Abbiamo sentito il ginecologo dott. Antonio Maiorana - dirigente medico di primo livello dell'U. O. di ginecologia e ostetricia dell'Arnas Civico - sul provvedimento assessoriale contro il gran numero di tagli cesarei praticati in Sicilia.
Dott. Maiorana, qual è il suo pensiero in merito al decreto dell'assessore regionale alla Salute, Massimo Russo, sull’elevato tasso di parti cesarei praticati in Sicilia e in Campania rispetto alle altre regioni d'Italia?
"Trovo che sia più che giusta l'emanazione di un decreto che favorisca la promozione del parto naturale e che scoraggi il ricorso improprio al parto cesareo. Sono veramente troppi, a mio avviso, i casi di parto cesareo nel Meridione (la maggior parte praticati nelle cliniche private; nel settore pubblico, invece, si cerca di restare, grosso modo, entro le percentuali nazionali) e il loro numero va assolutamente abbassato, perché è possibile fare buona ostetricia anche contenendoli. Il taglio cesareo è un intervento al quale è giusto ricorrere quando è necessario, ma si può benissimo restare entro le percentuali e i limiti delle regioni più virtuose praticando il cesareo con delle indicazioni più adeguate. Riguardo alle misure di equiparazione dei costi del taglio cesareo a quelli del parto spontaneo, temo, però, che i centri sanitari pubblici, quelli in cui i cesarei che si eseguono sono quelli veri, ossia quelli delle pazienti che ne hanno realmente bisogno, potrebbero essere penalizzati. Non voglio entrare troppo nel merito della decisione dell'assessore Russo, ma ritengo che quello dei tagli cesarei sia un problema culturale, sociale e medico, nel quale il dialogo medico-paziente è importantissimo ed è giusto che venga affrontato in maniera seria".
Cosa ritiene abbia favorito l'incremento di questa tendenza?
"Una delle cause principali è la scarsa informazione e la paura di molte donne di affrontare il parto spontaneo. Ma dovrebbero meglio conoscere i rischi in più che comporta per la loro vita l'affrontare un taglio cesareo rispetto a quelli di un parto naturale. Certo è, però, che, se una paziente che ha chiesto di essere sottoposta a taglio cesareo volontario viene informata adeguatamente sui rischi di questo tipo di operazione (e che sono tre volte maggiori rispetto a quelli di un parto spontaneo), tornerebbe indietro sulla sua decisione e ci aiuterebbe nella scelta di tentare il parto spontaneo, eseguendo il taglio cesareo d’urgenza solo se le condizioni lo richiedono. Bisognerebbe ricorrere ai parti cesarei allineandosi all'andamento del resto d'Italia. A favorire l'incremento dei tagli cesarei, però, ritengo sia stata anche la sempre più diffusa litigiosità “medico legale”, in particolare nel Sud Italia, che ha portato all'aumento della medicina difensiva, in virtù della quale un ginecologo, di fronte ad un problema della propria paziente o del nascituro, piuttosto che incorrere in problemi legali, decide di praticare subito il taglio cesareo. anche a causa della mancanza di tempo della nostra società, dove tutto va programmato, ivi compreso il parto: è meglio conoscere la data, l'ora e il giorno del mese in cui il bambino dovrà nascere. L'evento spontaneo, improvviso, nelle nostre famiglie super-programmate diventa un problema. La sincronizzazione dei parti è una cosa più comoda. Se, poi, a tutto questo si unisce anche la necessità del ginecologo privato di godere del riposo domenicale, per esempio, sapendo di non dover correre improvvisamente in clinica, cosa c'è di meglio di un taglio cesareo? Diverso è, invece, il discorso per il settore pubblico, in cui la presenza del ginecologo dev’essere garantita in qualunque momento del giorno e della notte e in qualunque giorno della settimana".
Ritiene che il provvedimento dell'assessore possa bastare ad operare un cambiamento della situazione attuale?
"Quello intrapreso dal provvedimento è, a mio avviso, un buon inizio, che ha bisogno, però di tempi lunghi per raggiungere l'obiettivo. Serve, dunque, innanzitutto, una presa di coscienza del problema da parte di tutti gli operatori sanitari pubblici e privati, prima, e uno sforzo comune, poi, che sia volto al contenimento dei costi. L'elevato numero di tagli cesarei non denota che si sia reso un buon servizio alle nostre pazienti, né che si sia fatto bene ai costi della sanità pubblica. Molte donne ci chiedono di essere sottoposte a taglio cesareo, pensando, così, di migliorare la qualità assistenziale, che ritengono venga loro negata nel momento in cui noi medici neghiamo un taglio cesareo. Le donne devono imparare a capire che la qualità assistenziale loro offerta viene, invece, elevata nel momento in cui riusciamo a garantire un buon parto spontaneo. Ciò che serve, inoltre, è una maggiore informazione che aiuti la futura mamma a comprendere l'importanza e la sicurezza, per sé e per il nascituro, di un parto naturale".
Da chi dovrebbe arrivare la giusta comunicazione alle gestanti?
"Soprattutto, dal ginecologo che è in grado di far capire alla donna, e a chi le sta accanto, che il parto spontaneo, anche con le sue mille incognite di orari, di esiti, di tempi, è il modo in cui la natura ha deciso che si debba partorire e, dunque, è la forma più normale di parto. Il taglio cesareo è un modo bellissimo per far nascere un bambino che sta male, ma è una tragedia se si pensa di renderlo il modo normale per far nascere tutti i bambini".
Sarebbe, dunque, meglio puntare sull'incremento di forme più dolci di parto, come il parto in acqua?
"Certamente. Anche presso la struttura nella quale opero, il reparto di Ginecologia e Ostetricia dell' Ospedale Civico, il parto in acqua è uno dei metodi che utilizziamo per aiutare la mamma a scegliere sempre più facilmente il parto spontaneo. Sono convinto che, se in tutte le strutture pubbliche, alle donne venisse data la possibilità di fruire della parto-analgesia (preferibilmente in tutti gli ospedali pubblici della Regione), ossia l'opportunità di partorire senza dolori, sicuramente, affronterebbero con più serenità il parto spontaneo. Nell'esercizio della mia professione mi capita spesso di mettermi dalla parte della donna e penso che, per una donna, sarebbe più bello trovare l'aiuto a sentire meno dolore nel momento più acuto del travaglio. In questa maniera, qualunque donna si avvicinerebbe, sicuramente, meno timorosa all'evento del parto. Auspico che l'assessore Russo possa intervenire aiutandoci molto in questa direzione, favorendo lo sviluppo di condizioni che favoriscono la parto-analgesia".
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