una settimana, accettavano solo i casi più estremi accompagnati dal medico curante. Se l'allarme anziani prevedesse un capitolo di spesa dedicato, forse molta più gente si rivolgerebbe all'Asp o al Comune. Ma, se il Comune taglia i fondi per l'assistenza alle persone disabili, se non si riescono a ritagliare i fondi della Legge 328/2000 per l'emergenza estate e si stampano solo alcune centinaia di opuscoli lasciati qua e là in attesa che qualcuno li noti, non si è fatto nulla".

Davanti a questo stato di cose, dunque, a chi è affidato il problema anziani?
"Alle famiglie e alle badanti. Dal 2002, anno in cui si registrò un indice piuttosto alto di mortalità di anziani per effetto del gran caldo, tutte le famiglie, anche quelle economicamente meno agiate, si sono attrezzate con condizionatori, che hanno contribuito a ridurre quei dati. La popolazione, più che allertata,è ormai consapevole. Meno male che le famiglie, anche quelle di ceto economico più basso (nelle quali, comunque, è cresciuto il livello culturale), hanno acquisito alcune regole d'oro che permettono loro di seguire in maniera sana e corretta il proprio caro anziano, evitando il rischio di malori e disidratazione. Il problema serio rimane quello degli anziani non lucidi, perché i più in salute sanno che si deve uscire nelle ore della giornata più fresche, che ci si deve vestire il più leggero possibile, che bisogna bere tanto, mangiare leggero, non bere alcolici, mangiare molta frutta. Regole d'oro ormai note a molti. Ma gli anziani che hanno perso la lucidità si dimenticano di bere o di mangiare, aggravando la loro condizione di salute. Questi anziani, in mano a badanti esperte, o consapevoli, o sensibili, passano una buona estate, ma, gestiti da badanti che fanno questo lavoro solo per arrivare alla fine del mese, vanno incontro a seri rischi dovuti a forti disidratazioni". 

Sono stati sospesi i servizi di assistenza ai disabili elargiti dall'ente pubblico. Qual è il suo pensiero al riguardo?
"Forse, si pensa che a Palermo non ci sia bisogno di assistenza, quella che consentirebbe agli anziani delle fasce sociali meno abbienti di ricevere le dovute cure e attenzioni. Il vero polso della situazione dovrebbero averlo i medici del settore pubblico che abbracciano un bacino di utenza più vasto e variegato. Ma l'attenzione a questa fascia economicamente più debole della popolazione non c'è e le sue richieste, spesso, non sono note perché gli stessi attori non sono in grado di presentarle. Ciò che manca è l'informazione guidata che aiuti queste persone o le loro famiglie a capire cosa e come fare per richiedere i servizi di cui hanno bisogno e che l'ente pubblico fornisce, come l'assistenza domiciliare integrata". 

Qual è il quadro della situazione degli anziani a Palermo?
"Abbiamo: anziani lucidi e parzialmente autosufficienti che stanno bene, ma vivono in solitudine perché non sono culturalmente abituati a vedersi in circoli, perché non ci sono strutture e non sono state create; anziani non autosufficienti ben assistiti o scarsamente assistiti da badanti che non hanno la cultura e l'amore reale per fare bene il loro lavoro (anche se alcune si manifestano fantastiche) e che, quindi, non riescono ad affrontare in maniera corretta le necessità del paziente, come l'idratazione, anche della pelle, la pulizia che dev’essere particolarmente accurata d'estate (ancor più in presenza di pannoloni), facendolo impiagare e disidratare e favorendo il peggioramento delle patologie da cui è affetto; anziani completamente soli di cui nessuno sa niente perché non vi è nessuno che informa il medico, dei quali si conosce l'esistenza attraverso i vicini di casa o di appartamento. Quella degli anziani soli è la categoria meno fortunata che, spesso, si aggrava perché dimentica di mangiare e non gode di alcuna assistenza che l'aiuti”. 

E sotto il profilo affettivo, cosa puo dirci?
“Riguardo alla situazione affettiva abbiamo: anziani lucidi che pretendono più di quello che la propria famiglia di appartenenza può dare in termini di assistenza e presenza fisica; anziani che capiscono le esigenze e i ritmi di vita dei propri familiari, che vanno incontro al peggioramento delle loro cronicità dovuto alla sedentarietà, o alla mancata reattivazione delle loro capacità cognitive (che con l'avanzare dell'età si vanno perdendo, peggiorando il quadro generale), ma vivono la loro solitudine e la loro noia in silenzio; anziani che, invece, sanno vivere benissimo e che non sentono molto il problema”. 

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