"Non basta un'operazione chirurgica per liberarsi del peso corporeo in eccesso, a meno che l'obesità non metta a rischio la propria esistenza, non bisogna mai farsi operare". Con quest’amara considerazionae Sabina Ricca cerca di far comprendere alle persone obese che i propri problemi non sempre possono essere risolti sottoponendosi ad un intervento chirurgico. La signora Ricca ci racconta la sua drammatica storia, iniziata vent'anni fa quando, operatasi di diversione bilio pancreatica per risolvere il suo problema di obesità, diede inconsapevolmente il via al suo calvario. La sua testimonianza è raccolta nel libro “Il peso di essere stata pesante”, che ha scritto e presentato di recente a Palazzo dei Normanni. Un libro che ripercorre il disagio di una donna obesa, dall'infanzia all'età adulta; nel volume i problemi e le insicurezze che l’hanno trascinata, ragazza, verso la sala operatoria quale porta d'ingresso ad una vita normale. E’ il racconto della sofferenza dell'autrice che si trova ora a vivere in un corpo magro, ma non sano.
"Ero una donna obesa e, sin da piccola, questa era la mia condizione. Non esistono parole per spiegare la situazione psicologica nella quale vivevo sin da piccola. Dimagrire era un mio bisogno primario: solo la magrezza sarebbe servita a farmi star bene, bene con me stessa prima che con gli altri. A nulla servivano i consigli dei medici che cercavano di farmi comprendere che sarebbe stato meglio prendermi cura di me in maniera diversa: facendo sport e seguendo un regime alimentare sacrificato, ma corretto. Ci sarebbe voluto del tempo, molto tempo ed io di tempo non ne volevo perdere più. Volevo essere magra e subito. La diversione biliopancreatica prometteva questo: tutto e subito!”
Una decisione rivelatasi assolutamente sbagliata: inizia un lungo calvario di operazioni per cercare di fronteggiare le terribili conseguenze di un intervento chirurgico così drammaticamente invasivo. "L'intervento di diversione biliopancreatica non è una soluzione. E’ una demolizione del corpo e dello spirito, si resta fiaccati per sempre, se si ha la fortuna di sopravvivere. Vivo quotidianamente con tremendi dolori allo stomaco e all'intestino e in uno stato di stanchezza perenne. Trascorro le mie mattine per lo più in bagno, che sembra essere diventato il mio regno".
Se potesse tornare indietro, le chiediamo, rifarebbe la stessa scelta? "L'unico modo per curare l'obesità è legato allo stile di vita, ad un'alimentazione regolamentata (è preferibile non parlare di dieta a chi ha problemi di sovrappeso, perché è un termine che crea un rifiuto per il timore di doversi sottoporre a troppe rinunce) e ad un'attività fisica non massacrante, ma costante. L’ho capito solo attraverso la mia sofferenza".
Una donna che ha avuto il coraggio di riconoscere i propri errori e che oggi offre alla riflessione delle tante persone nella sua condizione la sua testimonianza fatta di sofferenza, ma, anche, di scelte importanti come quella di dare alla luce una vita mettendo a repentaglio la sua, troppo debole e provata.
"Ho voglia di divorare i momenti sereni, ormai pochi, delle mie giornate. Quei momenti in cui sento meno il mio costante malessere e quelli in cui non sono costretta a lunghe permanenze in bagno. Questo è ciò che la mia nuova condizione mi porta ad apprezzare della nuova vita di magra solo nel corpo, ma che nella testa resta un'obesa".
E, in tanta sofferenza, una luce: le sue figlie e il marito che l’assistono con amore, comprensione e dedizione.
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