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Allergie ed intolleranze alimentari: come riconoscerle, trattarle e prevenirle? Risponde la specialista
di Giusy Egiziana Munda - giusymunda@nellattesa.it

Sono milioni gli italiani soggetti allergici: alcuni sottovalutano questa condizione perché i loro sintomi sono lievi e non incidono sulla vita quotidiana. Altri, purtroppo, sperimentano una condizione invalidante perché costretti a casa o impediti da riniti allergiche e crisi d'asma, da eczemi o dermatiti. Ma a quali esami sottoporsi per inquadrare il problema e a quale specialista rivolgersi per risolvere i problemi legati alle crisi allergiche? Lo abbiamo chiesto alla dott.ssa Caren Uasuf, specialista in allergologia ed immunologia del Centro plurispecialistico Pamafir. 
"Lo specialista indicato è l'allergologo ed immunologo clinico”, ci risponde subito. “Il medico di base - continua - in genere può avere il sospetto che un suo paziente sia allergico, ma ha bisogno del supporto dello specialista per emettere una diagnosi certa”.

Quali sono le allergie più diffuse?
“Quelle che passano dalle vie respiratorie”.

Come si effettua una diagnosi in questo caso?
“Sottoponendo il paziente al Prick test, una prova cutanea molto semplice che consiste nella somministrazione di gocce contenenti allergeni specifici ai quali il paziente può avere una reazione: con una piccola lancetta si tocca la goccia e si deposita sulla pelle del paziente per far scatenare (nell'arco di un tempo massimo di 15 minuti) una reazione epicutanea. Se il paziente ha una reazione positiva, sviluppa un ponfo pruriginoso con arrossamento simile a quello che lascia la puntura di una zanzara. Per ulteriori approfondimenti, è mia abitudine richiedere al paziente di eseguire gli esami del sangue per avere l'indicazione della IgE totale e specifica, che consente di conoscere il suo grado di predisposizione alle allergie. Il valore della IgE specifica è fondamentale laddove un paziente presenta una certa positività ad un allergene per la quale il prick test, invece, dà esito negativo. In questo caso, dunque, richiediamo al paziente di sottoporsi all'esame dell'immunoglobulina per vedere come funziona il sistema immunitario, e della IgE specifica riguardo l'allergene verso il quale abbiamo maggiore sospetto. Questi gli esami più comuni, ma ve ne sono di più specifici, nel caso, per esempio, di pazienti con reazioni allergiche a livello cutaneo, come le dermatiti da contatto, si esegue il pack test; nel caso, invece, di un'allergia alimentare si esegue una prova di scatenamento: il prick by prick". 

Quali esami si eseguono presso il Centro Pamafir?
"Tutti. Eseguiamo prick test e, attraverso il supporto del laboratorio biochimico convenzionato, possiamo richiedere l'indicazione della IgE totale e specifica e il dosaggio dell'immunoglobulina. Tra breve, l'acquisizione di una nuova strumentazione cui la struttura sta provvedendo, ci permetterà di eseguire la misurazione di livelli molecolari".

Quali allergie preoccupano maggiormente i pazienti?
"Quelle derivate dagli alimenti".

Le intolleranze alimentari sono classificabili tra le allergie?
"No, il meccanismo immunologico è diverso. Nell'ambito delle allergie la causa scatenante è la proteina IgE. Nel caso, invece, delle intolleranze alimentari non c'è questa proteina che si lega alle cellule del sistema immunologico, ma l'alimento si lega direttamente alle cellule e scatena la liberazione di alcuni mediatori, in particolare l'istamina , producendo il sintomo".

Quali sono le caratteristiche cliniche di un paziente allergico e di un intollerante?
"I due soggetti possono avere analoga sintomatologia (come diarrea, crampi o orticaria acuta), ma varia il meccanismo immunologico che, nel caso dell'allergia, è dato dall'igE mediato, ma non nel caso dell'intolleranza. A differenza di un paziente intollerante che manifesta una reazione ad un alimento alla prima assunzione, il paziente allergico la manifesta solo quando si affermerà la sensibilità a quel dato alimento che, magari sino a quel momento, ha assunto senza alcun problema. Stessa cosa può verificarsi di fronte all'assunzione dei farmaci: un paziente allergico alla penicillina o all'amoxicillina può accusare delle reazioni alla terza assunzione e non subito, come invece accade ad un intollerante".

Esistono dei rimedi per attenuare le reazioni allergiche?
"Sì, nel caso di un'infiammazione all'epitelio nasale dovuta a rinite allergica, il paziente, assumendo dei derivati cortisonici, potrà ridurre l'infiammazione. I farmaci più comuni, commercializzati sotto forma di spray nasali, sono composti da molecole di fluticasone (principio attivo derivato dal cortisone, prescritto come trattamento per l'asma e la rinite allergica, ndr), fluticasone di fluoruro, che consentono una terapia di mantenimento. Pertanto, vanno assunti costantemente per il periodo in cui la sintomatologia è più intensa. In genere, il paziente che si rivolge allo specialista è quello che, pur avendo avvertito una certa reazione allergica da anni, ad un certo punto, si trova a vivere un'alterazione della qualità di vita a causa della reazione: può essere il caso di un professionista che non riesce a lavorare per via di continui sternuti, broncospasmo, o naso che cola. Oltre agli spray nasali, sono disponibili gli antistaminici con la funzione di blocco della liberazione dell'istamina. Ritengo che, per il trattamento di un paziente allergico, sia importante, oltre all'intervento farmacologico, l'educazione del paziente che deve capire il tipo di patologia che ha - se cronica o non - in modo da stabilire la terapia più adeguata. Importante è anche svolgere un'attività sportiva".

E a proposito del vaccino? 
"L'immunoterapia, oggi, è riconosciuta come l'unica terapia che modifica la storia naturale della malattia. Ossia, se un paziente ha una rinite allergica, con il vaccino si tende ad evitare lo sviluppo delle conseguenze (come l'asma bronchiale), impedendo l'evoluzione verso una sintomatologia più severa. Per esempio, in un soggetto allergico alle graminacee, si somministra un dosaggio infimo di tale sostanza per stimolare il suo sistema immunitario, che può così riconoscerlo come normale e non avere la reazione. I vaccini di cui oggi disponiamo presuppongono una lunga terapia con somministrazioni da ripetere per tre anni".

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