pagina 4 - medicina
Sirchia: "Per colpa di inquinamento, polveri sottili e allergeni aerei crescono le allergie pediatriche"
di Giusy Egiziana Munda - giusymunda@nellattesa.it

L'aumento dell'inquinamento, le polveri sottili sospese nell'aria e gli allergeni aerei, soprattutto in questa stagione, sono sempre più la causa - sia negli adulti sia nei bambini - dell'incremento di allergie, con prevalenza della sintomatologia asmatica. Ma, per sapere da quali sintomi i genitori possono riconoscere che il proprio bambino è allergico, cosa fare per attenuarne la sintomatologia, per ridurre le complicanze e se è possibile un'efficace politica di prevenzione, abbiamo intervistato il dott. Nicolò Sirchia, specialista in Pediatria, branca nell'ambito della quale si occupa anche di problemi allergologici ed immunologici.

A partire da quale età è possibile sottoporre il proprio bambino a controlli per verificare la presenza di un eventuale stato allergico?
"Al di sopra dei tre anni. Sotto tale età è difficile riuscire ad inquadrare un'eventuale componente allergica per motivi di tipo immunologico. Sotto i tre anni, infatti, alcuni sintomi tipici di un'allergia, come l'asma bronchiale, per esempio, possono essere più la conseguenza di una patologia di natura infettiva". 

Da quali sintomi una mamma può capire che il proprio figlio è allergico?
"Dagli sternuti a raffica al mattino dopo il risveglio, o quando il bambino si schiaccia ripetutamente il naso col palmo della mano, ovvero quando si strofina violentemente gli occhi che, così, si arrossano. Questi i sintomi indicativi della possibile presenza di uno stato allergico, la cui conferma può avvenire solo attraverso appositi test".

Quali sono i fattori predisponenti?
"Considerando che le allergie sono ereditarie, è molto probabile che figli di genitori allergici saranno soggetti allergici. Si stima che nei casi in cui uno solo dei genitori soffre di allergia la possibilità che ne sia colpito il figlio è del 30%, Sale, invece, al 60-70% quando entrambi i genitori sono allergici".

Quali sono le allergie più diffuse tra i bambini?
"Quelle respiratorie, che per il 90% dei casi sono dovute ai componenti della polvere, presente soprattutto nell'ambiente domestico per i più piccoli. Ma, mano a mano che il bambino viene a contatto con l'ambiente esterno, aumenta la possibilità di accusare uno stato allergico verso altre sostanze, come i pollini, o sostanze di derivazione animale come i peli e la forfora di cani e gatti, considerando che in molte famiglie ve n'è almeno uno".

Qual è il modo migliore d'intervenire?

"L'ideale è la prevenzione e la migliore, ma la più difficile, sarebbe quella che agisce sull'aria che respiriamo, considerando che le polveri sottili in essa presenti sono le maggiori responsabili del trasporto delle sostanze inquinanti. Non si può pensare ad un concetto di prevenzione senza agire sull'ambiente. Ma, tranne che non si chieda alla gente di chiudersi in casa, attualmente non c'è alcuna soluzione in questo caso. Negli ambienti chiusi, invece, una prevenzione sarebbe realizzabile agendo contro gli acari (parassiti che nell'ambiente domestico proliferano nella lana, quindi, nei materassi, nei cuscini, nei tappeti, nei divani imbottiti) e la sua caratteristica è quella di sostituire od eliminare i materiali verso cui è stato accertato che il bambino è allergico attraverso opportuni test (Prick test). Solo dopo aver avuto la diagnosi dello stato allergico e la conoscenza degli elementi che lo determinano, è possibile fare prevenzione che, nel caso di allergia agli acari, consiste nella sostituzione, per esempio, del materasso classico con uno di tipo anallergico ed antiacaro, dei tappeti, o, nel caso di allergia al pelo degli animali, evitando di tenere in casa cani o gatti"

E nel caso delle allergie di stagione, quelle legate ai pollini, in che modo si può fare prevenzione?
"Si tratta di casi più complessi riguardo ai quali bisogna agire gradualmente a seconda della gravità: se un'allergia è lieve, si interviene con farmaci per uso locale (uno spray nel caso di una rinite allergica, gocce di antiistaminico di fronte ad una congiuntivite allergica), per passare agli antiistaminici per uso orale, quando il trattamento locale risulta insufficiente e, infine, ai vaccini (da ripetere per diversi anni) nei casi più gravi".

Quale tipo di allergia o patologia può essere la conseguenza di fenomeni batterici tipici della nostra epoca?
"Un esempio è costituito dalle intolleranze alimentari".

Come ci si può difendere?
"Sempre attraverso la prevenzione che, in questo caso, dev'essere rivolta ad un'alimentazione sana. Purtroppo, l'industria alimentare e i sistemi di comunicazione di massa propongono modelli comportamentali a tavola poco attenti alle regole di una dieta corretta e attenta alle esigenze di crescita dei nostri figli. Spesso, la proposta delle industrie è indirizzata a cibi contenenti sostanze potenzialmente allergizzanti (come, ad esempio, i coloranti e i conservanti nelle merendine e nei succhi di frutta). Ruolo della prevenzione, in questo caso, è quello di far comprendere che è preferibile far mangiare ai propri figli prodotti sani e genuini preparati in casa".

Quanti tipi di vaccino sono in uso attualmente?
"Per il trattamento delle allergie sono molto diffusi quelli da assumere per via orale, che permettono di risolvere il problema di rivolgersi al medico, come succede per quelli di tipo tradizionale somministrabili per via sottocutanea". 

Qual è l'importanza di una diagnosi e di un trattamento precoci?
"E' quella di permettere un miglioramento della qualità di vita del piccolo paziente, consentendogli di dedicarsi alle sue attività quotidiane - quali il gioco, lo studio - senza disturbi. Inoltre, una diagnosi precoce, oltre che consentire di fare prevenzione, in forme allergiche meno importanti (come le riniti e le congiuntiviti), offrendo il vantaggio di un trattamento tempestivo, consente di evitare l'evoluzione in forme più gravi come l'asma bronchiale". 

A quale specialista bisogna rivolgersi per gli accertamenti allergici?
"All'allergologo o al pediatra di famiglia se, come nel mio caso, ha una specializzazione in ambito allergologico".

Secondo lei, quanto sono attenti e preparati i genitori di oggi ad affrontare i problemi di salute dei propri figli?
"Dipende molto dal contesto sociale presso cui agisce l'ambulatorio pediatrico di riferimento: nei quartieri popolari, i bambini risultano meno seguiti rispetto ai nuclei con un grado socioculturale più elevato. Purtuttavia, noto che le famiglie di oggi curano molto la salute dei propri figli, grazie anche alla partecipazione di tutto il contesto familiare (nonni, zii), pronto a far notare se qualcosa non va in caso di disattenzione dei genitori. Ma a giocare un ruolo importante sono gli organi d'informazione: Internet, televisione, quotidiani, riviste specializzate. La stampa ha un'influenza molto positiva, anche se bisogna fare attenzione ai casi in cui scatena preoccupanti polveroni".

Come dovrebbe agire la buona stampa ?
"Dovrebbe cercare di stimolare nel cittadino uno stile di vita salubre, evitando, al contempo, gli allarmismi in occasione di epidemie, come, purtroppo, è accaduto quest'inverno in occasione dell'influenza A/H1N1. Quel che sarebbe stato ‘sano’ fare è invitare i cittadini a rivolgersi con fiducia al proprio medico di famiglia per avere chiarimenti sul modo di affrontare la nuova epidemia".

Secondo lei, è sufficiente ciò che le istituzioni stanno facendo nell'ambito della prevenzione?
"Se parliamo di alcuni casi d’infezione, ad esempio quella del papilloma virus, le strutture pubbliche si sono mosse, nel rispetto di un condiviso concetto di prevenzione, disponendo per le adolescenti le vaccinazioni contro questo tipo di infezione. Comunque, in generale, l'Ente pubblico sta facendo molto per la prevenzione di malattie che, a volte, possono sembrare poco preoccupanti, ma che, nel tempo, potrebbero rappresentare un problema sociale".

In ambito pediatrico, cosa serve per rendere un migliore servizio al cittadino?
"Di non poca importanza sarebbe l'attivazione delle guardie mediche pediatriche che, nei giorni festivi e in quelli di non reperibilità del proprio pediatra di fiducia, farebbero da filtro, impedendo l'intasamento dei pronto soccorso".

Nell'ambito di un progetto di prevenzione, che ruolo potrebbe recitare la scuola?
"Sarebbe auspicabile la realizzazione di corsi di medicina scolastica, tenuti, più che dagli insegnanti, da medici che possono meglio indirizzare l'attenzione dei bambini verso la ricerca di uno stile di vita sano, anche attraverso l'ausilio di guide, consigli, informazioni. Personal-mente ritengo che questo tipo di formazione potrebbe anche arrivare alle stesse famiglie, con indubbi benefici per tutti. Il potenziamento della medicina scolastica, tra l'altro, potrebbe portare non pochi vantaggi allo Stato, in quanto aiuterebbe a prevenire diverse patologie la cui presenza è causa di costi notevoli".

progetto  e realizzazione edizioni associazione nell'attesa - © tutti i diritti riservati