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Stipsi: un problema nascosto che interessa molte persone
Romano: "E' importante capire se si tratta di un semplice disturbo 
o di una seria patologia"
di Giusy Egiziana Munda - giusymunda@nellattesa.it

Espressione del tipo: "evacuo raramente e, quando vado, ne faccio troppo poca", oppure: "le feci sono troppo dure e disidratate", o ancora: "ho lo stimolo ma non vado, o avverto dolore al solo tentativo di andare di corpo". Sono i racconti cui, sempre più spesso, i medici di base si imbattono. 
Ma per cercare di non confondere la stipsi patologica dall'impossibilità di essere regolari tutti i giorni (un fatto che può rientrare nell'assoluta normalità, considerando che le funzioni intestinali sono molto condizionate dallo stile di vita moderno dove lo scarso movimento e un'alimentazione disordinata e poco sana hanno un ruolo importante) abbiamo intervistato il dott. Vincenzo Romano, chirurgo generale e del colon retto, specialista in chirurgia generale e in chirurgia toracica e coordinatore della Unità di Chirurgia Generale e Colo-rettale presso la Casa di Cura Torina, che subito chiarisce: "Per molte persone la stitichezza o stipsi è un problema molto sentito, ma il non andare di corpo ogni giorno non significa necessariamente stitichezza. Una persona - prosegue - può andare in bagno due o tre volte al giorno senza avvertire disagio, un'altra solo una volta ogni due o tre giorni ad intervalli regolari senza alcun problema. La stipsi è un problema nascosto, in quanto sono sempre più le persone che lo affrontano attraverso una terapia autogestita e sempre meno quelle che ai primi sintomi, invece, si rivolgono al proprio medico di famiglia o al gastroenterologo. Questo perché la maggior parte della gente non sa che spesso dietro un sintomo apparentemente normale può nascondersi un problema risolvibile solo chirurgicamente, tanto che il ricorso ai lassativi può aggravare il problema". 

Ma cosa significa essere stitico?
"Non avvertire lo stimolo spontaneo della defecazione o essere costretti a fare grandi sforzi per defecare o evacuare feci dure a varie riprese in modo incompleto. Molto spesso la stitichezza si accompagna a dolori addominali".

Quali sono i soggetti maggiormente predisposti a soffrire di stitichezza?
"Per lo più, gli anziani ed il problema è legato alla loro ridotta capacità di movimento, alla scarsa idratazione dovuta all'insufficiente apporto idrico e all'insufficienza cardiaca che spesso si accompagna all'arrivo della tarda età. La stessa insufficienza, che sovente è causa di problemi cardiovascolari (come infarto, problemi neurologici, ictus), ha ripercussioni anche a livello intestinale dove l'insufficiente irrorazione dell'intestino diventa causa di stipsi".

I pazienti affetti da stipsi come affrontano il problema?
"Il problema della stipsi può essere rappresentato attraverso il grafico di una piramide alla cui base si trova una considerevole percentuale di pazienti che seguono una terapia autogestita attraverso farmaci da banco, prodotti erboristici (compro il lassativo, assumo le fibre, mangio i kiwi); il livello immediatamente superiore è occupato dai medici di base ai quali il paziente si rivolge quando da solo non riesce a risolvere il problema ; il terzo livello è quello dei gastroenterologi ai quali sono rimandati i pazienti dai propri medici di base. Al vertice di questa ideale piramide troviamo i chirurghi colonproctologi verso i quali non v'è alcun riferimento perché, purtroppo, né i medici di base né i farmacisti sanno che una parte del problema relativo alla stitichezza può essere risolto trattandolo chirurgicamente".

Cosa si può, dunque, fare?
"Diffondere una maggiore informazione tra i pazienti, ma anche tantissima tra i medici di base, che sono la prima figura professionale dopo il ricorso autogestito ai farmaci da banco. E' importante che i medici di base imparino a conoscere meglio il problema per riuscire a trattarlo bene immediatamente. Occorre una comunicazione più diretta ed efficace tra medico di base, gastroenterologo e chirurgo colon proctologo perché esiste una serie di stipsi causate da alcuni tipi di farmaci, come, per esempio, gli antidepressivi assunti da un sempre maggior numero di persone, che hanno un'azione depressiva anche sull'intestino (è il caso degli psicofarmaci, o dei farmaci per il trattamento di malattie come il Parkinson o l'Alzheimer, o la schizofrenia), in grado di provocare tra gli effetti collaterali la stipsi. 

La stipsi è dovuta solo ad inerzia colica?
"No, non va sottovalutata la cosiddetta Sindrome da ostruita defecazione ovverossia la Outlet Defecation Sindrome ( O.D.S.), molto più frequente di quanto effettivamente stimata e soprattutto importante in quanto di facile e definitiva soluzione chirurgica e dovuta al prolasso interno della mucosa del retto con conseguente formazione di una ernia della parete anteriore del retto verso la vagina che si chiama rettocele. Comporta come conseguenza: congestione emorroidaria, ano umido, aumento del tempo dedicato alla defecazione, prurito perianale, digitazione vaginale o rettale per facilitare la defecazione, rettorragia (sanguinamento rettale), dolore retto-perineale, sensazione di evacuazione incompleta, defecazione frammentata, necessità di evacuazioni ripetute, impossibilità ad espellere feci formate sino alla necessità di espellere solo feci liquide (clisteri e/o lassativi)".

In caso d’intervento quali sono i tempi di recupero del paziente?
"Pressoché immediati: nelle prime 24 ore è tenuto sotto controllo con un antidolorifico postoperatorio che successivamente sarà assunto solo al bisogno: dopo tre - quattro giorni di degenza ospedaliera potrà essere dimesso. Il giorno successivo all'intervento può andare in bagno regolarmente e senza l'aiuto di lassativi e riprendere a condurre una vita del tutto normale".

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